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CIVIDALE DEL FRIULI (Ud). Scoperte a raffica e il museo si allargherà.

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Spianata di tombe del VI-VII secolo, mura romane, cuore della gastaldaga longobarda: il fermento archeologico che sta animando, da alcune settimane, Cividale – dove gli esperti stanno inanellando una felice serie di scoperte, le più rilevanti degli ultimi decenni – induce la Soprintendenza regionale a promettenti ragionamenti di prospettiva, che ventilano, in primis, un ampliamento del museo nazionale cittadino.
Lo ha detto a chiare lettere, venerdì scorso – durante l’incontro indetto per presentare i risultati della campagna di scavo in atto sull’incrocio tra viale Libertà, via Foramitti e via Duca degli Abruzzi –, il soprintendente ai beni archeologici Luigi Fozzati: «La città ducale – ha esordito – deve essere orgogliosa delle straordinarie testimonianze storico-artistiche di cui è custode: testimonianze che ne fanno una delle grandi capitali dell’archeologia italiana. Il museo, dunque, va assolutamente potenziato, in qualità di “museo della civiltà longobarda”. Servono ulteriori spazi, li cercheremo».
I vertici della struttura, intanto, guardano in un’altra direzione: si intende infatti riaprire (l’annuncio è arrivato, per voce della direttrice Serena Vitri, a ridosso di quello di Fozzati) il capitolo degli studi sull’ipogeo celtico, controversa – e dunque a maggior ragione affascinante – testimonianza del passato cividalese. A rendere possibile l’operazione sarà l’ingresso in organico di un archeologo medievista.
Clima da lavori in corso, insomma. Nel frattempo, per venerdì si annuncia una preziosa occasione culturale: alle 17 il soprintendente Luca Caburlotto inaugurerà infatti, al pianoterra di palazzo de Nordis, la rassegna “Antichi maestri a Cividale”, che permetterà di ammirare tre frammenti di affreschi medievali (due trecenteschi e l’ultimo quattrocentesco) provenienti da edifici cittadini e la pala e la predella della chiesa di San Lazzaro.
Le opere sono state restaurate nei laboratori della Soprintendenza: a illustrarne composizione e caratteristiche sarà Cristina Vescul. Ma c’è dell’altro: sempre al pianterreno è esposto il velo della beata Benvenuta Bojani, tela di lino ricamata che rappresenta una straordinaria testimonianza d’arte tessile di fine XIII – inizio XIV secolo. L’opera, un unicum, misura 476 x 155 centimetri e viene associata alla figura della beata cividalese Benvenuta, appunto (1255-1292), che secondo la leggenda realizzò il capolavoro in una sola notte, al chiaro di luna, con l’aiuto degli angeli. Sicuramente creata in ambiente monastico, forse nel convento cividalese di Cella, la tela fu restaurata nel secolo scorso.

Autore
: Lucia Aviani

Fonte
: Il Messaggero Veneto.it, 21/02/2012
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