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COMACCHIO (Fe). Museo della Nave Romana.

È stato allestito e aperto all’inizio del 2001. L’edificio ristrutturato fa parte dell’antico complesso industriale di Palazzo Bellini, destinato a magazzini e alla marinatura delle anguille e del pesce di valle. Una parte del museo inoltre si trova in alcune stanze delle carceri mandamentali di epoca estense. I reperti sono esposti in due sale.
Nella prima, al piano terra, si possono vedere gli oggetti di uso quotidiano, da quelli per la manutenzione e la movimentazione della nave (mazzuoli, pialla, accetta, chiodi, caviglie, fasce di lana per le riparazioni, bozzelli e cime per le manovre, scopette per l’acqua di sentina, ecc.), a quelli per il carico e lo scarico delle merci (misure standard, pesi e bilancia, calamai), all’abbigliamento, agli strumenti per l’igiene e la medicina, per pescare, per cuocere e consumare cibi, per passare il tempo libero a giocare d’azzardo.
Nella sala al primo piano è esposto il carico commerciale con i 102 lingotti di piombo, la massa delle anfore vinarie, contenitori per vino pregiato resinato, una grande quantità di ceramica comune da cucina e da mensa, il prezioso nucleo di terra sigillata alto adriatica e orientale, profumi, vetro, lucerne e lanterne.
In futuro, al termine dei lavori di restauro, il museo del carico verrà completato con l’apertura al pubblico dell’annesso padiglione della nave dove sarà possibile vedere lo scafo e i suoi elementi e la parte del carico costituito dai tronchi di legno di bosso.
IL RITROVAMENTO
La nave romana di epoca imperiale è stata rinvenuta in maniera fortuita nell’immediata periferia di Comacchio, a lato della strada verso Ferrara in Valle Ponti, nel 1981, durante i lavori di manutenzione dei canali di bonifica .
La nave naufragò, probabilmente a causa di una mareggiata e si arenò presso la foce del fiume durante il suo tragitto verso il Po.
Si tratta di un’imbarcazione della lunghezza di venti metri circa, a propulsione velica e a fondo piatto per la navigazione in acque interne o sottocosta.
Il veloce insabbiamento della nave permise la conservazione dei carico, ora esposto nelle sale del museo, e dello scafo, ad albero unico e vela quadrata, custodito in un padiglione-laboratorio adiacente.
Grazie alla curiosità e al senso civico di alcuni cittadini che diedero tempestivamente notizia al competente Museo Archeologico Nazionale di Ferrara dell’emergere di frammenti di ceramica legno nel corso di lavori di sistemazione di un canale collettore, è stato possibile recuperare la barca nel corso di tre campagne di scavo condotte dalla Soprintendenza stessa nell’arco di una decina di anni.
Il primo saggio di pochi metri quadrati è stato effettuato in quello stesso 1981 per verificare la natura del rinvenimento.
È apparso subito evidente che si trattava di qualcosa di molto importante: una nave mercantile di epoca romana che aveva conservato interamente il carico commerciale e anche molti oggetti di uso quotidiano, parte dell’armamento della nave o utilizzati nelle molteplici funzioni della vita di bordo. I bolli commerciali impressi sui lingotti di piombo del carico consentivano di datare il viaggio della nave in un arco di tempo preciso: l’epoca di Ottaviano Augusto prima della morte di Agrippa, suo collaboratore e genero, entro il 12 a.C. La successiva campagna di scavo condotta nel 1986/87 ha interessato il recupero del carico e degli oggetti d’uso quotidiano da parte dei marinai e dei passeggeri. Infine l’ultima ha visto nel 1988/89 lo smontaggio e il recupero del pagliolato interno alla stiva e dello scheletro. Attorno al guscio esterno portante dell’imbarcazione è poi stato costruito un sistema di rinforzo e una gabbia metallica per il suo sollevamento dal terreno e per il trasporto nel laboratorio di restauro a Comacchio, dove si trova tuttora sottoposto ad un complesso intervento di recupero insieme con le parti staccate. A seguito di un’ampia campagna di restauro, riordino a catalogazione, è stato possibile oggi recuperare ed esporre la quasi totalità dei reperti del carico.
IL RESTAURO
La nave è costruita con l’antica tecnica a cucitura sino alla cinta di galleggiamento. La parte portante è costituita dal guscio esterno, lo scheletro costituito da madieri e ordinate serve da rinforzo.
La Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna in collaborazione con l’Istituto Centrale per il Restauro, facenti capo entrambi all’allora Ministero per i Beni Culturali, hanno deciso all’inizio degli anni ’90 di centare il recupero e il restauro dell’intero guscio esterno portante della nave, senza smontarlo o sezionarlo.
Attorno al guscio è stata realizzata una copertura in vetro resina, rinforzata con contrafforti, entro la quale vengono immesse le sostanze di consolidamento. Sia il guscio portante come anche le parti staccate (pagliolato interno, staminali e madieri componenti lo scheletro) sono trattati ad impregnazione con glicole polietilenico (PEG) diluito a caldo in acqua depurata. Il laboratorio si trova in un edificio annesso al museo del carico. Alla fine del trattamento il guscio in vetroresina verrà smontato, le parti staccate saranno dove possibile ricollocate nello stato originario.
VITA QUOTIDIANA
A bordo si cuocevano i cibi, come testimonia la presenza di una cambusa a poppa fornita di un piano di cottura in argilla refrattaria e coperta da tegole, a protezione dagli incendi. C’era un calderone di bronzo da fuoco.
Vi sono anche strumenti per la pesca (ami in bronzo tenuti in ordine in un cestino di vimini, pesi da rete) tra cui un’ancoretta per la cattura di grossi pesci, polpi o calamari. Inoltre è stata trovata una nassa piena di mitili, pronti per essere consumati.
Si sono ritrovati alcuni importanti strumenti per l’attività commerciale come i calamai per la registrazione di carico e scarico di merci il giornale di bordo.
Per la pesatura delle merci si usava una bilancia a una coppa con asta a due portate e un peso in calcare per la vendita dei lingotti di piombo.
Si sono conservate parti di abbigliamento in cuoio, un materiale robusto e impermeabile quando ingrassato. In cuoio doppio sono i grembiali, in cuoio le sacche da viaggio, le parti rimaste di un giubbetto. In cuoio naturalmente le scarpe. Le robuste caligae allacciate alte sulla caviglia, in qualche caso sono chiodate, come quelle dei militari, e veniamo a sapere che si indossavano con all’interno una calzino o una pantofola morbida in cuoio. C’è una piccola scarpa chiusa e un affusolato sandalo ad infradito che hanno tutta l’aria di essere appartenuti rispettivamente ad un bambino e ad una donna. È l’indizio più importante della presenza di passeggeri a bordo. Come testimoniano le fonti, i civili che avevano necessità di viaggiare per lunghi tratti, si imbarcavano su navi commerciali, attendendo in porto anche per giorni una barca che partisse per la loro destinazione.
Chi viaggiava sulla nave portava con sé un bagaglio di uso personale contenuto in sacche di cuoio. La presenza di balsamari per oli profumati e di strigli, e addirittura del set balsamario più strigile di fine fattura in bronzo contenuti in una custodia di cuoio, testimonia dell’usanza diffusa nel mondo greco romano di detergersi e ammorbidire la pelle con abbondante olio da raschiare via con la stingile.
Le cassettine di legno ritrovate sulla nave invece dovevano contenere sostanze medicamentose.
CARICO COMMERCIALE
Le partite di vino, legno e piombo potevano avere un’unica destinazione principale, ma oltre a ciò è assai probabile che i barcaioli praticassero un commercio al minuto con piccole vendite nel corso di frequenti scali lungo la strada. Le “merci di accompagno” erano costituite da ceramica di pregio, sia di produzione locale che eterodossa, tempietti portatili in miniatura, qualche fiala di olio profumato, una congerie di pentole, piatti, contenitori per liquidi, forse vuoti o forse pieni di semi, farine o altro, carne di pecora, bue, maiale, gallo.

Info:
Da Aprile a Ottobre: Aperto da martedì a domenica: 9.30-13/15-18.30. Chiuso il lunedì. Nei mesi di luglio e agosto il museo è aperto anche il lunedì.
Da Novembre a Marzo: Aperto Venerdì Sabato Domenica e festività natalizie: 9.30-13/15-18.30. (Chiuso il 25 Dicembre e la mattina del 1 gennaio)
Su prenotazione, sempre aperto per gruppi organizzati e scolaresche.
Comacchio – Via della Pescheria, 2 – tel. 0533 311316 – 0533 81302 – E-mail:fortunamaris@comune.comacchio.fe.it

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