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Seguendo le tracce degli antichi …

Incontri dedicati alle testimonianze archeologiche che ci giungono dal passato

La Società Friulana di Archeologia, volendo valorizzare gli studi di giovani laureati, organizza, da quest’anno, degli incontri legati all’archeologia in tutti i suoi aspetti, per far conoscere al pubblico argomenti poco noti, ma di notevole interesse.

III edizione, sessione autunnale 2013

SEDE DI UDINE

– Giovedì 19 settembre 2013, ore 17, in Torre: Temi iconografici particolari in ambiente greco ed etrusco
Luigi Zotta, Il vino dei Greci. Funzione e intenzione delle immagini nell’iconografia del simposio sulla ceramica attica d’età classica.
Un calice di vino racconta millenni di storia umana. Partendo da questo assunto, cercheremo di analizzare come, nell’ambito della cultura greca antica, sia possibile circoscrivere un nucleo di nozioni fondamentali sull’origine, l’uso e l’importanza del vino e come, attraverso le immagini che provengono dalla ceramografia, sia possibile analizzare il cammino percorso da questa bevanda e i significati simbolici, sociali, mitologici e religiosi trasposti nell’immaginario degli artisti ceramografi del tempo che lo utilizzarono come metro di giudizio di una società oramai all’apice della sua maturità.
Cercheremo di capire come il vino abbia avuto un ruolo “sociale” nella vita del cittadino e della polis greca tanto da costruire riti propri, associarne una divinità su cui si è da sempre dibattuto ossia Dioniso e come abbia scandito momenti fondamentali nell’esistenza di coloro che ne hanno fatto un rimedio alla inevitabile caducità della vita.

Ilaria Piccolomini, La donna e l’acqua. Evoluzione delle immagini sulla ceramica greca.
Dalla seconda meta del VI sec. a.C. l’episodio dell’agguato di Achille a Troilo con la sorella Polissena diminuisce fortemente nel repertorio figurato per dar spazio a scene di donne alla fontana, sviluppando l’iconografia del water-carrying, circoscritta limitatamente alle figure nere. Con l’avvento delle figure rosse, il tema della donna alla fontana subisce un drastico cambiamento non solo numerico, ma anche iconografico: la fontana viene sostituita dal louterion. Diverse sono sia le interpretazioni della donna alla fontana, che la collocano fuori dal suo oikos, sia della donna al louterion, spesso raffigurata con il paquetages tipico dell’atleta.

Annalisa Tasso, Le Porte dell’Ade. Diffusione di un tema iconografico da Oriente a Occidente (VII-V secolo a.C.).
L’Ade, il regno dei morti secondo i Greci, cinto da mura e protetto da possenti porte. Egitto, Vicino Oriente, area fenicia mostrano diversi punti in comune con l’immaginario greco ed etrusco utilizzato per descrivere l’Aldilà e ne costituiscono il background. La terra dei morti posta sottoterra all’estremo limite occidentale del mondo conosciuto, nel luogo dove il sole tramonta; il viaggio che il defunto deve compiere per raggiungerla, spesso in barca in un ambiente paludoso e pericoloso, dopo aver effettuato una katábasis; l’approdo all’altra sponda di quello che, secondo le tradizioni, può essere identificato con un mare, un lago o un fiume; l’arrivo davanti alle Porte dell’Ade, porte della città o del regno dei morti.
Il tema iconografico delle Porte dell’Ade si diffonde in ambiente greco, etrusco ed in Asia Minore nel VI secolo a.C. Questi ambienti, solo apparentemente distanti tra loro, sono ormai da qualche secolo legati da importanti rapporti commerciali che hanno nel mar Mediterraneo la via per lo scambio, non solo di oggetti più o meno preziosi, ma anche di uomini, esperienze religiose e repertori iconografici. La raffigurazione delle Porte dell’Ade si trova solo in contesti funerari. Si vedrà come gli artigiani o artisti dell’epoca avevano immaginato e di conseguenza creato nelle loro opere queste porte. Per quanto riguarda i Greci si tratterà della rappresentazione della Porta dell’Ade sulla ceramica, per il mondo etrusco si prenderanno in considerazione le porte dipinte all’interno delle tombe e quelle scolpite nella nuda roccia, che, come si cercherà di spiegare, possono considerarsi passaggi di collegamento per un mondo altro e quindi Porte dell’Ade.
Per rispettare l’usanza antica del banchetto e celebrare le tipicità gastronomiche italiane, la serata si concluderà con un rinfresco a base di prodotti regionali.

