Archivi

ADRIA (Ro). Nuovi Musei.

È bello il museo di Adria rinato a nuova vita. Bello davvero. Allestimento semplice, lineare, quasi sommesso. Ma illustra con garbo, e rifuggendo da facili iperboli, perché in antico il porto di Adria fu davvero importante. Perché fu proprio lei a dare il nome al mare Adriatico.
Mostra corredi tombali ricchissimi raccontandone la storia. Mostra oggetti anche frammentari (l’Adria antica è obliterata dalla città moderna) ma li fa parlare. Usa le epigrafi per ricostruire la vita quotidiana della gente. E bisognerebbe premiare l’autore dei testi.
Comunicatore sobrio, maestro di sintesi e chiarezza. Conduce il visitatore per mano lungo tutta la storia antica, dall’età del bronzo all’ellenismo. Coglie con garbo le vicende salienti dell’internazionale mediterranea in ogni secolo, e come Adria s’inseriva in equilibri geopolitici mai grandi per lei. Così si vede crescere la città, felicemente collocata all’incrocio di vie commerciali provenienti dai quattro punti cardinali, e tra lagune e canali dove la navigazione era sicura.
Si capisce perché già i Micenei avevano messo piede in zona, interessati all’ambra che giungeva dal Baltico, e secoli dopo i Greci non avevano scordato la via, e gli Etruschi vollero esserci. Attendiamo solo di veder completata l’opera col piano terra del museo dedicato all’età romana. Mentre per ora nello stesso luogo ammiriamo i tesori antichi del museo di Belgrado.

Balkani s’intitola la mostra, che presenta le meraviglie confluite nella capitale in decenni di scavi nella ex Jugoslavia. Ori a profusione da sepolture di signori celti che, nei secoli tra il VI e il I a.C., non si negavano né i metalli preziosi né i migliori artigiani di Grecia e Magna Grecia. Maschere funerarie, gioielli, decori di ville e palazzi.
Peccato che l’allestimento non sia all’altezza delle bellezze esposte. Solo gli ori di Novi Pazar risaltano a dovere. Il resto è infelicemente collocato e tristemente illuminato. Lo spettacolare cratere in bronzo di Trebenite, pezzo unico che da solo varrebbe una mostra, pare quasi messo lì per caso. Mentre quando fu esposto per un giorno a Roma, colmava un’intera stanza della sua arte.
I due satiri in bronzo, quasi gemelli di quello di Pompei, sono nascosti ciascuno dietro una colonna e quasi sfuggono alla vista.
Le due maschere da parata, capolavori di età traianea e adrianea, avrebbero meritato anch’esse maggior respiro. Per non parlare del ritratto bronzeo del padre di Traiano, superbo decoro del famoso ponte sul Danubio che, benché a molti sfugga, ha oggi un lato serbo oltre a quello romeno.

Adria ha saputo cogliere al volo l’occasione, unica davvero, offerta dalla ristrutturazione in corso al museo di Belgrado. Quando nel 2011 il museo rinascerà, difficilmente i suoi tesori usciranno dalle sue mura. Ci auguriamo che fino a quella data possano viaggiare ancora, splendidi messaggeri di un’istituzione culturale attiva e propositiva. Però, per favore, cambiate allestimento. E aggiungete qualche mappa, e chiare didascalie.


Fonte: Il Sole – 24 Ore 09/09/2007
Autore: Cinzia Dal Maso

Segnala la tua notizia