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ATELLA (Ce). A caccia della città antica.

Atella riaffiora dalla terra. Conquistata, distrutta, ricostruita, risorta, bruciata, derubata e, poi, cancellata dalla terra e dal ricordo. Ma, oggi, finalmente il destino sembra accendere una nuova luce di speranza per la città antica, tra le più importanti del mondo antico, rinomata nel mondo letterario per essere stata la culla del teatro italico con le sue Fabule.
Il loro sogno sarebbe quello di destinare tutta la zona a parco archeologico, acquistare i terreni, far proseguire gli scavi». «Loro» sono gli amministratori atellani degli anni sessanta, del cui pensiero si ha traccia nelle cronache giornalistiche che accompagnarono la prima campagna di scavi del 1966. E dopo circa mezzo secolo il sogno degli atellani diventa finalmente realtà: il parco archeologico è in costruzione, i terreni espropriati e recintati, e da ieri è iniziata una nuova e più articolata campagna di scavi.

Un evento di grande portata storica, culturale e scientifica, destinato ad incidere lo sviluppo e il tessuto sociale di quel nucleo di comuni (Sant’Arpino, Succivo, Orta di Atella e Frattaminore) sorti dalle rovine di Atella, in quel fazzoletto di terra che un tempo costituiva l’ombelico della Campania felix. A Sant’Arpino, cittadina in cui ricade il sito archeologico atellano, la “storicità” del momento era tutta neo volti, tesi ed emozionati, di quanti a diverso titolo ieri si sono radunati lungo l’area dello scavo, “sopra – per dirla con le parole dello storico F.P. Maisto – le rovine ove ancora suona l’eco lontana delle glorie antiche”.

Le speranze del rilancio economico dell’intera area sono tutte racchiuse nell’esito di questi scavi”: sentenzia Eugenio Di Santo, sindaco di Sant’Arpino, capofila dell’accordo di programma sottoscritto dai comuni atellani e dalla soprintendenza archeologica delle province di Napoli e Caserta.

Mentre gli archeologi, capeggiati da Luigi Lombardi , incominciavano con pala e cazzuola a sollevare la terra, l’assessore ai lavori pubblici Elpidio Iorio, affiancato dal collega con delega alla cultura Giuseppe Lettera e dal responsabile di zona della soprintendenza archeologica Enrico Stanco, fiducioso ha affermato: “vorremmo che dalle coltri di terreno venisse a galla, come per magia, il tempio del teatro per antonomasia si potrebbe, forse, a ragione veduta, parlare della più importante scoperta archeologica nel nuovo millennio”.
Del teatro – dove furono rappresentate le Atellane e dove si vuole che Virgilio abbia letto in anteprima le Georgiche all’imperatore Ottaviano Augusto – si ha memoria solo negli scritti degli storici e dei letterati romani, tra cui Svetonio, il quale racconta che quando Tiberio morì a Misenum taluni proposero di trasportarne il cadavere ad Atella e di cremarlo nell’anfiteatro. Episodi riecheggiati a più riprese, ieri mattina, in special modo dai rappresentanti dei sodalizi locali che in questi lungih decenni non hanno mai smesso di cullare la speranza di vedere concretizzarsi il sogno del parco, come nel caso dell’Archeoclub di Atella e dell’Istituto di Studi Atellani, presenti con i rispettivi presidenti Giuseppe Petrocelli e Franco Montanaro.

Fonte: Corriere del Mezzogiorno, 22/01/2010

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