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ROMA. Qui giace il Gladiatore.

Quando, tra qualche anno, potra’ essere ricostruito, sara’ un’altra delle meraviglie archeologiche romane che meritano una visita.
Si tratta del mausoleo di Marco Nonio Macrino, subito ribattezzato la tomba del GLADIATORE perche’ a questo personaggio si e’ ispirato Ridley Scott per l’omonimo film interpretato da Russel Crowe.
Siamo sulla via Flaminia, al chilometro ottavo ma, oggi, piena citta’, anzi zona di grande pregio urbanistico. Per questo il Gruppo Bonifaci, tempo addietro, aveva rilevato li’ dei capannoni industriali dismessi per sostituirli con abitazioni immerse nel verde.
Ma quando, due settimane fa, sono iniziati i saggi sul terreno per verificare l’eventuale presenza di reperti archeologici, c’e’ stata subito una grande sorpresa: sette metri sotto il piano di calpestio, l’archeologa Daniela Rossi, per conto della soprintendenza guidata da Angelo Bottino, scopre qualcosa che, gia’ ad un primo impatto, appare come eccezionale: «Lo spettacolo del rinvenimento – racconta la studiosa – e’ apparso subito sensazionale, in quanto i grandi blocchi marmorei pertinenti a colonne, capitelli, timpani, lastre decorate ed iscrizioni sono venuti alla luce in gruppi monumentali scomposti ma di facile connessione, con un sorprendente effetto scenografico, quasi da stampa settecentesca».
Tutto questo ha consentito subito di identificare il monumento come un imponente mausoleo. La professoressa Rossi capisce subito di trovarsi di fronte a un’opera eccezionale, nulla di paragonabile a quanto (ed e’ molto) e’ stato trovato nell’Urbe negli ultimi trent’anni. Una epigrafe dedicatoria consente poi di identificare il destinatario: Marco Nonio Macrino. Si tratta di uno degli uomini piu’ ricchi dell’area del Garda (dove la famiglia possedeva una villa faraonica), vissuto nella seconda meta’ del secondo secolo.
Era stato amico – le fonti dicono «comes», compagno – dell’imperatore Marco Aurelio, suo generale nella guerra contro i Quadi e i Marcomanni, governatore della Pannonia, console, proconsole in Asia minore. Uomo, insomma, ricco, potente e con le amicizie giuste. Ridley Scott quando ha dovuto raccontarne la storia ha aggiunto molto del suo (a iniziare dal nome cambiato in Massimo Decimo Meridio) e tuttavia ha subito il fascino di questo personaggio aristocratico, guerriero e raffinato a un tempo.
Di lui si conosce anche una statua, ritrovata negli Anni 50 sempre in quell’area, e oggi conservata al museo delle Terme di Diocleziano.
La tomba, dice ancora Daniela Rossi, deve essere crollata, a un certo punto, e trovandosi in una zona limacciosa e allora facilmente invasa dalle acque del Tevere, si e’ per questo interrata e cosi’ sottratta al saccheggio di marmi che veniva praticato nel Medioevo per fare calcina e nel Rinascimento per il recupero dei materiali.
«Dire come fosse questo mausoleo – spiega la studiosa – e’ prematuro. Le colonne e i timpani fanno pensare che si trattasse di una tomba a tempietto ma, avendo trovato anche alcuni elementi tondeggianti e’ lecito ipotizzare che potesse essere costituita da un vasto tamburo riempito di terra con il tempietto sopra».
Il modello, dunque, poteva essere la tomba di Adriano (l’attuale Castel Sant’Angelo) realizzata appena una cinquantina di anni prima. Ma gli scavi, patrocinati dal costruttore Bonifaci medesimo, sono ancora in una fase iniziale che non consente di dire di piu’.


Fonte: La Stampa 18/10/2008
Autore: Raffaello Masci
Cronologia: Arch. Romana

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