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NAPOLI. A Bacoli si visitano i resti di un teatro del II sec.d.C. usato dai marinai della flotta.

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Entrando in uno slargo di case, quasi fosse un anonimo parcheggio a due passi dalla spiaggia di Miseno, nessuno azzarderebbe di trovare i resti di un teatro romano del II secolo d.C.
Invece ci sono. E fanno restare a bocca aperta. Oltrepassata una piccola porticina, ci si immerge in un cunicolo di tufo illuminato dalle fiaccole e dimenticato dalla luce del sole. Eccolo l’ambulacro mediano di quello che era una sorta di «San Carlo» all’aperto per gli antichi marinai della flotta imperiale stanziata a Miseno, porto naturale di Bacoli, in provincia di Napoli.
Militi sardi, cilici, traci, macedoni, egizi, che lavoravano instancabilmente per Roma, di cui erano schiavi. Ma a Miseno avevano tutto ciò che potevano desiderare: terme, templi, cisterne, ville, cimiteri e ovviamente un teatro sul mare, come nella tradizione classica (basti pensare a quelli di Taormina e Alicarnasso). Un luogo di svago dopo le fatiche su liburne e triremi, svernando nell’antiporto del «Marmorto» (l’attuale lago di Miseno) e pronti a navigare dal 5 marzo, giorno propizio poiché festa della dea Iside.
miseno_3Camminando col fiato in gola nel cunicolo oscuro, sorprende a un certo punto la luce di fuori e il ruggito del mare che giungono da un cunicolo giallo tufo laterale, scavato sul pendio della collina sovrastante. Anche dal mare si poteva raggiungere l’anfiteatro: un comfort da non poco per chi di mestiere faceva il marinaio.
Si rientra dunque all’interno, facendo fatica a pensare che quella meraviglia architettonica, interrata per circa metà della sua altezza a causa del bradisismo, fosse ampia in origine circa 70 metri e che fosse dotata di un’orchestra di 30 metri di diametro.
Un piccolo gioiello di corridoi radiali con arco in laterizi che, dopo uno scavo durato anni, è oggi visitabile grazie alla passione dell’associazione culturale «Misenum».
Quasi ogni domenica i volontari di «Misenum» offrono un tour tra i tesori archeologici della zona (considerati «minori», ma non lo sono affatto).

Info:
per visite 328 6892886

Autore: Marco Perillo

Fonte: Corriere della Sera, 24/02/2011

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