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ROMA: Contro gli scavi clandestini tramonta l’idea del condono.

La lotta ai “tombaroli” non conosce sosta. In soli sei mesi del 2005 i Carabinieri del Comando per la tutela del patrimonio culturale hanno recuperato più reperti che in tutto il 2003. Segno che l’attività degli scavi clandestini in zone archeologiche continua a essere fiorente. Nonostante il reato sia punito con l’arresto da uno a tre anni e con il pagamento di multe fino a 3mila euro.

Definitivamente tramontata, invece, l’ipotesi di un condono dell’abuso archeologico. Si era iniziato a parlarne nella primavera del 2003. In buona sostanza, si proponeva ai possessori di reperti antichi non denunciati di farsi avanti.

L’autodenuncia avrebbe consentito di cancellare il reato e di poter continuare a conservare il bene. Lo Stato, invece, facendo emergere il sommerso sarebbe venuto a conoscenza di pezzi d’arte di cui si sospetta solo l’esistenza. L’idea prese corpo l’anno successivo, in occasione della Finanziaria.

Due emendamenti – targati entrambi Forza Italia – proposero di introdurre il condono archeologico: chi custodiva illegalmente in casa un reperto avrebbe potuto continuare a tenerlo se ne dichiarava il possesso e se pagava il 5% del suo valore. Nel caso di importi superiori a 50mila euro, la cifra poteva anche essere rateizzata. Gli incassi del condono sarebbero stati destinati a investimenti nel campo culturale.

La proposta morì sotto il fuoco incrociato delle critiche. L’allora ministro dei Beni culturali Urbani si affrettò a precisare: “II Governo non è d’accordo, ma non si può impedire ai deputati di presentare emendamenti”.

Da allora, nessuno ne ha più parlato.
Fonte: Il Sole – 24 Ore 26/09/2005

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