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Mario Zaniboni. Sismoscopio di Zhang Heng.

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Nel 132 d.C., il cinese Zhang Heng, scienziato famoso, oltreché matematico (calcolò il pi greco – π- valutandolo tra 3,1466 e 3,16122) e artista (pittore e poeta), ritenuto da qualcuno come il Leonardo da Vinci cinese, vissuto fra il 78 e il 139, mise a punto il sismoscopio, strumento nato per “indagare fluidi e rilevare i movimenti della terra”, cioè i terremoti; questo strumento precedette di ben 1571 anni quello inventato nel 1703 dal francese Jean de Hautefeuille.
zaniboniSecondo Zhang Heng, i movimenti della terra erano da attribuire al moto dell’aria, che per conto suo è tranquilla, se non interviene una causa esterna che la scuote, l’agita o la comprime, per cui lei, per liberarsi, supera ciò che l’ha aggredita. Con il sismoscopio diveniva nota la direzione di provenienza.
Venuti a conoscenza delle sue idee, i regnanti della dinastia Han gli conferirono l’incarico di costruire un congegno che fosse in grado di stabilire la provenienza delle onde sismiche allo scopo di mandare sveltamene aiuti ai colpiti da un terremoto.
Lo strumento è costituito da un vaso in bronzo con saldati attorno otto draghi aventi il capo rivolto vero il basso, posizionati come i punti cardinali della rosa dei venti, e con in bocca una palla di bronzo. Al centro del vaso è sistemato un pendolo che, se risente di una scossa del suolo, inizia a oscillare nella direzione della sua provenienza, facendo azionare il dispositivo del drago corrispondente, facendogli aprire la sua bocca per lasciare cadere la palla in quella della rana, rivolta verso l’alto. La scelta degli animali usati per lo strumento fu effettuata a ragion veduta: infatti, Zhang Heng mise in alto i draghi, simboli del cielo, e in basso le rane, simbolo della terra, per dire che era il vento, esistente nel cielo, a provocare i sommovimenti del suolo.
Quando, in un giorno del 138, successe che una delle palle cadde senza che nessuno avesse avuto il sentore di un movimento del suolo, gli astanti ne sentirono il rumore contro il bronzo della rana, ma non si preoccuparono più di tanto e pensarono che fosse successo per colpa di un qualche difetto del sismoscopio. Secondo la sua indicazione, c’era stato un terremoto nella direzione puntata a ovest della capitale Luoyang, che fece drizzare le orecchie agli ufficiali dell’impero; ma non essendo stato sentito nulla nella capitale, questi non furono convinti fino in fondo che fosse stato un sisma e non diedero il giusto peso all’indicazione della macchina. Dopo pochi giorni, però, giunse un messaggero che portò la notizia che a Gansu, località distante circa 600 chilometri, era stato avvertito un terremoto: questa fu la dimostrazione che lo strumento funzionava, captando i sismi distanti anche centinaia di chilometri.
La corte imperiale, venuta a sapere quanto era successo, fu piacevolmente sorpresa del risultato ottenuto da Zhang Heng, complimentandosi con lui.
zaniboniDa allora, riscontrata l’efficacia del sismoscopio, alla corte imperiale cinese si registrarono tutti i terremoti avvenuti nel territorio nazionale.
Questa invenzione mise in luce la precisione e la sicurezza di Zhang Heng nella realizzazione del suo strumento, che lo resero famoso, tanto che molti scienziati, come Xindu Fang e Lin Xiaogong, lo presero come punto di riferimento quando, nel V e VI secolo, studiarono e approfondirono le conoscenze della tecnologia.
Però, il sismoscopio dava la direzione di provenienza del sisma, ma non la sua potenza, dato che si poté rilevare solamente più tardi, esattamente a partire dal 1880, con l’invenzione del sismografo a pendolo orizzontale dovuta all’inglese John Milne.
Oggi, l’intensità dei terremoti è quantificabile con precisione, ma resta sempre la lacuna dovuta all’impossibiità di prevederli.
Sono state fatte diverse riproduzioni del sismoscopio di Zhang Heng: la prima è stata quella di John Milne del 1883, poi quella di Wang Zhenduo del 1936, quindi quella del giapponese Akitsune Imamura del 1939 e, infine, quella del 2006 dall’Accademia Cinese della Scienza: comunque tutte sono state basate sulla sensibilità del pendolo.

Autore: Mario Zaniboni – zamar.22blu@libero.it

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