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Andrea CONTORNI. THANUNIA E LARTHIA, le donne etrusche.

thanunia

Teopompo fu uno storico greco vissuto tra il 404 e il 320 a.C. Visse alla corte di Filippo II di Macedonia ed ebbe a che fare anche con Alessandro Magno. Fu uno storico apprezzato nell’antichità ma non da tutti a causa del suo carattere “particolare”. Polibio lo presenta come fazioso e maldicente, scaltro, ancorché malcelato e adulatore! Moralista all’ennesima potenza, Teopompo nelle sue opere era solito accusare gli altri di depravazione. E trattando gli Etruschi, se la prese con le loro donne. A sua detta si concedevano talmente a tanti uomini da non sapere neppure chi fossero i padri dei loro figli. Erano molto belle e curate e “giustamente” amavano mostrarsi nude! Tracannavano vino fino ad ubriacarsi e non solo condividevano la mensa col proprio consorte ma anche con altri signori.
Simile accusa la ritroviamo in Aristotele, in forma meno colorita.
Timeo aggiunse che gli Etruschi amavano farsi servire da schiavi svestiti.
E il romano Plauto considerava le etrusche delle prostitute a caccia di dote. La donna etrusca di buona estrazione sociale, al contrario di quella greca, non era sottomessa al marito e non viveva la sua esistenza chiusa in casa a tessere la tela, unicamente occupata nella conduzione delle faccende domestiche. Vestiva come voleva e partecipava ai banchetti conviviali e alle cerimonie pubbliche. Assisteva agli spettacoli e ai giochi sportivi. Era attiva nella vita pubblica, dotata di un proprio nome e di un cognome che poteva trasmettere ai figli. Era titolare di atti di compravendita e di successione ereditaria. Poteva possedere un’attività, oltre a essere la regina della casa. Una volta morta aveva il suo sarcofago. Pettinata alla moda, ingioiellata e ben vestita, la donna etrusca viveva con armonia e gaiezza la sua esistenza.
Le camere sepolcrali di Tarquinia con le loro pitture ne sono un esempio: uomini e donne sdraiati insieme sui triclini, festeggiano gioiosi, circondati da indaffarati servi. Per non parlare dei “Sarcofagi delle donne Seianti“, provenienti da Chiusi e considerati capolavori assoluti dell’arte plastica etrusca. Due donne di ricca famiglia, forse sorelle, Thanunia e Larthia, sono ritratte distese, nell’atto di scostarsi il velo dalla testa. In mano tengono entrambe uno specchio per ricalcare quanto tenessero alla loro bellezza. La resa delle vesti è incredibile con sinuosi quanto complicati panneggi. Le due donne mostrano fiere i gioielli (orecchini, collana, diadema, armilla), simbolo del loro status.
Le esternazioni degli autori greci e romani, scandalizzati dalle differenze tra la loro concezione delle donne nella società e quella degli Etruschi, lasciano il tempo che trovano.
Nella società Etrusca la donna era libera, indipendente ed emancipata, di sicuro lontanissima dalla visione maschilista ed ellenocentrica di Teopompo. Una libertà sconosciuta in altre civiltà dell’antichità che subì dei ridimensionamenti quando gli Etruschi conobbero Roma. E che si perse quando gli Etruschi divennero Romani.

Bibliografia:
– “Etruschi” di Reymond Bloch, 1972.
– “La donna etrusca“, F. Giannini e I. Baratta. Finestre sull’Arte.
– “Donne etrusche e donne greche“, Valentino Nizzo. ArcheoFerrara.

Autore: Andrea Contorni

Fonte: Il Sapere Storico

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