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BORGOSESIA (Vc). Archeologi dal mondo nelle grotte del Fenera.

E’ iniziata ieri la terza campagna di scavi archeologici nella grotta della «Ciota Ciara», sul monte Fenera a Borgosesia. Anche quest’anno le ricerche, dirette da Marta Arzarello dell’Universita’ degli Studi di Ferrara, vengono svolte in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni archeologici del Piemonte e proseguiranno per un mese.
Durante queste settimane di scavi, sul Fenera arriveranno studenti e ricercatori provenienti da universita’ italiane ed estere, come l’Universita’ degli Studi di Ferrara, Istituto Politecnico di Tomar, Universita’ Sapienza di Roma, Universita’ di Milano, Muse’um national d’histoire naturelle de Paris. I ricercatori alloggiano al rifugio Fenera e nelle tende allestite nei pressi dell’edificio. Lo scavo, organizzato grazie al fondamentale supporto del Comune di Borgosesia, del Gasb (Gruppo archeo speleologo Borgosesia), del Parco naturale del Monte Fenera e della Fondazione banca Intra Onlus, permettera’ di ampliare la zona d’indagine nell’atrio della grotta della «Ciota Ciara» e di arricchire lo spettro dei dati gia’ raccolti durante le precedenti campagne di scavo, grazie allo studio dei materiali nei laboratori dell’Universita’ degli Studi di Ferrara.
«Le grotte del monte Fenera dice il sindaco di Borgosesia e archeologa Alice Freschi -rappresentano l’unica testimonianza della presenza dell’Homo Neanderthalensis in Piemonte; in particolare la Ciota Ciara ha permesso di fare una prima ricostruzione del comportamento tecnico e di sussistenza di questa specie».
La grotta e’ stata probabilmente occupata per brevi periodi, circa 60 mila anni fa, e l’uomo ha sfruttato materie prime locali (quarzo e selce) per confezionare strumenti essenzialmente finalizzati alle attivita’ domestiche.
Il comportamento tecnico adottato, seppur fortemente influenzato dalle caratteristiche fisiche delle materie prime utilizzate, rientra perfettamente nella variabilita’ del Musteriano, cultura tipica dell’Uomo di Neanderthal e caratterizzata dalla coesistenza di numerosi metodi di scheggiatura e dalla presenza di una discreta quantita’ di strumenti ritoccati quali raschiatoi e denticolati. Durante l’occupazione della grotta, l’ambiente circostante era caratterizzato da una foresta e, piu’ a valle, da zone relativamente aperte. Il clima era relativamente umido e temperato, come si puo’ dedurre dalla microfauna e dalla presenza di macro mammiferi quali l’orso (con due specie differenti), il capriolo, il cervo, il bisonte e il lupo.
Gli appassionati di archeologia ed i curiosi anche quest’anno potranno visitare lo scavo durante l’intera campagna, fino a meta’ luglio.

Info e prenotazioni: 339-3371199.  

Fonte: La Stampa, 14-06-2011

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