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EGITTO. E ora Indiana Jones si immerge nel Nilo.

L’ultima frontiera dell’egittologia sta per essere infranta: un’équipe egiziana di archeologi subacquei è pronta a scandagliare diversi punti del Nilo nella convinzione di recuperare manufatti preziosi e blocchi imponenti di faraoniche costruzioni.

Gli studiosi infatti sanno che i blocchi – pesanti svariate tonnellate, utilizzati per erigere colonne e frontoni di templi, statue gigantesche, steli e obelischi e soprattutto le enormi piramidi nella necropoli a Ovest del Cairo – erano stati tagliati nelle cave in prossimità di Assuan; e che il loro notevole peso, unito alla fragilità delle imbarcazioni di legno, ha causato ripetuti naufragi.

«Sono operazioni destinate a raccogliere un prezioso bottino; e sono effettuate nella consapevolezza che il Nilo era la via più rapida per trasportare pesi ingenti nei luoghi desiderati», spiega Zahi Hawass, direttore del Consiglio Supremo delle Antichità in Egitto, che coordina gli interventi. Si tratta di quattro scavi subacquei in contemporanea, in quattro punti sensibili del Nilo: due in prossimità di Assuan, luogo di partenza delle imbarcazioni, e due in prossimità di Luxor, l’antica Tebe.

«Gli studi sulla conformazione e sul taglio dei blocchi, che contiamo di recuperare dal fondo del fiume, probabilmente confermeranno come i tagliapietre egizi fabbricassero i pezzi su scala industriale, ognuno con una destinazione precisa. Sarà importante vedere se si siano conservati i marchi di fabbrica e confrontarli con quelli ancora oggi leggibili sui monumenti in situ», precisa Hawass.

I primi risultati non si sono fatti attendere: la prospezione con il sonar ha localizzato alcune irregolarità sul fondo e differenze di profondità in spazi di pochi metri, lasciando intuire la presenza di oggetti voluminosi. Inoltre strutture importanti sono già ipotizzabili: nel 1889 un archeologo francese fece trasferire due piccoli obelischi da Assuan al Cairo lungo il fiume, ma i reperticolarono a picco per le bizze della corrente 10 km a Nord di Luxor.

Sarà un’operazione ad alto grado tecnologico: oltre all’impiego del sonar e di speciali sistemi di illuminazione, apparecchiature sofisticate setacceranno l’abbondante strato di limo per recuperare anche i manufatti più minuti (vasellame, statuette, attrezzature per la pesca e per l’agricoltura e monete di epoche più recenti).

I quattro scavi-pilota saranno poi seguiti da operazioni in altri punti del Nilo, al fine di realizzarne la mappatura completa.

«Non saranno certo operazioni facili ad attendere i nostri Indiana Jones subacquei. Correranno rischi superiori a quelli dei loro colleghi, che hanno scandagliato la rada del porto di Alessandria, localizzando alcune parti del faro», osserva Ala’ Mahrus, direttore delle Antichità subacquee di Alessandria.

Per motivi di sicurezza i sommozzatori agiranno imbragati in robuste funi, che ne consentiranno il pronto recupero in caso di incaglio o di forti correnti. Così il dio Nilo, oggetto nei millenni di costante venerazione, è pronto a fornire informazioni preziose, destinate ad aumentare le nostre conoscenze sulle tecniche dei costruttori delle piramidi e di monumenti immortali.


Fonte: La Stampa 13/04/2007
Autore: Aristide Malnati
Cronologia: Egittologia

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