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ROMA. Argentina, stazione archeologica.

Una stazione del metrò “archeologica”. Si torna a scavare a poche decine di metri da dove fu pugnalato a morte Giulio Cesare, al centro dell’area sacra di piazza Argentina, nella zona dei quattro templi, quello dalle alte colonne di Giunone Curite o di Giuturna, l’altro, quasi al centro, della “Fortuna huiusce diei”, la “Fortuna di quel giorno”, che sembra quasi il titolo di un film, innalzato nel 101 a.C. da Lutazio Catulo dopo la vittoria sui Cimbri, a pianta tonda, circondata anche qui da possenti colonne. E poi il Tempio di Feronia, del III secolo a.C, e l’ultimo che ora è sotto via delle Botteghe Oscure, dedicato ai Lari Permarini, i «Dioscuri del mare».
«La metropolitana della linea C» spiega il soprintendente del Comune Eugenio La Rocca indicando largo Argentina «passerà qui correndo da piazza Venezia. E così l’Arcus, un servizio gestito dal ministero delle Infrastrutture e da quello dei Beni Culturali, ci ha assegnato in due tranche due milioni di euro per ricominciare a scavare l’Area Sacra, capire meglio la topografia antica e così poter suggerire dove far passare il condotto che porta alla fermata del metrò».
«È un altro lavoro di recupero che ho voluto promuovere proprio in quanto l’archeologia non è qualcosa di avulso dal resto di Roma» dice l’assessore alla Cultura Gianni Borgna «ma può raccontare sempre di più la storia della città ed essere anche parte integrante costitutiva della metropoli moderna».
Scendiamo nell’area archeologica, popolata da una folta colonia di gatti, e proprio al centro, davanti ai templi di Giunone e della Fortuna, ecco il terreno con le zolle rimosse.

«Siamo tornati a scavare» continua La Rocca «dove già negli anni Venti sono state intraprese le ricerche che poi hanno portato a conservare l’Area Sacra così come è oggi. Ed è ritornato alla luce il pavimento di tufo del II secolo a.C, a un livello più basso di quello di travertino fatto costruire dall’imperatore Domiziano, e l’altare con l’iscrizione del generale Postumio Albino».
Per ora, alla base delle scalinate che portano ai templi di Giunone e della Fortuna, si vede proprio il pavimento di travertino con le grandi lastre bianche.
«Ma adesso» dice La Rocca «vogliamo risistemare tutta l’area, proprio beneficiando della costruzione della stazione, forse rimontando il travertino su un piano elevato e lasciando vedere sotto anche lo scavo stratigrafico della vecchia pavimentazione di tufo con i semplici ma suggestivi resti dell’altare. Insomma ridisegneremo l’Area Sacra, rendendola più facilmente visitabile e suggestiva e anche accessibile direttamente dalla fermata della nuova linea del metrò, dove potremmo aprire una sorta di “antiquarium” per suggerire una visita ai passeggeri.
Anche perché l’area archeologica di piazza Argentina è una delle più significative dell’antica Roma di cui ripercorre i passi dal periodo repubblicano a quello imperiale. Basta pensare che sotto i palazzi che ora si alzano dalla parte del largo, c’era una parte importante del Campo Marzio, con le Terme di Agrippa e i Septa, grandi costruzioni dove si riunivano per votare i romani abili alle armi.
Mentre dal lato ora pedonalizzato, davanti alla torre medievale, si alzavano gli Archivi dei Censores, dove veniva distribuito gratuitamente il grano ai cittadini romani, che ricevevano anche scorte di olio e non pagavano le tasse». Antichi privilegi della Capitale dell’Impero.

 


Fonte: La Repubblica Roma, 14/07/2006
Autore: Paolo Boccacci
Cronologia: Arch. Romana

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