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SARNO: NUOVI RITROVAMENTI ARCHEOLOGICI VICINO ALLA TOMBA DEL “GUERRIERO SANNITA”

Prima di togliere la lastra che copriva il sarcofago, gli studiosi della Soprintendenza archeologica di Salerno già sapevano che la scoperta sarebbe stata eccezionale. La posizione della tomba, la tipologia costruttiva e persino il materiale di cui erano fatti i lastroni del contenitore, hanno fatto subito pensare a un nuovo ritrovamento di tomba dipinta.
E, così è stato. A poco più di due metri di distanza dalla sepoltura del «Guerriero sannita», il sarcofago con scene animate riguardanti un corteo in onore di un capotribù «campano», scoperta circa un mese fa in località «Galitta del Capitano», a Sarno, le indagini sistematiche sull’area hanno permesso d’intercettare una nuova tomba dipinta con scene sacrali.
Questa volta, però, la sepoltura, stimata risalente alla seconda metà del IV secolo a.C. (quindi dello stesso periodo di quella vicina) ospitava lo scheletro di una donna.
«Una signora – spiega Laura Rota, l’archeologa della Soprintendenza di Salerno che è responsabile dell’area indagata – sicuramente di rango elevato all’interno del contesto sociale del villaggio di cui faceva parte, ma nulla di più».
Il dato è evidenziato anche dallo studio dei materiali ritrovati nella sepoltura: solo quattro «fibule». Quello che però risulta di sicuro interesse è la lettura della scena sacrale dipinta sulle lastre del sarcofago: un contenitore realizzato accostando elementi di tufo grigio, sui lati brevi e lunghi, e un coperchio in tufo giallo, per quello che riguarda la lastra di copertura.
Dipinta su una base di calce bianca, c’è una scena che mostra una processione in cui si distinguono tre giovani e una donna che vanno verso una figura femminile, raffigurata sulla lastra breve alla «testa» della tomba. È lei, quella donna, dipinta con una tunica corta su una veste lunga, l’elemento predominante dell’intera scena. Nella mano, tesa verso il gruppo, uno «skiphos», un vaso usato nelle cerimonie sacrificali. Nell’altro lato lungo, tre ghirlande realizzate con elementi vegetali e una benda. Infine sull’ultima lastra corta, l’immagine di una vaso di colore giallo. Interessante, quest’ultimo dato, per il colore utilizzato e che secondo gli archeologi starebbe a rappresentare il materiale di cui era fatto il contenitore.
Sul sarcofago, che si presenta in non eccellenti condizioni, adesso stanno intervenendo gli specialisti del restauro i quali fisseranno i colori e la base su cui poggiano le pitture.
Successivamente, le lastre saranno ingabbiate e spostate dall’area della scoperta – che secondo gli addetti ai lavori sarebbe già entrata nel mirino dei tombaroli – per essere depositate nel Palazzo Capua, a Sarno, in attesa di essere definitivamente restaurate ed esposte nel realizzando Museo archeologico.
La nuova scoperta, apre tutta una serie di interrogativi scientifici sull’area della vasca della Bonifica di «Muro rotto»: perché fu scelta quella zona, 2400 anni fa, per realizzare sepolture cosi riccamente illustrate e tanto differenti dalle altre del territorio circostante?
Era un’area ritenuta sacra a causa della vicinanza alle sorgenti del fiume Sarno e per la possibilità di controllo della valle offerta dalla posizione del terreno?
Tutte domande a cui gli studiosi del territorio, in particolare, e dell’archeologia, più in generale, dovranno rispondere. Anche considerando che con il rinvenimento del sarcofago della «signora», le tombe dipinte sono diventate ben quattro e che le scoperte non sono certamente terminate.
Fonte: Il Tirreno
Autore: Carlo Avvisati
Cronologia: Arch. Italica

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