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APANI (Br). Ricerche archeologiche nel territorio della Riserva Naturale dello Stato e Area Marina Protetta di Torre Guaceto.

Il 30 giugno 2008 ha preso il via la prima campagna di indagini archeologiche degli Scogli di Apani nel territorio della Riserva Naturale dello Stato e Area Marina Protetta di Torre Guaceto: i lavori, condotti dal Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento (direzione scientifica prof. Riccardo Guglielmino, docente di Archeologia e Antichità Egee, e coordinamento tecnico-scientifico dott. Teodoro Scarano, dottorando della Scuola Superiore ISUFI) in collaborazione con la Direzione del Consorzio di Gestione della Riserva di Torre Guaceto, su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali ed in accordo con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia (funzionario incaricato dott.ssa Angela Cinquepalmi), e con il supporto dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Carovigno, avranno termine il 2 agosto 2008.
Questo intervento dà seguito al programma di ricerche storico-archeologiche e topografiche (terrestri e subacquee) che il Dipartimento di Beni Culturali ha avviato da due anni circa nella Riserva di Torre Guaceto (prospezioni e rilievi archeologici terrestri e subacquei condotti dalla prof.ssa Rita Auriemma, docente di Archeologia Subacquea, e dal dott. Teodoro Scarano) nel contesto di un più ampio progetto di archeologia del paesaggio costiero degli antichi porti e approdi del Salento adriatico diretto dal prof. Cosimo Pagliara, docente di Antichità Greche.
Gli Scogli di Apani, posti 2,5 km circa a Sud del promontorio di Torre Guaceto e a 400m circa dalla costa, hanno un’estensione complessiva inferiore ai 2 ettari e fanno parte delle aree di riserva integrale (Zona A) della Riserva di Torre Guaceto; le prospezioni condotte sugli stessi isolotti hanno confermato le segnalazioni relative alla presenza di depositi antropici di epoca protostorica e suggerito la necessità di avviare indagini archeologiche utili alla valutazione della consistenza e della qualità degli stessi depositi, specie nelle aree sottoposte all’azione erosiva degli agenti meteo-marini. Gli studi di carattere paleoambientale appena intrapresi, inoltre, indicano per questo periodo un livello del mare 3-4 m inferiore rispetto a quello attuale, condizione che suggerirebbe una ricostruzione in base alla quale gli Scogli di Apani sarebbero stati l’estremità di un promontorio.

Lo scavo in corso sul maggiore degli Scogli di Apani in due differenti aree aventi un’estensione complessiva 60 mq circa, ha sino ad ora permesso di accertare, al di sotto di esigui livelli di frequentazione tardo-imperiale romana, la presenza di strutture e materiali riferibili ad un villaggio databile ad una fase avanzata del Bronzo Medio (metà del II millennio a.C.).

Espliciti sono risultati sin qui, infatti, i dati riferibili alla presenza di strutture di abitato (capanne) i cui spazi interni sono evidenziati dalla presenza di abbondanti resti di intonaco delle pareti e da numerosi contenitori ceramici ad impasto frammentati sui piani pavimentali.
È stato inoltre possibile sino a questo momento riconoscere indizi di una organizzazione complessa dello spazio esterno alle strutture di abitato con possibili percorsi ad acciottolato posti presso il fronte interno di quanto resta di una struttura muraria in pietrame a secco costruita presumibilmente a difesa dell’abitato dal lato di terra. Tali capanne, al cui interno si rinvengono anche manufatti in argilla, osso, selce e pietre dure (locali e non), sono state distrutte da un incendio i cui effetti sono evidenziati dalla stessa cottura dell’intonaco delle pareti (all’origine di argilla cruda), dalla presenza di elementi vegetali carbonizzati e dalla ricottura e deformazione di alcuni contenitori ceramici.
I dati sin qui raccolti, seppur preliminari e suscettibili di integrazioni e precisazioni, indicano chiaramente l’importanza delle testimonianze archeologiche presenti sugli Scogli di Apani nel quadro degli studi relativi alle dinamiche di popolamento della fascia costiera adriatica della Puglia centro-meridionale nel II millennio a.C., specie in considerazione della presenza di un altrettanto importante insediamento dell’Età del Bronzo poco più a Nord, sul promontorio di Torre Guaceto, all’interno dell’omonima Riserva.

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