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BLERA (Vt). La necropoli della Lega, la via cava buia e il Colombario.

blera

Le origini di Blera sono databili intorno all’VIII-VII secolo a.C., come dimostrano le numerose necropoli site intorno all’abitato. Sebbene sul pianoro della città siano stati rinvenuti resti attribuibili ad un importante insediamento della tarda età del bronzo, l’abitato storico non sembra prosperare in diretta continuità con quello. Infatti solo dopo un periodo di apparente abbandono del territorio (X-IX secolo a.C., periodo iniziale del Primo Ferro, in cui la maggior parte della popolazione concorre a formare i centri protourbani costieri), è documentata la nuova e prolungata fase di occupazione dello sperone di roccia tufacea alla confluenza dei torrenti Biedano e Rio Canale.
Il nome latino Blera, citato da diverse fonti dell’epoca (Strabone, Plinio il Vecchio, Tolomeo, Tabula Peutingeriana), si conserva fino al Medioevo quando troviamo Bleda, quindi Bieda, fino al 1952, allorché la città riassume il nome originario.
Siamo lungo il Biedano, lungo la riva opposta a Blera, sorpassando il paese si arriva al fiume che si attraversa su di un solido ponte.
Al di là si vede subito sulla destra una chiesetta mentre sulla sinistra, dietro alcuni cartelli segnaletici del Progetto Mirabilia, parte la via cava buia, lunga circa 800 mt, con annessa necropoli della Lega. Infatti la necropoli della Lega, di cui ci è ignota la etimologia del nome, e la via cava Buia sono praticamente la stessa cosa.
Nella sua parte bassa si osserva la necropoli della Lega, con i suoi cunicoli, le tombe a camera di età arcaica e una tomba a tumulo. Allo sbocco della via cava, un sentiero segnalato raggiunge un monumentale colombario.
Il Colombario era una forma monumentale di sepoltura collettiva creata in età ellenista. Usati per tutto il periodo imperiale romano solo successivamente furono riutilizzati per l’allevamento dei colombi.
L’accesso al colombario per fortuna ora è agevolato da una scala in ferro; superato il dislivello, si sale per gradini molto consunti entrando lateralmente rispetto alla stanza centrale, e qui lo spettacolo si apre davanti agli occhi. La forma allungata con il vano di accesso dei colombi aperto sulla punta e la parte tergale divaricata con un muro in mezzo.
Le pareti sono tutte traforate da nicchie regolari poste in fila e su più livelli sovrapposti fino ad occupare ogni possibile spazio nel tufo.

Autore: Silvio Terriaca

Fonte: Amici del rupestre in rete, 16 gen 2021

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