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GRAN BRETAGNA. L’imperatore Settimio Severo e la moglie abitarono qui. Scoperte imponenti terme romane.

gran bretagna

L’Imperatore Lucio Settimio Severo (146- 211 d.C.) potrebbe aver trascorso periodi, divisi tra impegno militare e lo svago, richiesto dalla sua condizione di infermo, a Luguvalium, in Gran Bretagna, nei pressi dell’attuale Carlisle (Cumbria). Lo affermano gli archeologi inglesi, alla luce di consistenti testimonianze severiane individuate durante scavi archeologici.
I risultati degli scavi – i cantieri, ora chiusi per l’inverno, riapriranno operativamente in primavera-estate – sono stati presentati nelle ore scorse dal servizio televisivo pubblico, in Digging for Britain, trasmesso sul canale britannico BBC, con ricostruzioni storiche e interviste ad archeologi e storici. L’ipotesi? L’imperatore Settimio Severo probabilmente fece di Luguvalium – la città più a Nord dell’intero Impero romano – uno dei luoghi di soggiorno non episodico, coordinando l’azione dell’esercito e godendo di periodi di vacanza. Si ritiene persino che egli abbia risieduto qui, per un un certo tempo, con la sua corte, trasformando la città in una sorta di estensione temporanea di Roma. Anche noi abbiamo approfondito il tema, sottoponendo le affermazioni degli inglesi a una serie di controlli incrociati.
gran bretagnaIl grande muro del Vallo di Adriano – costruito a protezione della Britannia dagli attacchi provenienti dal Nord – correva a settentrione della città di Luguvalium. A poco distanza di Luguvallium – il cui nome, a nostro giudizio, potrebbe essere collegato ai termini latini Lucus, cioè bosco, e vallum, fortificazione, e non a un precedente nome celtico dell’area, come sostengono gli inglesi – sorgeva il forte di Uxelodunum (la moderna Stanwix, ora un sobborgo di Carlisle) il più grande dell’intera struttura difensiva romana. Città e forte erano vicini e pertanto si ritiene che l’imperatore abbia soggiornato tra le due realtà urbanistiche.
Nel forte si ritiene ci fosse l’Ala Petriana, un reggimento di cavalleria romana, temutissima unità d’élite composta da poco meno di 1.000 uomini.
Cosa è stato scoperto? E come? Nel 2017, un club locale di cricket prese la decisione di trasferirsi. I dirigenti pensarono – alla luce di alcuni reperti emersi dal terreno – di chiedere un sopralluogo archeologico. Questa decisione portò alla scoperta delle grandiose terme che si sviluppavano su una lunghezza di 50 metri, con un “stile romano nordafricano” – l’imperatore era nato sul suolo libico -. Gli indizi puntano, per una serie di elementi convergenti, sulla presenza attiva, qui, di Settimio Severo, di stirpe punica e nato a Leptis Magna. Probabilmente con lui c’era anche la moglie, alla quale le terme furono probabilmente intitolate.
Durante gli scavi, sono emersi reperti significativi, tra cui armi, ceramiche di Samo (o ceramica sigillata, tipica dell’antica Roma), monete e una pietra scolpita con iscrizioni con vari titoli, incluso quello di “madre del Senato”, probabilmente riferito alla consorte dell’imperatore.
Sono stati portati alla luce anche 34 mattoni che recano un bollo con le tre lettere distintive della corte imperiale romana, “IMP”, suggerendo un possibile legame con una manifattura a diretto servizio dell’imperatore.
Nell’estate del 2023, nuovi indizi sono emersi con il ritrovamento di due teste di pietra di dimensioni notevoli, presumibilmente ornamenti del tetto. La presenza di un pigmento porpora-viola, il colore dei sovrani dell’antichità, ha aggiunto ulteriori elementi alla teoria che le terme potrebbero essere state commissionate dall’imperatore.
Che ci faceva Settimio Severo a Luguvalium? Negli ultimi anni del suo regno, dal 208 d.C., ormai infermo, Settimio Severo intraprese di persona un buon numero di azioni militari in difesa e allargamento dei confini della Britannia romana, con la previsione di interventi di restauro e consolidamento del Vallo di Adriano, prima di morire il 4 febbraio 211 a Eboracum, l’odierna York.
gran bretagnaSevero era giunto in Britannia con oltre 40.000 uomini e, per dare alloggio e servizi all’imponente esercito, fece costruire diversi accampamenti che si estendevano lungo i Lowlands scozzesi e la costa orientale della Scozia, fino all’estuario del Moray. Ordinò anche di edificare un campo militare di 67 ettari a sud del Vallo Antonino nei pressi di Trimontium e altri due delle dimensioni di 120 e 63 acri a nord dell’estuario del Forth. Settimio promosse pure gli interventi di restauro di alcune fortezze romane lungo la costa orientale, come il forte situato a Carpow. Queste operazioni avvenivano anche con la copertura di una potente flotta navale.
