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IRAQ. L’Italia torna a Nassiriya

Archeologi italiani tornano a scavare in Iraq, a Nassiriya con una missione dell’Università La Sapienza di Roma, guidata dall’assiriologo Franco D’Agostino e dal soprintendente archeologo della regione, Dhi Qar Abdulamir Al Hamdani.
La spedizione da settembre realizzerà scavi nell’area a sud-ovest della città irachena, nella regione dove si era sviluppata la cultura sumerica nel corso del III millennio a.C., e addestrerà sul campo giovani archeologi, epigrafisti e topografi iracheni e italiani.
L’Italia, fanno notare dall’università romana, «è l’unico Paese straniero a essere stato autorizzato, dall’epoca della Prima Guerra del Golfo, a partecipare a una missione congiunta nel sud della nuova Repubblica irachena».
Il ministero della Cultura e la Soprintendenza della Repubblica dell’Iraq, precisano da La Sapienza, hanno accordato il permesso di nuovi scavi nell’area di Abu Tubairah, un sito di grande interesse che, a giudicare dalla ceramica reperita in superficie, si colloca cronologicamente dal periodo Jemdet Nasr (2900 a.C.) sino all’epoca Paleo-Babilonese (ca. 1750 a.C.)
Il permesso di scavo giunge al termine di una serie di attività scientifico-culturali e didattiche per l’aggiornamento linguistico e filologico delle lingue della Mesopotamia antica (sumerico e assiro-babilonese) che hanno vista impegnata la facoltà di Studi orientali nell’area di Nassiriya, grazie a fondi del ministero degli Affari esteri e dell’Università. Dopo una prima fase di ricognizione tra settembre e ottobre, la missione inizierà gli scavi nella primavera del 2011.
Non è la prima volta che La Sapienza è in Iraq con attività scientifico-culturali e didattiche. Nel 2004 un’equipe guidata dal sumerologo Giovanni Pettinato è stata sul posto per la ricognizione sullo stato delle epigrafi del museo di Baghdad dopo i furti e i saccheggi compiuti dall’inizio della guerra.
Presso la città di Nassiriya, dove si trovava la base militare dell’esercito italiano che nel 2003 fu bersaglio di un attentato in cui morirono 19 nostri connazionali, sorge l’area archeologica di Ur, una delle più rilevanti della Mesopotamia.
Questa città antichissima, risale al IV millennio a.C., diede i natali al patriarca Abramo e all’interno della sua necropoli reale, furono scoperti, negli anni Venti del Novecento, i manufatti più importanti dell’antichità mesopotamica, che mostrarono a tutto il mondo il livello e la grandezza conseguiti dal popolo sumero nel suo periodo di maggior splendore.

Fonte: L’Arena.it, 13 luglio 2010

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