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PERUGIA. ecco Ursus: il gigante buono che mangiava frutta e vegetali.

ursus

Un «gigante buono» lungo quasi due metri, alto un metro e 20 alla spalla, pesante all’incirca 800 chili e, spiegano gli studiosi, erbivoro. E’ lo scheletro integrale dell’Orso di Grotta Lattaia (un ursus spelaeus) quello ospitato da mercoledì dal Museo archeologico nazionale dell’Umbria di Perugia all’interno della WunderKammer, la «Camera delle meraviglie» allestita dal paleontologo Marco Cherin, da Maria Cristina De Angelis e da Francesco Giordano.
Un termine tedesco con cui si indicano quegli ambienti dove, dal ’600 alla fine del ’700, i collezionisti custodivano le loro raccolte di «oggetti straordinari»: stanze che traboccavano di animali impagliati, pietre preziose, fossili, libri, ossa, esseri deformi, piante rare, reperti archeologici e così via. L’esemplare esposto fu rinvenuto dal perugino Umberto Calzoni nel 1939 nei pressi della Grotta Lattaia sul monte Cetona.
Scavi e allestimento
Scavi che, oltre a mettere in evidenza l’utilizzo della grotta dal Paleolitico medio (50 mila anni fa) all’età romana, permisero di recuperare numerosi fossili appartenenti a diverse specie di mammiferi tra cui quasi 200 resti ossei di ursus spelaeus. Conservato fino ad oggi nei magazzini del museo, il gigante è quindi ora ospitato in quella che è una «ricostruzione – spiega De Angelis – dello studio di un collezionista dell’Ottocento».
«Questo – osserva Cherin che ha curato il recupero, il restauro e il rimontaggio – era uno degli animali più comuni dell’Eurasia. Un animale gigantesco del tutto erbivoro, un gigante buono». Questi orsi delle caverne comparvero in Europa 300 mila anni fa per poi estinguersi 12 mila anni fa, alla fine dell’ultima glaciazione.
L’ursus spelaeus
I resti, spiegano gli esperti, si ritrovano facilmente nelle grotte di tutta Europa, dove probabilmente si ritirava per il letargo durante i mesi più freddi. Mesi in cui i più deboli potevano non sopravvivere a causa delle temperature o dei predatori: non solo uomini, che potevano ricavarne pelli e carne, ma anche lupi, iene ed altri animali. In genere l’ursus, che aveva un’aspettativa di vita di circa 25 anni, poteva raggiungere i due metri di lunghezza, 1,20 metri di altezza alla spalla e una tonnellata di peso. A suggerire il fatto che fosse erbivoro tutta una serie di indizi, dagli enormi molari adatti a schiacciare frutta e vegetali fino al potente apparato masticatorio che si può desumere dalla fronte sporgente, dal muso raccorciato e dalla massiccia mandibola.
Problema spazi
Un plauso all’allestimento arriva dal soprintendente ai beni archeologici dell’Umbria, Mario Pagano: «Allestimento – dice – fatto nonostante le carenze di spazi e le ristrettezze finanziarie in un museo che ha tra le più importanti collezioni d’Italia per quanto riguarda la preistoria. Con questa operazione cerchiamo di stimolare il pubblico, anche quello più piccolo, con qualcosa di innovativo». Uno dei problemi che il museo archeologico dovrà affrontare in futuro è quello degli spazi, attualmente da condividere coi frati domenicani e con l’archivio di Stato: «In prospettiva – spiega Pagano – il problema dell’ampliamento si dovrà porre. Occorrerà fare delle scelte, magari dotando l’archivio di Stato di spazi più funzionali».
Insomma, il museo archeologico per vivere ha bisogno di più spazio e più ossigeno.

Autore: Daniele Bovi

Fonte: http://www.umbria24.it

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