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PISA: Le navi romane rivelano gli tsunami di venti secoli fa.

Il ministro Buttiglione alla presentazione dello studio di fattibilità del nuovo museo archeologico. Prima visita ufficiale del ministro per i B eni e le attività culturali Rocco Buttiglione in Toscana.

E’ stato a Pisa il 4 1uglio insieme al ministro per le Infrastrutture e i trasporti Pietro Lunardi, per partecipare al convegno “Verso il Museo delle navi”, organizzato dal ministero con il Comune, la Provincia e la Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa. L’occasione è la presentazione dello studio di fattibilità del nuovo museo archeologico, che dovrà accogliere nei locali degli Arsenali medicei i numerosi relitti e reperti delle navi romane rinvenute dal 1998 durante i lavori del cantiere delle Ferrovie a Pisa San Rossore. Secondo gli impegni già presi dal precedente ministro Giuliano Urbani, il nuovo Museo dovrebbe essere inaugurato nel 2009 e dovrà essere una struttura altamente tecnologica su circa 6 mila metri quadrati, per un investimento di almeno 20 milioni di euro da parte del ministero, degli enti pubblici e della Fondazione Cassa di Risparmio.

Ebbene il ministro Rocco Buttiglione è stato per rinnovare l’impegno ed a formalizzare la creazione di una fondazione a cui affidare la gestione del museo. Titolo del suo intervento: “La musealizzazione delle Navi di Pisa: un progetto pilota per la valorizzazione del patrimonio culturale”. All’incontro sono stati presenti oltre al sindaco Paolo Fontanelli, anche i soprintendenti toscani, oltre al direttore della Scuola normale Salvatore Settis, coordinatore del progetto di fattibilità del museo realizzato dal centro Ask della Bocconi di Milano in sinergia con la Normale. Toccherà a Stefano Baia Curioni, direttore del centro Ask illustrare con Settis tutta l’operazione museale. “Il piano tocca anche i temi dei costi, ipotesi digestione e interlocutori finanziari, le risorse dovrebbero arrivare dal ministero, dagli enti locali e dalla comunità pisana. Nel 2009 si ipotizza l’apertura di un parte del museo che entrerà a regime in seguito e dovrà calamitare un flusso annuale di lOOmila visitatori, rendendo necessari quindi interventi infrastrutturali adeguati e collegamenti tra i percorsi d’arte in città” spiega Baia Curioni. Gli straordinari resti delle navi intanto toccano i 30 esemplari identificati, di cui 11 integri all’80 per cento.

“Gli scavi e gli studi continuano da andare avanti con restituzione di reperti interessantissimi” spiega il direttore del cantiere Andrea Camilli. Pezzi integri rarissimi: rarissimo vasellame in legno, un grembiule di cuoio, sandali infradito romani prefetti, anafore vinarie con ancora il contenuto intatto. “Che non è vino, ma fichi e frutta secca — prosegue Cavilli — E questo ci costringerà a rivedere lo sguardo sull’economia e i traffici commerciali”. Altra novità, l’identificazione del motivo per cui le navi sono state rinvenute tutte nella stessa zona. Si pensava che ci fosse un porto. Invece gli studiosi hanno appurato che non c’era, ma si trattava di un’ansa fluviale nella quale confluiva un canale centuriale. “Nel I secolo a. C. quando iniziò la colonizzazione romana, furono fatti ingenti disboscamenti e provocati gravi dissesti idrogeologici. Tant’è che le piene dell’Arno sbattendo con alte maree provocavano periodiche catastrofi, delle specie di tsunami, che travolgevano navi con i loro carichi e le case. Siamo riusciti ad identificare almeno 7 alluvioni verificatesi ogni 50 anni” precisa il direttore degli scavi Camilli.

Fonte: La Repubblica Firenze, 03/07/05

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