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ROMA. Dagli scavi della linea C ecco l’ Urbe di Agrippa.

Anche se nascosto fra le impalcature di scavo, l’aspetto che rivela è imponente.
È la «fondazione di un edificio pubblico di età imperiale – spiega Fedora Filippi, l’ archeologa responsabile dei lavori -. Un’ opera cementizia, un impasto di malta e travertino, che arriva fino a quattro-cinque metri di profondità».
Sopra, i resti di blocchi di marmo. Fondamenta davanti alla chiesa di Sant’ Andrea della Valle Entusiasmo e cautela degli archeologi: «Forse è lo Stagnum…»
Eccola una delle prime importanti scoperte venute alla luce grazie ai lavori per la linea «C» del metrò. Siamo nel cantiere di fronte la Chiesa di Sant’ Andrea della Valle, nel cuore dell’ antico Campo Marzio romano. E l’ «opera cementizia», un muro di fondamento che va da est verso ovest, è la conferma di quanto il luogo in età imperiale fosse importante. Con in mano la pianta ricavata sulla base delle informazioni della letteratura archeologica, la responsabile dello scavo, che è sotto l’ egida della soprintendenza archeologica di Roma guidata da Angelo Bottini, illustra il contesto in cui questa fondazione di un edificio imperiale si colloca.
«Sappiamo – spiega Fedora Filippi – che ad est vi erano le Terme di Agrippa (e parte dei resti sono ancor oggi visibili verso via dell’ Arco della Ciambella), e ad ovest lo stadio di Domiziano con il suo Odeon. Qui ritrovamenti di ogni genere sono già stati fatti nel tempo».
Le ipotesi su cosa si potesse erigere sopra questa grande muro di fondamenta obliquo rinvenuto nello spiazzo di fronte la chiesa (il cui Angelo è il simbolo del cantiere) si fanno sulla base delle fonti.
«Si potrebbe parlare dello “Stagnum” di Agrippa – spiega Fedora Filippi – una piscina legata in qualche modo alle Terme. Oppure si può pensare al “Templum Boni Eventus“, il Tempio della Buona Fortuna, quindi il muro si potrebbe ricollegare al propizio nome di questo edificio». Ma «da qui a dire che abbiamo trovato il tempio o lo stagno di Agrippa ce ne corre – ci tiene a precisare l’ archeologa – Questa struttura per le sue caratteristiche denota sicuramente l’ appartenenza ad un edificio pubblico importante. Stiamo lavorando per metterlo in connessione con i ritrovamenti pregressi e con le fonti. Queste sono solo due ipotesi».
E quasi come un giallo, l’indagine archeologica prosegue. «In questa zona verranno aperti altri tre o quattro piccoli cantieri – aggiunge il direttore dei lavori, l’ ing. Enrico Molinari – Uno accanto via del teatro Valle, dove è lo slargo, un altro nel parcheggio accanto la chiesa di Sant’ Andrea, poi in via Sora e in piazza della Cancelleria. Saranno proprio queste indagini archeologiche che daranno ai progettisti tutte le informazioni utili per la realizzazione delle stazioni e delle uscite del metrò».
Quel che resta di una colonna di marmo cipollino, di più di un metro di diametro è già stato estratto dallo scavo, mentre sul muro si trova l’ altro grande blocco di marmo. Nello scavo vengono via via trovati, e raccolti in una serie di cassette gialle, come quelle del pesce, altri frammenti: resti di anfore, di vasi di epoca tardo medievale, «cocci» di ogni genere. Verranno catalogati e poi si penserà alla loro musealizzazione, al museo della linea «C», il metrò archeologico, come l’ ha definito il sindaco walter Veltroni, e del quale ha parlato perfino pochi giorni fa il Wall Street Journal.
«Siamo nel cuore della città antica – conclude Fedora Filippi – è un lavoro di archeologia urbana che dimostra con una stratigrafia di duemila anni la continuità di vita».
      
 


Fonte: Corriere della Sera 30/0172007
Autore: Lilli Garrone
Cronologia: Arch. Romana

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