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Michele Zazzi. Tesserae hospitalis con iscrizioni etrusche.

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Per tesserae hospitalis s’intende far riferimento a delle placchette in avorio, osso o bronzo in cui venivano incisi i nomi dell’ospite e dell’ospitante, di solito di comunità/nazionalità diverse, con funzione di riconoscimento e garanzia. Ognuno dei due soggetti ne conservava una parte e l’esibizione della stessa consentiva l’accesso allo straniero, ad es. per motivi commerciali, nel paese dell’altro che garantiva per lui.
Le tessere erano utilizzate nel mondo romano e nei rapporti commerciali tra paesi del Mar Mediterraneo occidentale. Allo stato ci sono pervenuti pochi esemplari scritti in etrusco.
Dall’area sacra di Sant’Omobono del Foro Boario di Roma proviene una placchetta d’avorio databile al VI secolo a.C probabilmente realizzata a Tarquinia. Sul lato principale vi è raffigurato un leone disteso. Sul bordo superiore del retro vi è incisa un’iscrizione etrusca: araz silqetenas spurianas. Probabilmente l’iscrizione, secondo lo schema degli oggetti della specie, si riferisce a due personaggi diversi: araz silquetenas (nome + gentilizio) dovrebbe aver ricevuto la tessera da Spuriana (gentilizio). Il primo poteva essere un etrusco di Roma. Spuriana sembrerebbe da ricondurre ad una delle più rilevanti gentes di Tarquinia. L’oggetto fu rinvenuto spezzato in due. Forse l’accordo tra le parti era venuto meno e la placchetta fu ritualmente spezzata.
zazziUn’altra tessera fu rinvenuta nella necropoli di Santa Monica a Cartagine. La placchetta – anch’essa del VI secolo a.C. – è a forma di quadrupede. Sul rovescio vi è graffito un testo in etrusco: mi puinel karthazies vesqu(vacat)na. L’oggetto, anch’esso in avorio, sembra da riferire ad un mercante (Puinel) punico (karthazies) che si qualifica il cartaginese.
Almeno cinque esemplari di tessere eburnee inscritte in etrusco (ma in pessimo stato di conservazione) sono stati rinvenuti a Murlo in Piano del Tesoro negli strati di abbandono dell’edifico orientalizzante a pianta allungata e quindi databili alla fine del VII inizi del VI secolo a.C. La forma è quella di un leone accovacciato. Con riguardo ad una delle tessere, dell’iscrizione in gran parte lacunosa risultano leggibili alcune lettere: mi avile (..) na = io (sono) Avile (..). Il crollo dell’edificio orientalizzante potrebbe aver salvato parte dell’archivio signorile di una importante famiglia locale che conteneva la documentazione relativa ai rapporti intercorrenti con altre famiglie gentilizie.
Le placchette sono conservate presso l’Antiquarium di Poggio Civitate a Murlo.

Sulle tesserae hospitalis con iscrizioni etrusche cfr., tra l’altro:
Gli Etruschi Maestri di Scrittura, Silvana Editoriale, 2015, pagg. 130 – 131;
– Vincenzo Bellelli, Enrico Benelli, La scrittura, la lingua, la società, Carocci Editori, 2018 pag. 162 e 183.

Immagini della placchetta da Sant’Omobono esposta ai Musei Capitolini e della tessera proveniente da Cartagine.

Autore: Michele Zazzi – michele.zazzi@alice.it

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