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ASCEA (Sa). Un tempietto del IV-III secolo a. C. con resti di ceramiche votive e un brucia-incensi scoperto su un colle vicino a Velia.

ascea

Si sono da poco concluse le ricerche in concessione dell’Università di Salisburgo, dirette dal prof. Alexander Sokolicek, presso la cosiddetta “Casa Mingazzini” nella zona periurbana di Velia, nel comune di Ascea, in provincia di Salerno. Il progetto, che ha preso avvio quest’anno, prevede lo scavo e lo studio di un edificio, già individuato circa 100 anni fa da P. Mingazzini e inquadrato come casa.
L’edificio si trova su un piccolo poggetto, misura ca. 20 x 15 m. ed è composto da un insieme di ambienti aperti e chiusi. In realtà non si tratterebbe di edificio abitativo, ma di tempietto. Lo ha comunicato oggi la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Salerno e Avellino.
“Le recenti ricerche e la rilettura della struttura lo hanno indicato come luogo di culto e non pertinente all’edilizia privata come proposto dal Mingazzini. – afferma la Soprintendenza – Le nuove indagini, svolte nei mesi di Giugno e Luglio 2023, confermano questa ipotesi datando il luogo di culto tra il IV e il III sec. a.C. sulla base del rinvenimento di significativi reperti ceramici, tra cui anche un bruciaprofumi. Peraltro la struttura della cosiddetta “Casa Mingazzini”, con un ambiente lastricato, trova paragoni stretti con diversi santuari della Lucania centrale”.
“Sebbene le ricerche siano solo all’inizio – conclude la Soprintendenza – si può già affermare che esse saranno fondamentali per gettare luce sulla conoscenza e l’interpretazione di questo importante edificio situato nella prima parte della valle della Fiumarella, subito fuori l’antica città di Velia”.
Velia è famosa per essere la patria della scuola di filosofia di Parmenide e Zenone. Oltre alla scuola eleatica, il sito archeologico di Velia narra ancora oggi la storia di una grande città della Magna Grecia con i suoi cittadini, la sua vita quotidiana, i suoi spazi pubblici e privati.
La fondazione risale circa al 540 a.C. ad opera degli abitanti di Focea, città dell’attuale Turchia, che lasciano la madrepatria perché assediati dai Persiani. Dopo un lungo viaggio a bordo di navi molto veloci, gli esuli arrivano nel mar Mediterraneo e si insediano nella baia a sud del golfo di Poseidonia, sulla costa del Cilento. La città è chiamata Hyele, dal nome di una sorgente, e poi Elea e Velia in età romana.
La città occupa una parte alta, l’acropoli, e i retrostanti pendii collinari ed è circondata da un ampio circuito di mura che segue il profilo naturale dei suoli. Al suo interno, lo spazio urbano si articola in tre quartieri distinti, ancora oggi visibili, messi in comunicazione tra loro da valloni, uno dei quali monumentalizzato dalla costruzione della straordinaria “Porta Rosa”, il più antico esempio di arco a tutto sesto d’Italia.

Info:
PARCO ARCHEOLOGICO DI PAESTUM & VELIA
Via Magna Grecia, 919 – 84047 – Capaccio Paestum (SA)
Tel. 0828 81 10 23

Fonte: www.stilearte.it, 18 lug 2023

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