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ROSCIGNO (Sa). Il paese che cammina.

Roscigno è nota soprattutto per il suo vecchio nucleo urbano, abbandonato nei primi decenni del 1900 per un incombente periocolo di frana rimasto cristallizzato nel tempo.
Da qui la denominazione di “paese che cammina“. Il vecchio paese sorgeva ai piedi di un colle nel pianoro di Monte Pruno.

Sul Monte Pruno, a 2 km da Roscigno, sono venute alla luce abitazioni e sepolture con ricchi corredi risalenti ad un arco cronologico tra il VII e il III sec. a.C.: gioielli di ambra intagliata, armi, vasellame in argento, bronzo e in ceramica, utensili, appartenenti, tra l’altro, ad una tomba “principesca”. Complesse strutture e una poderosa cinta fortificata testimoniano l’esistenza di un antico e vasto insediamento stabile.  

La sepoltura principesca. Nel 1938 sul pianoro del Monte Pruno venne scavata una sepoltura definita subito “principesca”.
Gli oggetti di corredo denotavano la ricchezza e il rango sociale elevato del defunto, come un candelabro in bronzo di produzione etrusca, un raffinato calice in argento, una collana ed una corona d’argento, e il suo ruolo di capo guerriero, come una ruota di carro, una punta di lancia di ferro e due strigli in bronzo (fine V sec. a.C.)

Il balcone degli Alburni. Monte Pruno domina l’unico valico che mette in comunicazione il Vallo di Diano con la pianura pestana; la sua posizione strategica ha permesso l’impianto di un vasto insediamento stabile che, lungo i secoli, ha assunto forme articolate e diversificate.
I ritrovamenti testimoniano rapporti molto stretti con le genti greche e lucane.

I Lucani a Roscigno. Dagli anni ’80 numerose scoperte hanno portato alla luce sepolture con ricchi corredi e una imponente abitazione, in contrada Cuozzi, con molti vani e un cortile centrale: la presenza di intonaco parietale, la decorazione fittile del tetto e l’abbondanza dei materiali rinvenuti fanno pensare ad una dimora raffinata.
La necropoli vicina ha restituito oggetti tipici della cultura lucana.

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