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NOLA (NA). Verrà sepolto lo scavo preistorico.

Un tesoro prezioso che nessuno rivedrà e che anzi verrà interrato. La «Pompei della Preistoria», un importantissimo sito dell’Età del Bronzo Antico, sepolto dall’eruzione del Vesuvio detta delle Pomici di Avellino, sarà riseppellito dall’uomo.
Il luogo si trova in località Croce del Papa al confine tra i comuni di Nola e Saviano, in provincia di Napoli, ed è considerato di importantissimo valore perché, circa 4000 anni fa (tra il 1800 – 1600 a. C.) alcune ore dopo l’inizio di quell’eruzione del vulcano, dopo essere stato già ricoperto da circa un metro di pomici e da pioggia di ceneri, il sito fu investito da un’alluvione fangosa che, penetrata all’interno delle capanne, ne inglobò le strutture.
Il fango fece un vero e proprio calco delle strutture in legno e paglia, riempiendo anche le suppellettili che vi erano sistemate, come vasi ed i forni. E dove non ha potuto l’eruzione del Vesuvio, riesce invece l’uomo: infatti per l’importantissimo sito non sarebbe previsto nessun ammodernamento né tantomeno azioni di manutenzione.
Anzi, il cantiere aperto nei giorni scorsi nel bel mezzo del Villaggio preistorico servirà ad interrare interamente e nuovamente il sito archeologico nolano, causando il depauperamento del valore storico-culturale del Villaggio, scalfito ripetutamente dagli agenti atmosferici e dall’impossibilità di ricevere una protezione dignitosa.
Dunque, i reperti verranno rimessi sotto terra, in attesa che in futuro possano esserci idee, progetti e soldi per ritirarli fuori. Saranno conservate le due antiche capanne riportate alla luce nel 2001 praticamente intatte. Intorno verrà costruito una sorta di sarcofago in grado di ripararle dall’acqua e dal terreno con l’obiettivo di proteggere gli scavi sommersi e fermare in parte la falda acquifera. Questo l’intervento previsto dopo il fallimento dei test alternativi per la salvaguardia del sito.
Ma non è detta l’ultima parola, infatti, perchè dopo i primi malumori, sembra che anche il ministro per i beni culturali, Massimo Bray. abbia espresso non poche perplessità sulla scelta di seppellire il villaggio preistorico per «salvare il salvabile».

Fonte: Corriere del Mezzogiorno, 9 set 2013

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