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FANO (Pu): Non c’era soltanto il Lisippo. Dopo 41 anni un altro particolare sulla pesca della statua contesa.

A conservare la memoria del ritrovamento in mare della prestigiosa statua del giovane atleta che si incorona, attribuita a Lisippo, deceduto il capobarca Romeo Pirani, rimangono tre marinai: Derno Ferri (motorista), Athos Rosato (murea) e Durante Romagnoli (marò).

Sul motopesca “Ferri – Ferruccio” che issò a bordo la statua impigliata nelle reti, si trovavano in quel lontano giorno del 1964, anche Valentino Caprara, Nello Ragaini e Benito Burasca, tutti deceduti. L’armatrice era la signora Valentina Magi, anch’ ella deceduta.

Durante Romagnoli, anche se ha raggiunto la veneranda età di 80 anni, ricorda bene quel giorno che generò in tutto l’equipaggio un’emozione indicibile. Allora non erano rari i ritrovamenti in mare di anfore, vasi e piccoli manufatti di coccio e di metallo risalenti all’epoca greco-romana; erano “pescate” che aiutavano i marinai ad arrotondare la “parte”, una remunerazione sempre troppo misera, rispetto alla fatica che la permanenza di una settimana in mare comportava. Ma una statua in bronzo di quelle dimensioni, non era stata mai trovata.

“Capimmo subito – ci ha confidato Durante Romagnoli – che si trattava di una statua di grande valore, anche se le sue condizioni facevano vedere poco del suo vero aspetto. Era tutta incrostata dello stesso materiale che si deposita sulle anfore e se paragonata alle fotografie che circolano oggi, l’aspetto di allora sarebbe stato irriconoscibile. Quello fu un giorno fortunato per gente che il pane se lo guadagnava duramente e poco sapeva di storia e di antichità”.

Si ricorda, dove si trovava il “Ferri – Ferruccio” in quel giorno? “Le posso soltanto dire che eravamo al largo. Era il comandante che tracciava la rotta, noi marinai dovevamo solo sbrigare il nostro lavoro: cernire il pesce tra una calata e l’altra, lavorare chi alle reti, chi al motore, chi agli attrezzi di bordo. Non so dire dove eravamo; sono sicuro però che sotto di noi c’era un relitto che risaliva all’epoca romana. Quando la statua apparve a bordo, notammo subito che aveva le gambe spezzate; probabilmente si erano rotte quando le reti impigliate nelle braccia della statua, con forza l’hanno alzata dalla posizione in cui si trovava. A mio parere le gambe e i piedi sono ancora là sotto”.

Per altri particolari i ricordi di Durante Romagnoli si fanno confusi. Un po’ l’età, un po’ la poca dimestichezza a parlare del Lisippo, provocano lunghi momenti di silenzio. Un rammarico palese, comunque ogni tanto affiora dai suoi ricordi, forse comune a tutti i compagni che furono accomunati in questa “unica”, eccezionale esperienza: quello di non aver compreso bene il valore della statua; un valore che, a quello venale (crescente a visto d’occhio di passaggio in passaggio da quando lasciò Fano per imboccare le vie dell’ Umbria, partendo da tre milioni e mezzo di lire e raggiungendo nella sua destinazione finale americana cifre miliardarie) la città e la nazione aggiunsero quello culturale.

La voce che gira tra la marineria fanese è che il Lisippo fu pescato vicino alla costa croata o almeno nelle acque internazionali. E non è da scartarsi l’idea che l’atleta di Lussino, altra splendida statua in bronzo, rinvenuta recentemente nelle acque dell’Adriatico, non sia da mettersi in relazione col nostro Lisippo. Entrambi sono atleti, uno s’incorona dopo la vittoria, l’altro si deterge con lo strigile. Che ci siano gli altri componenti del gruppo in fondo al mare?

Fonte: Corriere Adriatico 24/09/2005
Autore: Massimo Foghetti

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