– Giovedì 26 settembre 2013, ore 18, in Torre: Virginia Fileccia Ushabti: un prezioso aiuto per i defunti.
Gli ushabti sono statuette funerarie che compaiono già nel Medio Regno come sostituti del defunto nei lavori dell’Aldilà, quali arare i campi, coltivare il cibo che serviva per il suo sostentamento. Ben presto, durante il Nuovo Regno, da semplici sostituti divennero dei veri e propri servitori del defunto riuniti in squadre (in alcuni casi composte anche da 365 ushabti) che venivano organizzate e comandate da un capo, ben riconoscibile dal suo abbigliamento particolare. Fondamentale era la formula magica, iscritta sul loro corpo, che serviva a farli “vivere”. Col tempo divennero sempre più elaborati e ricchi e si può notare un’evoluzione nel materiale impiegato per la loro realizzazione.
Importante: tutti potevano possedere degli ushabti, senza alcuna distinzione in base al sesso!

– Giovedì 10 ottobre 2013, ore 18, in Torre: – Giovanni Filippo Rosset, Un mistero dell’antichità: le decorazioni sui coperchi d’anfora.
I coperchi d’anfora di età romana rappresentano una classe di manufatti che non ha mai ricevuto un’adeguata attenzione da parte degli studiosi che si sono concentrati su materiali “più nobili” come la ceramica, le anfore, i bolli, etc.… In questi ultimi anni nuovi studi hanno affrontato i problemi legati alla classificazione, al confronto e all’interpretazione di queste decorazioni estremamente varie che vanno  da una semplice linea a disegni geometrici elaborati, da una singola lettera fino a iscrizioni più complesse, non sempre chiaramente interpretabili. Gli ultimi dati acquisiti sembrano indicare che questo fenomeno sia collegato in particolar modo alla produzione di anfore in ambito adriatico, anfore che poi venivano esportate in tutto l’impero romano. Tuttavia, resta ancora sfuggente la funzione di queste decorazioni poiché è ancora incerto se fossero collegate al produttore dell’anfora, al contenuto, al commerciante oppure avessero una valenza apotropaica.

-Giovedì 24 ottobre 2013, ore 18, in Torre: Chiara Cecalupo, EX MACHINA – Arte antica alla Centrale Montemartini (Roma).
La sede distaccata dei Musei Capitolini presso la Centrale Elettrica Montemartini sull’Ostiense (Roma) è l’esempio palese di come una sapiente musealizzazione possa non solo coniugare arte antica e patrimonio industriale, ma rendere didattico l’allestimento e il percorso, insegnando, attraverso la disposizione dei pezzi, lo sviluppo della scultura romana, lo stretto rapporto con l’arte greca e l’evoluzione della topografia delle zone centrali di Roma.
L’intervento vuole mostrare come contenitore e contenuto, entrambi parti importanti della storia della Capitale, creino armoniosamente un nuovo modo di fare il museo archeologico, di stampo europeo, che mira a “far parlare” le collezioni e al coinvolgimento totale del pubblico partendo, però, dalla più solida base scientifica e storica.

– Sabato 26 ottobre 2013, ore 17, in Torre: Francesca Tomei, Gli scambi commerciali tra Rodi e l’Italia tirrenica durante l’età ellenistica.
L’incontro si propone di delineare i rapporti commerciali tra Rodi e l’Italia tirrenica tra IV e I sec. a.C. attraverso lo studio delle fonti letterarie (in particolare Polibio, Diodoro e Strabone) ed epigrafiche di Rodi e l’analisi dettagliata della presenza di anfore rodie in relitti e siti terrestri del tratto di costa che va dalla Sicilia occidentale all’Etruria settentrionale. Lo scopo finale è di definire l’entità e la modalitò degli scambi tra le due aree del Mediterraneo nelle fasi iniziali di espansione commerciale e politica di Roma.

