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APOLLONIA, la Pompei d’Albania.

L’Albania, lo sappiamo, nasconde molti incredibili tesori d’arte, di archeologia, di storia che appartiene anche a noi perchè parte integrante della storia del Mediterraneo.
Tutto il Paese è ricco di città millenarie, come Apollonia, dove personaggi come Silla e Cesare, Augusto e Cicerone amavano sostare. E’ proprio di Cicerone, preso dalla bellezza del sito, la definizione di ‘Urbs magna et gravis’.
Lo storico-geografo Pausania ci dice che la città fu fondata dal dio Apollo. E’ una bella leggenda che lega la nostra Apollonia alle tante altre sparse sui territori ellenofoni, da Apollonia sul Ponto Eusino ad Apollonia d’Epiro e testimonia l’importanza della città cui si attribuisce un tanto magnifico ‘padre’. Molto più probabilmente, come afferma il geografo Strabone, la città fu fondata agli inizi del VI sec. a. C. da coloni provenienti da Corinto e dall’isola di Corcira. Il sito era davvero invitante e adattissimo ad un felice insediamento: distava dal mare solo 12 kilometri facilmente percorribili dalle navi da carico attraverso un vicino fiume navigabile, l’Aoos.
Non senza ragione, dunque, Strabone fa nascere da qui la leggendaria Via Egnatia, una delle grandi vie romane, che attraversava tutta l’Illiria verso le province d’Oriente per portare merci, mercanti, uomini d’affari, soldati, ma anche uomini di cultura e potenti d’ogni genere.
Si comprende, dunque, perchè qui nacque un’importantissima scuola di retorica e filosofia, una specie di grande università dove arrivarono ‘studenti’ del calibro di Ottaviano, il futuro primo imperatore di Roma, ed il suo amico (e futuro genero) Marco Vipsanio Agrippa al quale si deve il Pantheon a Roma, ma anche la Via Egnatia in Puglia.
Questa premessa per dire che le ultime vicende delle terre che si affacciano sul Mediterraneo Orientale ci debbono richiamare ad una maggiore umiltà intellettuale: lo dico con rispetto, ma dico che l’Albania è proprio terra da ‘scoprire’, il che potrebbe apparire per un verso offensivo, per un verso sorprendente e superfluo per una terra di cultura plurimillenaria. In realtà, com’è ovvio, mi riferisco a noi, perchè siamo noi che dobbiamo reimparare a guardare con gli occhi della meraviglia (da cui nasce il sapere, secondo Platone) queste città ricche di monumenti e segni che fanno parte della nostra ‘humus’ culturale.
Ciò che resta dell’antica Apollonia è davvero magnifico al punto che la si paragona a Pompei, anche per la ricchezza di monumenti ‘leggibili’. A partire dalle mura fatte di grandi blocchi sovrapposti e incastrati ad arte dalle cui stratificazioni si possono leggere le tecniche costruttive che segnalano i periodi delle lunga storia.
Al centro di tutto la grande agora, cuore pulsante delle antiche città dove si facevano incontri, si combinavano affari, si costruivano alleanze: oggi resta una parte del tempio dedicato ad Apollo, poco lontano dall’Arco di trionfo, dalla Stoà (il portico coperto), dalla Biblioteca, il Tempio di Diana.
A testimonianza della ricchezza della città nel corso dei secoli, abbiamo grandi, eleganti mosaici con scene mitologiche, ma anche, elegantissimi, con disegni geometrici.
La città, però, non si ferma con la caduta dell’Impero romano e allora ecco chiese, monasteri, come quello dedicato alla Vergine, del XII-XIV secolo dove, come dappertutto nel Mediterraneo, furono riutilizzati pezzi di colonne, pietre, capitelli antichi.
Molte statue e testimonianze da Apollonia sono oggi nel ricco Museo Nazionale di Tirana.
 


Fonte: Il Denaro 01/08/2008
Autore: Jolanda Capriglione
Cronologia: Arch. Romana

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