Archivi

Franco DELL’AQUILA, Roberto CAPRARA, Il villaggio rupestre della Gravina Madonna della Scala a Massafra (Taranto).

E’ uscito, nel contesto di un progetto internazionale di ricerca sulle cavità artificiali, Cave Network, cui partecipano Greci, Francesi e Spagnoli, un grosso volume di Roberto Caprara e Franco dell’Aquila sul villaggio rupestre di Gravina Madonna della Scala a Massafra (Taranto).
La ricchezza dei contenuti – che fanno di questo studio un esempio per le future ricerche sui villaggi rupestri abbandonati – spazia dalle premesse teoriche all’analisi di ciascuna delle circa 180 cavità che costituiscono il villaggio, alla loro collocazione cronologica relativa, alle indagini sul popolamento, all’economia.
In quello che veniva considerato, come tanti, un villaggio medievale, sono state verificate tracce di antropizzazione già in età Neo-eneolitica, una imponente presenza nell’età del Bronzo, con quella che è probabilmente la più grande necropoli di tombe a grotticella esistente in Puglia, e l’insediamento di una comunità organizzata ininterrottamente sviluppatasi dalla Tarda Antichità sino a tutto il XIII secolo. Come è accaduto in molti villaggi rupestri pugliesi, nel XIV secolo anche questo fu abbandonato.
Agli Autori si devono le due prime parti dallo studio, alle quali abbiamo già accennato, frutto di una ricerca autoptica condotta in più campagne per diversi anni.
Per gli approfondimenti di aspetti per i quali occorrevano competenze che Caprara e dell’Aquila (di formazione archeologica medievistica) riconoscevano di possedere solo in modo approssimativo, sicché l’esposizione sarebbe stata poco più che dilettantesca, gli Autori si sono rivolti a specialisti, i cui contributi costituiscono una corposa e importante terza parte.
In particolare, il geologo Antonio Greco tratta approfonditamente della geologia del territorio di Massafra, la preistoricista Maria Renzelo parla del popolamento preistorico e protostorico nella Gravina e nelle aree circostanti, pubblicando strutture e materiali, Pasquale Acquafredda, Mauro Pallara e Filippo Vurro, archeometristi dell’Università di Bari, studiano resti di fusione del ferro rinvenuti nella Gravina, che attestano una remota attività siderurgica, sin ora mai attestata in villaggi rupestri, lo storico dell’arte Domenico Caragnano parla – con ampiezza di confronti – dei dipinti esistenti nelle chiese rupestri del villaggio, l’architetto Andrea Caprara pubblica e analizza il rilievo del Santuario sei-settecentesco dal quale la Gravina oggi prende nome, Giulio Mastrangelo, studioso di diritto civile, parla dell’evoluzione del diritto possessorio dalla Tarda Antichità all’Età Moderna.
A parte questi preziosi contributi su aspetti particolari, è opportuno richiamare alcune novità che si incontrano nel testo dei due Autori principali.
Dopo l’esposizione dello stato dell’arte, con una messa a punto sugli studi, gli Autori espongono le innovazioni di metodo parlando delle tecniche di rilievo e dell’uso della metrologia; si diffondono, quindi, sulla costruzione di una tipologia delle cavità abitative.
Passano, quindi, alla lettura dell’insediamento, dedicando attenzione non solo agli immediati dintorni, ma anche all’area vasta che lo circonda, indispensabile per comprendere il sistema viario di penetrazione nel villaggio e le comunicazioni tra questo e le realtà demiche anche non immediatamente circostanti.
Viene studiata, quindi, la morfologia dell’insediamento, a partire dalle grotte naturali che hanno rivelato le tracce più antiche di antropizzazione. A seguire, la formazione nel tempo dell’insediamento.
Particolare attenzione è dedicata all’organizzazione urbanistica in età medioevale e si è costruita una tipologia delle unità grottali, sempre col fine di raccogliere elementi per una cronologia relativa di esse.
Elementi-guida per la cronologia e la storia socio-economica sono stati identificati nell’esistenza di nicchie-laboratorio per l’alloggiamento di macine a mano per cereali (nel villaggio non esistono mulini, mentre è stato rinvenuto e studiato un frantoio per olio di età tardo-antica), nel numero e dimensioni delle fovee per la conservazione dei cereali, nello sviluppo della tecnologia dell’espulsione dei fumi dai focolari e dalle cucine, da semplici feritoie nelle pareti, come negli esemplari più antichi, a camini perfettamente funzionali a partire dal XII secolo.
Altro elemento indicatore dell’entità del popolamento è dato dalla presenza delle tracce di letti a graticcio, unico tipo presente nel villaggio, che è una testimonianza della larga disponibilità di legno che agli abitanti veniva dalla vicinanza della selva, tanto che (esempio unico, sin ora, in un villaggio rupestre) gli Autori hanno rilevato le tracce di un ponticello ligneo che agevolava la viabilità interna al villaggio.

Info:
Antonio Dellisanti Editore Massafra
ISBN:978-88-89220-65-8  – Pagg. 360 – Euro 20,00


Mail: info@antoniodellisantieditore.it
Link: http://www.antoniodellisantieditore.it

Segnala la tua notizia