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AQUILEIA (Ud). Primi risultati campagna 2010 al porto.

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Si è conclusa venerdì 25 giugno la prima campagna operativa sul campo avviata il 24 maggio di quest’anno dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia e dall’Università Cà Foscari di Venezia, nell’ambito di un progetto di ricerca congiunto focalizzato sullo studio della parte orientale di Aquileia.
Il progetto, realizzato sotto la co-direzione scientifica del dott. Luigi Fozzati, Soprintendente per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia e della prof.ssa Daniela Cottica, docente di Archeologia delle Province Romane presso l’Università Cà Foscari, prevede, accanto al recupero di dati pregressi, anche l’indagine archeologica stratigrafica sistematica di un’area di proprietà demaniale adiacente alla sponda orientale del fiume, in corrispondenza con l’asse costituito dal foro e dal porto fluviale.
Le indagini archeologiche sino ad ora effettuate dagli archeologi dell’Università in quest’area, procedendo a ritroso nel tempo, hanno mirato, quindi, proprio a restituire, un esempio di sequenza stratigrafica completa per questo settore della città.
L’area di scavo, che fronteggia il porto romano, doveva costituire la vasta zona perifluviale, a vocazione artigianale, direttamente collegata con la via d’acqua per il carico e lo scarico delle merci.
Si tratta di un settore oggetto di indagini effettuate a partire dalla fine del 1800 e proseguite con gli scavi dell’archeologo Giovanni Brusin lungo la sponda orientale del fiume Natissa. Ulteriori interventi sono stati eseguiti successivamente e fino ai giorni nostri nell’ambito delle attività di scavo controllate dalla Soprintendenza. Tuttavia manca ancora uno studio sistematico sia della documentazione d’archivio che di quella più recente.
Durante la campagna di scavo appena conclusa, si sono già messe in evidenza le fasi tardo antiche e tardo romane di uso e sistemazione di una porzione del settore oggetto di studio, intercettando potenti e complessi lavori di imbonimento, funzionali alla messa in opera di alcune strutture in corso di scavo, fra le quali si segnala una fornace/calcara, posta in prossimità di quello che doveva essere l’antico corso del fiume Natissa.
La calcara, la cui ultima fase d’uso risale al V sec d.C., è giunta fino a noi in un’eccezionale stato di conservazione: infatti al suo interno sono stati rinvenuti successivi depositi di combustibile carbonizzato, strati di calce viva già pronta per l’uso e blocchi di calcare,  a volte ancora recanti traccia della decorazione originaria, pronti per essere sottoposti al processo di calcinazione. La struttura, verosimilmente non isolata, doveva essere funzionale al riciclaggio di materiale edilizio pertinente proveniente da edifici (anche di pregio) in corso di demolizione, e ci offre oggi una concreta e viva testimonianza delle fasi finali di Aquileia romana.
Il prossimo obiettivo dell’Università Cà Foscari sarà quello di approfondire ulteriormente gli scavi effettuati per capire come era sistemata la sponda e, di conseguenza, il quartiere a vocazione commerciale.
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