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Giuliano CONFALONIERI. Relitti noti nel mare di Liguria.

Durante la seconda guerra mondiale i sottomarini tedeschi (U boot) affondarono molte tonnellate di naviglio alleato e molti resti rimangono immersi in attesa del loro lento disfacimento.
Lo ‘Stromboli’ fu silurato nel 1917, il ‘Ravenna’ giace a 90 metri sotto la superficie, ‘Umberto I’ è vicino all’isola Gallinara (vedi relazione allegata), il trasporto truppe ‘San Guglielmo’ colò a picco al largo di Loano, la carcassa del ‘Transylvania’ varato nel 1914 è al largo di Noli, il mercantile ‘Pontida’ si trova dal 1917 nel mare di Varazze.
Probabilmente la maggiore tragedia ambientale è stata causata dall’esplosione nel porto petroli genovese dalla superpetroliera ‘Haven’ nel mese di aprile 1991. Cinque marinai dceduti e un immane lavoro di bonifica del sito. Abitanti muti che si aggirano tra i 17 relitti che popolano il nostro mare, da Andora a Varazze, e che sono la gioia dei sub che ogni anno, attraverso i centri diving della zona, si inabissano per ammirarli da vicino.
A questi, negli ultimi giorni, si sono aggiunti i due mezzi da sbarco della Seconda guerra mondiale, ancora carichi di ordigni esplosivi, rinvenuti al largo del porto di Savona.
Tutti insieme vanno a comporre un affascinante museo sottomarino che parla di guerre, migrazioni e del coraggio dei pescatori liguri, protagonisti di atti eroici. Il caso più noto è quello del transatlantico inglese Transylvania affondato da un Uboot tedesco nella Prima Guerra Mondiale e che oggi giace solitario al largo di Bergeggi: circa tremila i passeggeri, 400 i morti (una novantina dei quali seppelliti nel cimitero di Zinola, a Savona), più di mille quelli salvati dai pescatori che non esitarono a prendere i gozzi per raggiungere il luogo della tragedia (nel 1919 il gruppo di salvataggio nolese ricevette dal governo britannico una medaglia d’argento e nel 1921 il ministero della Marina Italiana rilasciò a ciascuno dei pescatori un attestato di benemerenza).
Negli anni seguenti i “lupi di mare” si sono imbattuti in “resti” che raccontano vecchie storie. Una mina era stata trascinata dalla corrente sulla spiaggia di Loano. Un pescatore locale lo ricorda perché sono intervenuti gli artificieri. Al largo è stata individuata l’elica di un aereo inglese della Seconda Guerra Mondiale.
A 28 metri di profondità, troviamo la “San Guglielmo”, nave trasporto truppe affondata da un siluro tedesco nel 1918; poco distante, il “Tiflys” colpito da un sommergibile inglese nel 1943. Dal dicembre 1917 sono sepolti i resti del “Città di Sassari”.
Borghetto Santo Spirito dal 2000 ospita la statua di una Madonnina che benedice i sub. Ad Albenga, a 50 metri c’è “Umberto I”, incrociatore ausiliario della Reale Marina Italiana abbattuto il 14 agosto 1917. Procedendo a ponente, ci si imbatte nel mercantile “Juan de Astigarraga” affondato da un siluro nel 1943 davanti Capo Mele con il suo carico di arance che si riversò in mare (la vicenda rimane nella memoria storica del luogo, infatti ancora oggi il bastimento è identificato come “relitto degli aranci”).
Il piroscafo postale “Ravenna” è stato colpito nel 1917 dal sottomarino tedesco U52 mentre tornava da Buenos Aires.
A Finale è sepolto l’idrovolante Fiat RS 14, a Capo Noli si può nuotare tra il piroscafo “Franca Fassio”, abbattuto nel 1940 da un sommergibile britannico e “Re Faruk”, affondato per una mareggiata nel 1955. Stessa sorte per il “Sacrum Cor” coinvolto nel 1968 al largo di Vado Ligure, a Varazze si può riconoscere il “Pontida”, colpito una mina nel 1917 con il suo carico di grano e farina.

Autore: Giuliano Confalonieri – giuliano.confalonieri@alice.it

In allegato: relitto-umberto-1

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