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SALUSSOLA (BIELLA). Gli scavi per il metanodotto rivelano il villaggio dei Celti.

Secoli di storia racchiusi in 700 metri di scavi. La scoperta è stata fatta a Salussola durante il cantiere del metanodotto Snam nel mezzo della pianura biellese, ma adesso tutto sarà ricoperto nuovamente dalla terra per conservare i resti sperando che un futuro progetto di recupero venga finanziato. Gli studiosi sapevano che scavando qualcosa sarebbe saltato fuori, già le vecchie mappe catastali parlavano di antichi insediamenti nell’area conosciuta come Puliacco. Qui c’è ancora una pieve ed è proprio a pochi metri, nel bel mezzo dell’area di scavo che sono stati trovati i resti.
Snam e Soprintendenza delle belle arti da tempo collaborano durante i cantieri per due motivi: fermare l’intervento il meno possibile e non dispedere un patrimonio culturale. Le operazioni sono state condotte dall’architetto Manuela Colavitti in qualità di soprintendente, dall’archeologo Francesco Rubat Borel, dall’ingegner Giorgio Moncalvo della Snam, mentre “Lo studio archeologia” si è occupato degli scavi.
Ad appena 50 cm. di profondità sono emersi i primi ciottoli, poi proseguendo si è trovato un piano ciottolato, quindi un bivio stradale risalente al basso medioevo. E di questa strada c’è pure testimonianza nei documenti storici, era una antica via che portava verso Verrone e Salussola. E lo stupore è stato ancora maggiore quando nella stessa area è venuta alla luce una fattoria medievale che potesa essere l’antico “Castrum Puliaci”.
Sapevamo che avremmo trovato qualcosa là sotto – interviene l’archeologo Rubat Borel -. Avevamo infatti avviato una serie di ricerche preventive e quando si è trattato di scavare in quella zona abbiamo utilizzato particolare accortezza”.
E’ incredibile come in un appezzamento di terra limitato siano racchiuse più epoche diverse: “In 700 metri di scavo abbiamo trovato testimonianze che coprono 3000 anni di storia. In zona è sicuramente la scoperta più importante. C’è la strada romana che da Ivrea porta all’Ossola, la fattoria medievale, un castello, abbiamo trovato anche costruzioni che risalgono alla stessa epoca delle palafitte di Viverone dell’età del bronzo, oltre a una antica villa romana”.
Il cantiere Snam intanto continua e le scoperte però torneranno nascoste, prevista anche una visita verso metà luglio.
“I resti saranno ricperti da mezzo metro di terra – spiega l’archeologo. Servirebbero ingenti risorse per poter riportare alla luce tutti gli antichi insediamenti. Lasciarli all’aperto invece vorrebbe dire metterli a rischio di deperimento. Snam ha finanziato un anno di ricerche archeologiche e proprio grazie all’azienda sappiamo che in quella zona ci sono testimonianze storiche davvero interessanti che meritano di essere approfondite”.
Non si tratta di un patrimonio prezioso dal punto di vista economico o da inserire in un museo, ma dal punto di vista storico è una testimonianza importante sullo sviluppo del territorio passando tra le diverse epoche.
Durante gli scavi si è proceduto a realizzare una mappatura e scattare le foto che serviranno per un libro con le testimonianze dirette anche di chi ha partecipato allo scavo.

Autore: Matteo Pria

Fonte: La Stampa 22 giu 2018

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