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VENEZIA: San Giacomo in Paludo e gli insediamenti monastici in laguna.

Responsabili: Dott. Carlo Beltrame, Dott. Fulvio Baudo, Dott. Diego Calaon;
Collaboratori: Luca Battistello, Dott. Sylvia Smith, Dott. Sara Stefanelli.

Nell’ambito del progetto di riqualificazione e di recupero delle isole della laguna veneta, su commissione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Magistrato alle Acque di Venezia – concessionario Consorzio Venezia Nuova, ha avuto inizio a febbraio 2002 la prima fase di indagine archeologica dell’isola di S. Giacomo in Paludo.

Il sito, conosciuto dalle fonti a partire dal XII secolo prima come Ospizio per i pellegrini che si recavano in terra santa e poi come monastero femminile, negli ultimi due secoli è stato utilizzato come polveriera nell’800 e poi come base militare dell’esercito italiano, fino al suo abbandono che lo ha portato all’attuale stato di degrado.

I primi interventi si sono concentrati su due aree in particolare:

IL MURO DI CINTA DEI LATI SUD E OVEST DELL’ISOLA
In relazione ai lavori di consolidamento, di ristrutturazione e di difesa dalle maree promossi dal Consorzio Venezia Nuova (per informazioni vedere il sito internet www.salve.it) è stato eseguito uno studio stratigrafico del muro di cinta e degli edifici militari dell’angolo sud-occidentale dell’isola, in maniera tale da fornire uno strumento di conoscenza utile a prendere decisioni operative nella successiva fase di restauro. Questa analisi è stata compiuta nello specifico tramite la realizzazione di un fotopiano ortoraddrizzato sul quale sono state individuate le diverse unità stratigrafiche murarie, con relativa compilazione di schede USM e individuazione della cronologia relativa delle diverse fasi costruttive. I risultati, in corso di elaborazione, sembrano comunque indicare una fase principale relativa al XX secolo su una pre-esistenza forse di epoca austriaca (XIX secolo). Lo studio su questa parte dell’isola continuerà con la verifica dei rapporti stratigrafici del muro stesso con gli eventuali depositi sottostanti, che sarà possibile studiare durante i lavori di scavo delle fondazioni, necessari per il restauro della struttura.

L’AREA DEL MONASTERO NELL’ANGOLO NORD-EST DELL’ISOLA
L’angolo nord est dell’isola vede la presenza dei resti murari affioranti di ciò che costituiva con certezza il monastero. Gran parte di queste strutture in condizioni di marea normale è sommersa. E’ sempre sommersa invece una struttura muraria con andamento a “L” che si riscontra a oriente dell’isola e che sembra avere relazione con le strutture murarie visibili.
La situazione dell’area è abbastanza problematica per diversi aspetti: le già citate maree che periodicamente, e a volte quasi costantemente impediscono una lettura agevole delle strutture, la presenza di un edificio abbastanza recente ora in rovina nell’area settentrionale che copre le creste dei muri, nonché numerosi e consistenti (fino a 3 metri) riporti di materiale riferibili al XIX secolo di cui non è facile e forse neppure opportuna la rimozione.
Ciò nonostante la prima fase di studio in quest’area si è concentrata nel rilievo e nella caratterizzazione delle strutture esistenti e nel loro studio stratigrafico con relativa documentazione, che ha permesso così di avere un quadro preciso della serie di ambienti, opere di canalizzazione e pavimentazioni (alcune in cocciopesto, altre in “altinelle” disposte a spinapesce) che costituiscono il complesso.
Contemporaneamente a questa importante attività di rilievo e documentazione dell’esistente, è stata aperta anche un’area di scavo di circa 140 metri quadri all’interno della quale si sono identificate due trincee artificiali, una con probabile funzione di canaletta di scolo e una invece di drenaggio. E’ stata messa in luce anche una pavimentazione in “altinelle” da ricondurre a probabile corridoio di collegamento fra l’area del monastero e quella della chiesa, oggetto della seconda campagna di indagine.
Nel corso di quest’ultima è stata portata alla luce appunto una parte della chiesa di XVI secolo ad uso dei frati che subentrarono alle monache nell’insediamento sull’isola. Si tratta di un edificio ad aula unica con abside inscritta. Lo scavo ha permesso di individuare tre diversi livelli pavimentali dovuti ad una serie di interventi di rialzo per contrastare l’aumento del livello medio del mare e una tomba situata al centro dell’aula, svuotata al momento dell’abbandono e della rasatura della chiesa ad opera dei militari austriaci nel XIX secolo. L’attività archeologica ha inoltre interessato un edificio situato posteriormente all’abside, interpretabile secondo la cartografia storica come “casa dell’ortolano”.
Nel 2003 si sono svolte altre due distinte campagne. La prima ha approfondito lo studio dell’area della chiesa, portandone alla luce le fosse di fondazione, e ha rivelato una probabile area cimiteriale che finora ha restituito due inumati in buono stato di conservazione. Sono stati aperti inoltre due saggi: il primo, di 4 x 4 metri, è ubicato in un area adibita ad orto in epoca post-medievale, ma ha portato alla luce una pavimentazione in cocciopesto di epoca anteriore, la cui relazione con eventuali strutture è ancora da indagare. Il secondo saggio di 3 x 4 metri ha interessato un’area in cui i lavori di scavo per la posa delle fondazioni del muro perimetrale avevano portato alla luce un setto murario che per tecnica costruttiva sembrava poter risalire alle prime fasi insediative dell’isola (XIII secolo). Lo scavo ha in effetti portato alla luce un interessante contesto relativo allo spianamento di una discarica di rifiuti databile grazie al materiale in esso contenuto alla fine del XIII, inizio del XIV secolo. Questo contesto è attualmente in corso di studio.
L’ultima campagna finora svolta ha interessato una struttura identificata in base alle fonti come “cavana dell’ortolano”, ovvero un ambiente destinato al ricovero e rimessaggio delle imbarcazioni, di probabile costruzione nel XIV secolo, con interventi strutturali importanti che l’hanno interessata nel XVI e che risulta già abbandonata e in rovina nel XVIII. Anche quest’area è attualmente in fase di elaborazione dei dati e studio. L’attività di scavo di questa struttura è stata svolta su commissione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Magistrato alle Acque di Venezia – concessionario Consorzio Venezia Nuova.

Bibliografia:

S. GELICHI (a cura di), Archeologia e monasteri nella laguna veneziana: San Giacomo in Paludo, in R. Fiorillo – P. Peduto (a cura di), III Congresso Nazionale di Archeologia Medievale, Salerno 2003, pp. 243-270

Iniziative collaterali:

Tesi di laurea:
Nell’ambito del progetto archeologico di studio dell’isola di San Giacomo in Paludo sono state assegnate alcune tesi di laurea, fra le quali:
Discusse
Dott.ssa Sylvia Smith (Laurea specialistica)Ceramica post-medievale da San Giacomo in Paludo (VE).
In fase di elaborazione
Studente: Luca BattistelloLa “filosofia GIS” e lo scavo archeologico. Un esempio di applicazione: l’isola di San Giacomo in Paludo a Venezia .

Autore: Mary Falco
Cronologia: Arch. Medievale

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