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ROMA. I tesori dell’Aurelia. La villa ritrovata a Castel di Guido.

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Quando una scoperta allunga la vita. Accade per la via Aurelia, considerata fino ad oggi caduta in disuso nel I secolo d. C., dopo un’attività da strada consolare lunga tre secoli per collegare Roma a Cerveteri e Genova. E invece la sua storia viene riscritta, grazie al ritrovamento, presso la tenuta di Castel di Guido, al X miglio, di una vasta struttura romana di grande suggestione per la complessità architettonica e gli apparati decorativi, che attesta un’insospettabile frequentazione dell’Aurelia fino al VI secolo.
Il rinvenimento è avvenuto tre settimane fa, durante la messa in sicurezza di uno scavo aperto dall’Acea per installare una condotta. “Sono riemerse strutture mai immaginate”, spiega Daniela Rossi, funzionaria della Soprintendenza ai beni archeologici di Roma che dirige i lavori condotti dagli archeologi della cooperativa Parsifal. Si tratta di un ampio sistema con almeno nove stanze, dove spicca una vasca profonda oltre un metro, con scalini e una banchina laterale.
“Probabilmente è la parte termale di una grande villa  –  dice Rossi  –  che si caratterizza per la ricchezza degli arredi e la sontuosità delle suppellettili, poco documentate per l’Aurelia”.
Basti pensare che l’ambiente termale ha restituito una statua di fanciulla a grandezza naturale, reclinata su un fianco, priva della testa, che però è stata ritrovata pochi giorni fa. Non solo: sono tornati alla luce una statua di Venere in frammenti, splegrazioso pesce di pietra chiara con l’occhio decorato da una stella, e 11 monete dell’età di Valentiniano trovate in un muro, forse un nascondiglio segreto del proprietario.
La “domus” testimonia varie fasi di vita. Un primo intervento è del II secolo, probabilmente legato alla presenza al XII miglio del Lorium, la rndidi vasi di vetro integri, recipienti per unguenti e cibi, il piede fanciullesco di una scultura, un esidenza suburbana di Antonino Pio e Marc’Aurelio. A un momento di abbandono è seguito il recupero a scopo residenziale di lusso tra il IV e il V secolo, con tracce di interventi nel VI secolo, riconducibili alla spoliazione dei marmi. “L’importanza del sito  –  sottolinea Rossi  –  riguarda anche la particolarità del ritrovamento. La conservazione è il risultato dell’esondazione del rio Galeria, che proprio nel VI secolo, con le sue frequenti piene, ha sigillato la villa lasciandola intatta. Da archeologa, sono quasi grata ai fiumi”.
Come tante storie dell’archeologia romana, il finale non è dei più felici.
“I soldi per la prima campagna di indagine, circa 10mila euro, sono esauriti”. Perciò lo scavo si è concluso ieri. “Per completarlo, consolidare le murature e la messa in sicurezza servirebbero almeno 50mila euro”. Il tesoro dell’Aurelia ha fatto appena in tempo a riemergere che viene già riconsegnato alla terra.

Autore: Laura Larcan

Fonte: La Repubblica, Roma, 5 agosto 2011.

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