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SARDEGNA. Nelle fertili terre della Trexenta tra sardi e fenici.

Questo itinerario circolare richiede passo e calzari diversi rispetto ai precedenti. Alla scoperta delle tracce dei Fenici, o meglio dei punico-cartaginesi, che si addentrarono nell’entroterra, abbandonando il mare, il turista è invitato a “esplorare” questa bella regione interna.
Da Cagliari verso nord, esse sono veramente tante e importantissime. Lo scenario è quello delle fertili campagne della Trexenta, uno dei distretti agrari più ricchi dell’Isola e la peculiarità culturale è l’incontro, non solo geografico, tra cultura sarda e cultura fenicio-punica.
Il territorio, collinare, è fortemente umanizzato, con un’alta concentrazione in pochi borghi e conserva tuttora i segni dell’antica organizzazione comunitaria delle attività agricole legate alla cerealicoltura estensiva e alla pastorizia brada. Chi percorre queste belle terre può ammirare le tipiche strutture abitative, con loggiato e cortile accessibile attraverso un vasto portale ad arco.

1° giorno Cagliari – Pimentel – Senorbì Monte Luna (45 km).
Il territorio fu abitato già in periodo protostorico e di ciò si ha testimonianza appena giunti a Pimentél partendo da Cagliari, nelle cui vicinanze si possono visitare due aree archeologiche contigue alla quali si accede all’inizio della nuova strada per Guasila. L’area nel complesso si presenta ben tenuta, con cartelli indicatori. Accedendovi, per sentieri sterrati ma agibili, si compie un salto temporale di alcuni millenni, si “sprofonda” nel neolitico!
Il primo sito è la necropoli di Corongiu (attribuita al neolitico medio tra 4600 e 3300 a. C.), costituita da domus de janas  scavate nella pietra calcarea. Tra queste va cercata la tomba a pozzo verticale con anti-cella e cella con decorazioni a rilievo sopra e ai lati dell’ingresso; il disegno presenta una parte verticale sopra la quale ci sono due spirali laterali: si ipotizza  possa rappresentare la “dea degli occhi” un’ aspetto della dea Madre neolitica che proteggeva i defunti. Siamo ai primordi della religiosità isolana legati al culto della madre Terra. La vicina necropoli di S’Acqua salida, risalente alla medesima età, è costituita da tombe ipogee, davanti o sopra le quali ci sono resti di focolari rituali e coppelle (piccoli buchi nella roccia, destinati alle offerte). Alcune sono caratterizzate da colonne, pilastri, vasche, nicchie, coppelle e tracce di pittura. Nella parete di una cella interna di una tomba è scolpito e dipinto il simbolo della divinità maschile: il Toro; si vedono due protomi taurine a “T” dipinte in ocra scura, racchiuse in un rettangolo. Consigliamo una lunga sosta in questa area archeologica, lontana dai flussi turistici e ricchissima di suggestioni che derivano dal cuore profondo della Sardegna.
Proseguendo a nord si giunge a Senorbì, centro tra i più importanti della Trexenta; nei pressi vi è la necropoli punica e romana di Monte Luna. Una visita accurata a questo sito è molto consigliabile soprattutto per chi viaggi con bambini: essa è infatti inserita in un Parco Archeologico dotato di strutture ricettive e supporti didattici, che offrono la possibilità di vedere l’interno delle sepolture tramite telecamere a circuito chiuso.
I reperti ritrovati nell’area sono esposti nel Museo archeologico Sa Domu Nosta, ove si possono ammirare  esemplari punici (ceramiche, monete, gioielli, rasoi in bronzo) e romani, ma anche reperti di età precedenti a dimostrazione che l’insediamento cartaginese si era andato a sovrapporre a centri più antichi.
Alla periferia di Senorbì si trova la chiesa di San Nicolò, chiamata popolarmente di Santa Mariedda, che presente due fasi costruttive, una romanico-pisana risalente al XIV secolo e una gotico-catalana risalente al XVII secolo.

