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SASSARI. Un villaggio nuragico alle porte della città.

È il testimone più antico di Sassari. Una sentinella che per tremila anni, dall’alto di una collina, ha visto la città nascere, crescere, espandersi. La zona industriale si è fermata a pochi metri dalle sue pietre e il nuovo Puc lo salverà per sempre.
Il nuraghe di Li Luzzani, re dimenticato di Predda Niedda, è uno dei monumenti più importanti del centro urbano. Per Massimo Pittau, professore emerito di Linguistica all’università di Sassari, autore di alcuni tra i più celebri libri sui nuraghi (La Sardegna nuragica, 1977), quello di Predda Niedda è, in assoluto, il monumento più importante della città.
Ben più delle mura medievali, della fontana di Rosello o delle piazze del centro. Eppure, per il nuraghe Li Luzzani, che si affaccia sulla Strada 39, non è stato speso un centesimo.
Dopo la campagna di scavi del 1994, che ha permesso di capire la consistenza del sito, ma che si è fermata quasi subito per carenza di fondi, l’area è stata letteralmente abbandonata. Li Luzzani è diventato un enorme cespuglio. Per capire che sotto la vegetazione c’è un nuraghe, bisogna andarci a sbattere contro. Oltre alla struttura principale, formata da una grande torre centrale e altre tre torri più piccole, ci sono almeno due capanne, che formavano il villaggio nuragico. A pochi metri dal gigante di pietra, c’è una discarica abusiva: un serbatoio di eternit in frantumi, una batteria d’auto e un copertone.
Il terreno è di proprietà di un privato, ma l’area è vincolata dalla soprintendenza.

«Un nuraghe all’interno di un centro urbano è una rarità — afferma Massimo Pittau —, quello di Predda Niedda è straordinario, anche per il panorama che si vede da quella collina. Potrebbe diventare un’attrazione turistica, ben più di quanto non lo sia oggi piazza d’Italia. Eppure, l’amministrazione comunale non ci ha investito un euro. Ho visto che ci sono segni recenti di scavo: i tombaroli, evidentemente, sono già all’opera. Bisogna intervenire prima che ceda l’intera struttura, finanziando una nuova campagna di scavi e rendendo fruibile al pubblico questo straordinario patrimonio».

Ma Li Luzzani non è l’unico nuraghe di Predda Niedda. A poche centinaia di metri, infatti, c’è il nuraghe Giagamanna. Quest’ultimo non è mai stato scavato ed è in condizioni peggiori rispetto a quello sulla collina. La torre è crollata e la vegetazione la compre completamente. Nonostante il vincolo della soprintendenza, che ricade nell’area circostante, pochi anni fa è stato realizzato un cavalcavia che collega la Strada 10 alla Strada 40. Il ponte passa a una decina di metri dal nuraghe.
«Ormai il danno è fatto — spiega l’archeologa Daniela Rovina, della soprintendenza per i beni archeologici —, ma in futuro disastri del genere non si potranno più verificare. Nel nuovo piano urbanistico comunale, infatti, è previsto che il corridoio di terra tra i due nuraghi, che si guardano a distanza, diventi un’area di rispetto archeologico. Li Luzzani è un monumento di grandissimo interesse. Ci sono tante condizioni che renderebbero auspicabile l’acquisizione dell’area da parte del Comune. Pur nella consapevolezza delle difficoltà che si incontrano nel valorizzare e gestire un’area archeologica, sono convinta che in questo caso ne varrebbe la pena».

Durante gli scavi del 1994 (pulitura e indagine superficiale), a Li Luzzani furono ritrovati frammenti in terracotta di statuette di Cerere (la divinità delle messi), realizzate a Turris Libyssonis, e che in età romana sono tipiche dei culti della fertilità. In quell’epoca, infatti, in gran parte della Nurra, i nuraghi venivano usati come luoghi di culto.
Inoltre, sono state individuate piccole vasche scavate nella roccia, che venivano usate nella produzione del vino. Il fondo del nuraghe, però, potrebbe nascondere altri reperti importanti. Sperando che i tombaroli non arrivino prima degli archeologi.


Fonte: La Nuova Sardegna 08/01/2008
Autore: Federico Spano
Cronologia: Arch. Italica

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