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TEANO (Ce). Parte lo scavo del tempio di Apollo.

Scavato, restaurato e reso fruibile ai visitatori: questo il futuro del tempio consacrato ad Apollo, intercettato in cima alla cavea del teatro romano di Teano dagli archeologi della Soprintendenza di Napoli e Caserta diretta da Maria Luisa Nava.

Una scoperta importante, se solo si considera l’intervento architettonico che il progettista della struttura dovette immaginare. Il santuario risale difatti a un periodo compreso tra il 120 e il 130 a.C. e fu costruito alla sommità di un teatro che, nei tempi, precedette quello attuale, del 240 d.C. Vale a dire che il teatro che oggi si visita fu realizzato sfruttando le basi di una costruzione più antica. E ben più importante.

Quello del I secolo a.C. viene difatti considerato il primo teatro dell’area campana completamente retto da archi – quindi strutture portanti indipendenti da un pendio reale – e in effetti non costruito secondo i canoni greci, che sfruttavano il declivio collinare per edificare scenografici edifici destinati a ospitare le rappresentazioni di commedie e tragedie.

«È vero – conferma Francesco Sirano, l’archeologo della Soprintendenza napoletana responsabile per l’area dell’antica Teanum Sidicinum – non solo era il più antico teatro di questo tipo ma faceva parte di un importante complesso: muri di terrazzamento grandiosi, un vasto porticato retrostante la scena e adesso il tempio». Sulla cui esistenza erano state già avanzate, in passato, delle ipotesi. Non si riusciva a spiegare la presenza nella fossa scenica del teatro di quella lastra, una mensa d’altare per le offerte, con la scritta osca «il tribuno della plebe, ad Apollo, per grazia concessa, dona», se non ammettendo la presenza di un edifico sacro a quel dio dedicato, visto che il marmo non era caduto ma era stato riusato durante le ristrutturazioni che interessarono la costruzione tra il II e il III secolo d.C.

Dunque, il rinvenimento della fabbrica che durante lo scavo ha consentito il recupero di numerosi elementi facenti parte delle decorazioni architettoniche. Il tetto, poi, era stato realizzato in terracotta e davanti alle travi maggiori v’erano lastre decorate con figure. Cosa o chi rappresentassero, per adesso e sino a quando non verranno ricomposti i frammenti, non sarà possibile sapere. Invece subito si è intuito che teatro e santuario erano collegati. È stata difatti intercettata una rampa che metteva in comunicazione gli ambienti. Anzi, in antico, le gallerie erano due. Una di esse con gli anni è andata perduta.

L’altra si è perfettamente conservata e con i restauri ridiventerà nuovamente percorribile. Altro motivo che ha indotto gli archeologi ad attribuire il tempio al dio Apollo è stata la posizione della costruzione: raggiungibile seguendo la luce fioca che arrivava dall’alto, per tornare al sole dopo il percorso: e Apollo è il dio della luce per eccellenza.

Insomma, secondo l’archeologo, un effetto voluto dall’architetto costruttore che dovette appartenere alla nuova scuola di pensiero dell’epoca. Teano era circondata da cave di pozzolana, componente fondamentale per la preparazione dei cementa, il materiale su cui Roma fondò gran parte della sua potenza, visto che con esso si poteva costruire persino nell’acqua. Il rinvenimento, oltre a ricostituire la quinta scenografica formata da teatro e anfiteatro (ancora non scavato) ha consentito l’estensione della tutela e dei vincoli su una zona – dice Sirano – «minacciata dall’espansione edilizia e a rischio di saccheggio clandestino, anche in previsione della nascita di un nuovo Parco archeologico».


Fonte: Il Mattino 09/09/2007
Autore: Carlo Avvisati
Cronologia: Arch. Romana

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