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CAPACCIO-PAESTUM (Sa). Eliminare la strada antica: sta lì da 180 anni.

Con lo sguardo rivolto verso i Templi, patrimonio dell’Umanità, lo ripete più volte «Abbiamo consegnato il libro dei sogni».
Parla Emanuele Greco, presidente della Fondazione Paestum ma soprattutto colonna portante della Scuola Archeologica italiana di Atene. Il «libro dei sogni», in corso di stampa, nient’altro è che lo studio di fattibilità del Parco Archeologico di Paestum. Era il 2000 e dopo una gara pubblica, quello studio, finanziato dal Ministero per i Beni Culturali, fu affidato dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici di Salerno a un gruppo di lavoro interdisciplinare della Fondazione Paestum. Per circa tre anni, archeologi, urbanisti, studiosi dell’ambiente, coordinati da Greco, lavorano ad un «piano» di progettazione che ridisegni gli spazi della città antica.

«È uno studio a 360 gradi – ­spiega Greco – elaborato non solo in un’ottica archeologica. Non contiene progetti esecutivi ma solo linee-guida a cui dovrebbero conformarsi tutti gli interventi».
Il prezioso volume in pratica dovrebbe stare sulla scrivania di tutti gli enti che a Paestum dovessero muovere anche una sola pietra. Perché il piano, una volta fatto, va attuato.
Ma come è strutturato? Quali «sogni» contiene? Uno è quello dell’eliminazione della strada che attraversa la città antica. Da una parte i tre maestosi templi dorici, dall’altra il Museo e il Borgo. Realizzata nel 1829 sotto il regno di Francesco I di Borbone, oggi via Magna Grecia.
«Sono passati 180 anni da quando fu realizzata quella strada – spiega Greco – ma da allora ogni tentativo di eliminarla è svanito».
L’esperto di archeologia, da qualche settimana anche membro del Consiglio Superiore dei Beni Culturali, non ha dubbi su vantaggi e prospettive di una radicale trasformazione.
«Si innescherebbero altri meccanismi di fruizione, perché ci sarebbe una concezione complessiva dello spazio urbano antico, anche con diverse modalità di accesso ipotizzando l’ingresso dalle porte della città. Tutti valori topografici del tutto recuperabili».

Insomma quella strada è come se fosse un ostacolo ad un ricongiungimento. Il professore che di questo Parco conosce ogni zolla, dà le spalle alla strada borbonica e fissa il Museo Archeologico. Un progetto squadrato, realizzato nel 1952, che significò «l’inamovibilità della strada».
Greco va oltre lo studio di fattibilità. «Uno dei miei sogni personali, era delocalizzare il museo presso l’ex tabacchificio Cafasso, trasferire in quell’area di circa 25 metri quadri tutte le attività produttive, i ristoranti, il centro turistico».
Spostarlo addirittura?
«Dopo 25 anni di scavi a Paestum, posso provare scientificamente che questo museo sta al centro dell’agorà della città. Perché? Perché negli anni ’50 venivano considerati solo i Templi e le mura, tutto il resto era niente».
Lo studio di fattibilità oggi prevede il «depotenziamento del Museo».
Tra gli obiettivi fare dell’ex fabbrica Cirio il museo della pittura antica. «Abbiamo una pinacoteca unica al mondo– conclude Greco – un patrimonio di 300 lastre dipinte. Solo 25 sono esposte. Le altre sono tutte dentro».
Il piano prevede il recupero dell’integrità del tessuto urbano antico e interviene sulla trasformazione della strada che circona le mura e sulla riorganizzazione dei parcheggi definiti in funzione dei nuovi accessi alla città. E poi ancora la musealizzazione del santuario di S.Venera e l’allestimento di sale espositive e commerciali nell’ex stabilimento Cirio. A giorni la presentazione ufficiale.


Fonte: Corriere della Sera 09/04/2009
Autore: Stefania Marino
Cronologia: Arch. della Magna Grecia

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