L’imperatore – e l’iscrizione che parla di Madre del Senato ne sarebbe testimonianza- sarebbe stato qui con la moglie, Iulia Domna, romana di Siria. Una donna splendida, colta e potentissima. La costante presenza accanto al marito durante le spedizioni militari, valse all’Augusta la concessione del titolo mater castrorum (madre degli accampamenti), appellativo di recente coniazione, assegnato per la prima volta a Faustina Minore nel 174. Con il titolo di “Mater Castrorum” si è voluto riconoscere il suo ruolo nell’elaborazione della strategia politica e militare che culminò nell’ineguagliabile dominio di Settimio sull’Impero Romano.
Giulia Domna esercitò, fin dall’inizio, un forte ascendente sulle decisioni del marito. Era una donna bella, ma anche colta e amante della filosofia. Supportata dal proprio carisma e da una notevole accortezza politica, l’imperatrice partecipò attivamente all’amministrazione dell’impero, pur accontentandosi di agire a margine della scena politica nel pieno rispetto del mos romano, da sempre riluttante al conferimento di ruoli ed incarichi ufficiali alle donne.
Frank Giecco di Wardell Armstrong Archaeology ha sottolineato che il sito di Carlisle presentava, in piccolo, tutti gli attributi di Roma, con edifici monumentali, bagni riscaldati e decorazioni scultoree e pittoriche.
Durante le recenti campagne di scavo, gli archeologi hanno portato alla luce, negli scarichi delle terme, anche numerose gemme intagliate che, in genere avevano la funzione di portafortuna o costituivano un’impresa, cioè un fine a cui il portatore o la portatrice tendevano. Gli oggetti risalgono al III secolo d.C. Le gemme si staccarono dagli anelli o dai ciondoli, probabilmente a causa di un mastice che non resisteva all’acqua e che, probabilmente, subiva deformazioni in ambienti come il calidarium. Il passaggio dall’acqua calda a quella fredda avrebbe potuto facilitare il distacco.
Tra la città e gli appartamenti per ufficiali del forte, la presenza femminile romana doveva essere consistente e cruciale. Il reticolo femminile era in grado di intessere relazioni di solidarietà e di cooperazione. A Vindolanda, un forte che si trovava presso il vallo di Adriano, le donne svolgevano un’importante vita sociale, creando una vera e propria comunità.
“Un tempo il forte in cui abbiamo trovato le terme era un luogo estremamente importante e molto ben difeso nel sistema di confine della provincia romana della Britannia, poiché era la città più settentrionale dell’intero impero romano “, spiega il direttore degli scavi, l’archeologo Frank Giecco.
Scolpite su pietre semipreziose come la corniola, l’ametista, il diaspro e la corniola – in dimensioni che vanno da 5 mm a 16 mm – le pietre semipreziose furono incise da artigiani, che hanno realizzato minute immagini di divinità romane tra le quali, in modo ricorrente, si riconoscono Venere, Cerere, Fortuna e Apollo. Ciò che stupisce gli archeologi è che il repertorio iconografico sia – quantomeno – poco maschile. Sono infatti un numero esiguo le gemme incise che recano immagini collegate al mondo militare. La frequentazione femminile delle terme è dimostrata anche dal ritrovamento, nello scarico, di 105 perle di vetro per collane o braccialetti e 40 forcine per le acconciature femminili. Nel condotto sono state portate alla luce anche piccole armi e monete romane, oltre che lacerti di ceramica.
Le terme da poco ritrovate furono costruite a partire dal 210 d.C. circa, con un possente intervento architettonico, testimoniato dalla presenza di muri larghi, in alcuni punti, anche un metro e mezzo. I mattoni marchiati con il timbro IMP indicherebbero – come abbiamo detto – che il complesso termale fu realizzato probabilmente da maestranze imperiali quando Settimio Severo si trovava nell’area per una campagna militare del 208 d.C. in Caledonia. L’imperatore sarebbe morto 3 anni dopo – nel 211 – nel territorio attualmente parte di York, a una sessantina di chilometri da questo forte, che era stato in qualche modo dedicato a Giulia Domna, moglie dell’imperatore Settimio Severo stesso e madre di Caracalla.

Fonte: www.stilearte.it, 7 gen 2024

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