2° giorno Senorbì – Giara di Gesturi (35 km).
A nord di Senorbì merita almeno alcune ore di sosta il complesso nuragico di Barumini, di notevolissimo interesse archeologico e naturalistico inserito in un ambiente di straordinario fascino, dominato dalla Giara di Gesturi, altopiano caratterizzato dalle ampie distese di macchia mediterranea e dalle sugherete dove vivono “i cavallini”, gli unici cavalli veramente selvaggi d’Europa. Il complesso “Su Nuraxi” è stato dichiarato dall’UNESCO “patrimonio dell’umanità”. Dell’imponente fortezza nuragica, che conobbe due fasi di insediamento (XV sec. e XI-X sec. a. C.), non ci si deve lasciare sfuggire la “sala del consiglio”, così detta per i sedili e le nicchie che ne hanno fatto ipotizzare un utilizzo come luogo di riunione. La visita a Su Nuraxi si completa con la mostra multimediale situata nell’ex Convento dei Cappuccini nella quale, attraverso sportelli multimediali interattivi, postazioni audiovisive e pannelli cartacei, il nuraghe viene analizzato nelle sue singole parti lungo le varie fasi cronologiche.
A circa 20 Km da Senorbì consigliamo di visitare nel territorio del Comune di Goni la notevolissima necropoli preistorica di Pranu Mutteddu, altra importante testimonianza della civiltà neolitica in Sardegna. Di particolare interesse le domus de janas scavate in grandi blocchi di arenaria portati da lontano, al centro di un grande circolo con menhir. Notevolissima la lunga fila dei menhir  orientati lungo il corso del sole.

3° giorno Gesturi – Dolianova – Assemini 81 km; o Gesturi – Decimomannu – Assemini 52 km).
Tornando verso Cagliari, e abbandonando la Giara con i suoi incantevoli paesaggi di macchia mediterranea, ci sono due percorsi alternativi. Il primo verso Dolianova, la città dell’olio e del vino, ove consigliamo di visitare la chiesa di San Pantaleo, conclusa nella seconda metà del XIII secolo, ma certamente luogo di culto paleocristiano: sotto l’ altare è stato infatti ritrovato un fonte battesimale del V-VI secolo d. C. . Nelle strutture annesse a Villa Boyl merita davvero una sosta il bel Museo dell’olio Sa Mola De Su Notariu (Il Frantoio del Notaio) che permette di conoscere le varie fasi di lavorazione delle olive, dalla coltivazione fino alla spremitura e alla conservazione dell’olio: lavorazione millenaria che  riporta nel pieno della cultura del Mediterraneo antico e anche moderno di cui l’olivo è senza dubbio l’albero più potentemente simbolico e fonte di ricchezza.
Il secondo percorso è verso Monastir, nelle cui campagne troverete la chiesa di Santa Lucia, risalente al XIII secolo e di qui a Decimomannu, centro di origine romana (sorgeva al decimo miglio da Cagliari verso Sulci) , ove consigliamo di visitare la cinquecentesca parrocchiale di Sant’ Antonio Abate e il santuario di Santa Greca, risalente al XVI secolo.
Si prosegue poi per pochi Km verso Assèmini – il cui nome, facendo riferimento alla distanza che lo separa da Cagliari, potrebbe derivare dal latino “ad sextum” (al sesto miglio) –  centro artigianale notissimo per le ceramiche. I suoi artigiani hanno fama internazionale: una sosta in qualche bottega è più che raccomandabile. Nei dintorni troverete anche l’oratorio di San Giovanni ad Assèmini, una delle più antiche e suggestive chiese sarde, edificato tra IX e X secolo che merita davvero una sosta: conserva alcune sculture del X secolo e importanti iscrizioni greche. A Villaspeciosa un altro antico edificio di culto cristiano: la chiesa di San Platano, eretta in stile romanico attorno al 1141.

4° giorno Assemini – Monte Arcosu (50 km)- Cagliari.
Dall’archeologia, all’arte, alla natura: a sud-ovest di Decimomannu, a chi ama le escursioni e il relax, consigliamo una giornata dedicata a un percorso entro la Riserva naturale del Monte Arcosu (3600 ettari), dove il WWF ha avviato un programma di protezione del cervo sardo. Da Assemini si torna rapidamente a Cagliari.

Fra le manifestazioni tradizionali dell’itinerario segnaliamo: a Decimomannu la festa di Sant’Isidoro, protettore degli agricoltori ove si premiano i carri con gli addobbi migliori e quella di Santa Greca: durante i quattro giorni in cui si articola, sacro e profano si intrecciano in un tripudio di suoni e colori: nell’ampio spazio antistante la chiesa vengono arrostiti carne e pesce a volontà; a Barumini la Festa di San Isidoro (metà maggio), protettore degli agricoltori e la Festa di Santa Lucia (III domenica di Luglio): tre giorni di riti sacri e profani tra cui is froccus (rito propiziatorio per la ricerca dell’anima gemella); suggestiva la cornice in cui si svolge il Palio di Santa Lucia ai piedi del sito archeologico Su Nuraxe; la Festa di San Francesco (16 settembre) si svolge nella piazza antistante la Chiesa e l’ex Convento dei Cappuccini; ad Assemini a fine agosto si svolge il matrimonio asseminese, sposalizio tradizionale secondo i riti originali campidanesi, a cui seguono canti e danze accompagnate dalle launeddas (canne anciate).


Autore: Anna Laura Trombetti

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