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SPOLETO. Longobardi a Spoleto: si apre oggi un nuovo museo nella rocca Albornoz.

Vi sono monumenti che meritano da soli la visita a una città: uno di questi è la Rocca Albornoziana di Spoleto, di cui si è completato il restauro e che ospita ora il Museo Nazionale del Ducato di Spoleto.
L´edificio venne fatto costruire dal cardinale Egidio Albornoz, che incaricò nel 1362 Matteo Guattacapponi – il Gattapone – di sovrintendere ai lavori. La costruzione ha avuto una funzione militare ma anche di residenza per i rettori del Ducato e per i governatori della città. Il suo declino ebbe inizio durante il ´700, quando andò trasformandosi progressivamente in un carcere. Un uso – divenuto nel frattempo esclusivo – che venne confermato dopo l´Unità d´Italia nonostante il parere contrario della Commissione permanente di Belle Arti e l´azione intrapresa da Giuseppe Sordini, Regio Ispettore dei Monumenti, per arrestare il degrado della Rocca recuperandola ad un uso pubblico.
Nel 1913 propose di allestirvi un museo umbro-sabino. Le sue idee sono state raccolte solo nel 1984: a trasferimento avvenuto del carcere, la Rocca venne consegnata al Ministero per i Beni Culturali. Da allora ha preso avvio una lunga stagione di restauri che ha restituito all´edificio il suo pieno valore monumentale. Contemporaneamente sono andati avanti i progetti per la sua valorizzazione, elaborati da una commissione presieduta da Bruno Toscano, e culminati adesso nell´apertura del Museo, per il quale si sono molto impegnati Vittoria Garibaldi, Francesca Cristoferi e Bernardino Sperandio.
Il museo narra le vicende del territorio spoletino dalla fine dell´età romana sino all´epoca della costruzione della Rocca.
Il percorso si snoda lungo 15 sale, su due piani attorno al Cortile d´Onore per 900 mq di superficie espositiva. Le opere esposte spaziano dal reperto archeologico alla scultura, dagli affreschi alla pittura su tavola. Alcune di esse vanno ricordate, come i sarcofagi di sant´Isacco e del beato Gregorio (sala 4), i corredi funerari dalla necropoli longobarda rinvenuta a Nocera Umbra (sala 5), gli affreschi dalla chiesa di san Giovanni e Paolo e il sarcofago con il martirio di san Biagio (sala 9). Ma durante la visita occorre ricordarsi – più che mai – un motto di Gustave Flaubert: «Ce ne sont pas les perles qui font le collier, c´est le fil» (Non sono le perle che fanno la collana, ma il filo).


Fonte: La Repubblica 04/08/2007

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