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Paolo CAMPIDORI. Ipotesi lastra Montesenario.

Durante la metà del sec. VI d.C. la zona interessta dalle principali arterie di comunicazione, specialmente il tratto trasversale che da Legri , attraverso la Val di Marina e il Carlone si ricongiungeva all’arteria di Montesenario, che portava verso il nord (Mugello, Felsina, ecc) doveva essere molto devastata dalle invasioni Longobarde.
Una testimonianza evidente ci è data da una lapide appartenente a un Santo Diacono e Martire, il cui nome era Raimberto, il quale era a servizio della Chiesa, o come diremmo oggi, Pievano della importantissima chiesa paleocristiana di San Severo a Legri. Il martire levita, quindi sacerdote di quella chiesa, fu martirizzato il giorno 11 di settembre.  
La lapide si trovava ancora nella Pieve di Legri (Calenzano), pieve che aveva stretti legami con la Pieve di Vaglia,  pieve che allora, metà del 1700, fu visitata dal celebre erudito mugellano, nonché pievano delle pieve di Olmi, il Rev. Brocchi, il quale ci ha lasciato un importantissimo libro “La descrizione del Mugello, ecc., la cui pubblicazione risale appunto al 1748.
Dicevamo che questi erano tempi molto turbolenti per queste zone mugellane e lo stesso Brocchi ci riporta l’iscrizione, o meglio la traduzione della stessa, essendo la scrittura in caratteri romani caratterizzata da molti simboli e abbreviature. “Il 3 di settembre, in Cristo (il nome Cristo è indicato con un simbolo, con una P maiuscola e con una crocellina  inserita dentro la pancetta della P) riposano in buona pace le sacre ossa del levita e martire Raimberto. Che il Signore gli dia pace eterna”.
Nello stesso periodo a Montesenario, che oramai doveva essere una fortezza smantellata romana (un castellare), si erano, con buona probabilità rifugiati, nelle grotte e fra i ruderi della fortezza, molta gente che abitava le zone limitrofe. Siamo del VI sec. d.C.
I Longobardi appartenevano ad una delle più feroci orde barbariche che invasero i nostri territori. Per sfuggire a questi sanguinari e assassini, la gente cercò rifugio dove meglio potette e nei luoghi che ho sopra descritto. Fra questi poveretti in fuga, terrorizzati, è ipotizzabile che ci fossero cittadini romani: servi, padroni, schiavi. Una buona parte di questi dovevano essere di religione pagana, e ancora legati alle vecchie credenze della religione romana, altri invece dovevano essere cristiani, convertiti ormai da tempo, altri ancora, è ipotizzabile, pur essendo cittadini romani fossero ancora legati alla loro vecchia religione, vale a dire la religione etrusca.
A Montesenario, presso una delle grotte maggiori, esiste una grande lastra inserita nel muro, la quale, in caratteri romani, ma in lingua etrusca, potrebbe significare “Qui riposa … la moglie di….e, infine una croce”.
L’iscrizione non è chiara, i secoli, le muffe, i muschi hanno giocato la loro parte importante. Nell’iscrizione, mi sembra si legga in maniera sufficientemente chiara la parola “PUIA” che in etrusco ha il significato di moglie.
Prego tutti coloro ai quali verrà per le mani questa mia ricerca di prendere la notizia con le molle.
Che la zona fosse frequentata dagli etruschi e poi dai romani ne ho parlato poco tempo fa e quindi la presenza di una tomba etrusco-cristiana non sarebbe poi un’idea tanto peregrina. Tuttavia è meglio che gli specialisti, i luminari della scienza etrusca, si pronuncino in merito, se, ovviamente, riterranno la notizia meritevole, poi potremmo allargare il discorso sulla presenza etrusca nel nostro territorio “medio-mugellano” con maggior sicurezza.
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