– Giovedì 31 ottobre 2013, ore 18, in Torre: Anna Miaczewska, Le donne gladiatrici nei munera romani: una nuova evidenza.
Nel mondo romano il fenomeno del coinvolgimento femminile nei munera in qualità di combattenti era diffuso e popolare. Il numero limitato di testimonianze letterarie a disposizione per lo studio del ruolo delle gladiatrici nei giochi ha portato ad interpretazioni limitate e ad una spiegazione solo parziale della loro importanza. La recente testimonianza archeologica della rappresentazione di due gladiatrici su un disco di lampada a olio proveniente dall’Asia Minore, fornisce nuove informazioni sull’iconografia delle gladiatrici e aiuta a stabilire ulteriori relazioni tra l’iconografia e lo strumento sul quale la stessa è raffigurata. Questo scritto esamina il ruolo dell’immagine di una gladiatrice e la popolarità dei temi gladiatori sulle lampade, come oggetti di carattere pratico, che attestavano come il fenomeno dell’arena andasse ben al di là dell’interesse ordinario, essendo comunemente noto a tutti i gruppi della società romana. Lo studio si focalizza sull’interpretazione dell’iconografia del gladiatore donna: i dettagli che ci permettono di distinguere le figure come femminili, il loro abbigliamento, la postura e ulteriori confronti tra i gladiatori maschi e femmine sui dischi delle lampade. L’interpretazione del disco della lampada solleva interrogativi riguardanti lo stile di combattimento delle gladiatrici, le loro possibili azioni come Amazzoni durante i munera e l’impatto che le gladiatrici potrebbero avere avuto sulla grandiosità dello spettacolo. Porta alla luce nuove testimonianze che spiegano il grado di partecipazione delle lottatrici nei combattimenti dei gladiatori, aiutandoci a definire questa materia conosciuta, e tuttavia spesso ancora sottovalutata.

– Giovedì 7 novembre 2013, ore 18, in Torre: Marta Macrì, Archeologia della produzione metallurgica nella Sardegna Medievale: il Sulcis Iglesiente nei secoli XIII-XV.
Lo sfruttamento minerario pre-industriale nella porzione di territorio del Sulcis-Iglesiente ciclicamente è stato interessato dallo sfruttamento dei giacimenti minerari presenti nel sottosuolo, in particolar modo sono state coltivate le miniere di galena argentifera.
In questa occasione si vuole analizzare il ciclo produttivo minerario durante il periodo medievale, nello specifico i settant’anni durante i quali il territorio è stato controllato dai Pisani (1258-1327).
Questa ricerca si è svolta analizzando, secondo i criteri di indagine dell’Archeologia della produzione e dell’Archeometallurgia, cinque siti minerari pre-industriali (Barega, Guardia de Mesu, Sa Fossa-Teula, Sirri e Is Fonnesus).

– Giovedi 14 novembre 2013, ore 18, in Torre: Sara Doddi, I triconchi cristiani in età tardoantica: caratteri architettonici e funzioni.
L’intervento inizia con una dettagliata descrizione della tipologia architettonica sulla base delle diverse caratteristiche riscontrate nei numerosi casi di triconco rinvenuti in Italia.
L’attenzione è, poi, posta sulla diffusione della categoria architettonica in termini di tempo, caratteristiche e utilizzo, sottolineando la possibile relazione tra la tipologia e la sua funzione.
Infine particolare rilievo viene dato ai triconchi di carattere funerario e all’influenza che questi possono aver avuto nell’utilizzo del medesimo schema architettonico in ambito martiriale, con la realizzazione di strutture trilobe a protezione di tombe venerate o atte a custodire sacre reliquie.

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