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GRAN BRETAGNA. Gli uomini del Paleolitico sapevano scrivere? Le pitture rupestri svelerebbero calendari lunari.

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Ora si avanza con maggior cognizione di causa l’ipotesi che le sequenze di simboli rinvenute sulle pareti di alcune grotte europee, risalenti all’Età della pietra, possano rappresentare una forma di proto-scrittura. Da decenni l’indagine vive di ricerche volte a svelare il significato dei segni non figurativi tracciati dagli uomini di ventimila anni fa.
Nel 2010, un team di studiose canadesi analizzò le pitture rupestri presenti in 146 caverne preistoriche francesi, concentrando l’attenzione sui punti, linee, cerchi e triangoli disegnati accanto ai più celebri animali, per verificare la ripetizione di una ventina dei segni in questione in tutti i siti archeologici presi in esame. Così si arrivò a postulare l’idea che i segni fossero spia di un linguaggio utilizzato per condividere informazioni, primo passo di avvicinamento alla scrittura.
paleoliticoPiù di recente, è il restauratore di mobili londinese Ben Bacon, appassionato di arte rupestre, ad aver conquistato i riflettori. Il frutto delle sue riflessioni è contenuto nell’articolo pubblicato all’inizio di gennaio sulla rivista scientifica Cambridge Archaeological Journal: secondo Bacon, i segni comuni a tanti siti del Paleolitico sarebbero da ritenere senza timore di smentita “il primo esempio di scrittura conosciuto nella storia dell’Homo sapiens”. Nel tentativo di decodificarli, l’estemporaneo ricercatore inglese ha preso in considerazione punti, linee e un peculiare e ricorrente simbolo a forma di Y; mentre le ricerche del passato ipotizzavano che si trattasse di una sorta di notazione numerica (per esempio per tener conto degli animali uccisi durante una battuta di caccia), Bacon ha desunto, avvalendosi della collaborazione di archeologi dell’Università di Durham e dello University College London, che i segni possano fissare una sequenza temporale, con finalità affini a quelle di un calendario.
Nel caso delle comunità preistoriche, il “calendario” dipinto terrebbe traccia dei cicli vitali degli animali rappresentati. Questo con l’obiettivo di prevederne i movimenti migratori e comprendere i comportamenti del branco, per organizzare al meglio la caccia. Suggestione o teoria fondata? Nell’esporre la tesi, lo studio sottolinea come le sequenze di linee e punti presenti in vicinanza delle pitture figurative non siano mai costituite da più di 13 segni: nell’idea dei ricercatori, ulteriore conferma di un nesso con il ciclo biologico degli animali, perché in numero uguale ai mesi lunari. Più audace la spiegazione secondo cui il simbolo a forma di Y, posto talvolta sopra o vicino al disegno dell’animale, segnalerebbe l’annotazione di una nascita, vista la somiglianza con due gambe aperte (la controprova spetterebbe al confronto tra la posizione della Y in sequenza e le abitudini riproduttive delle specie considerate, quasi sempre coincidenti).
La ricerca ha consentito anche di raggruppare oltre ottocento di queste sequenze rintracciate tra Francia e Spagna in un database, che dimostra come lo schema fosse applicato non solo a bisonti, mammut e antilopi – tra le specie più frequentemente rappresentate nelle caverne – ma anche a uccelli, pesci, rinoceronti. Del resto, il sistema sembra essersi protratto per decine di migliaia di anni. Consapevoli della nuova luce accesa sugli studi del Paleolitico da questa teoria, gli stessi studiosi affidano all’articolo un invito al dibattito per la comunità archeologica internazionale. Tema di partenza: può essere fondato parlare di proto-scrittura “in forma di calendario fenologico/meteorologico” e dunque ripensare (a rialzo) il livello di abilità cognitive degli uomini del Paleolitico?

Autore: Livia Montagnoli

Fonte: www.artribune.com, 27 gen 2023

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