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Giuliano CONFALONIERI, Appunti sulla maestosa archeologia egizia.

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egitto confCon sporadiche eccezioni, l’Egitto presenta le sue ricchezze archeologiche nella Valle del Nilo (che risulta abitata dall’età paleolitica), antichissimo fondamentale elemento per la vita di intere popola-zioni, migratorie o stanziali.
Le barche funerarie ed i libri del deserto – insieme alle piramidi – sono tracce tangibili delle civiltà millenarie che si sono succedute e sovrapposte. Lo studio sistematico – ovvero l’approccio metodologico – degli antichi resti avviene attraverso lo scavo stratificato che permette il ritrovamento di reperti le cui strutture permettono allo studioso di risalire alle epoche passate. L’analisi dei monumenti ricoperti dal limo o dalle scorie del tempo (archeologia preistorica, classica, orientale, africana, medievale, industriale, urbana) rivelano i modi di vita dei nostri antenati che hanno lasciato piccoli-grandi segni del loro passaggio (Pompei,  Magna Grecia).
Dal Settecento la scienza archeologica è diventata un elemento fondamentale per scrivere la storia universale, ovvero collegare l’evoluzione delle fonti scritte coi monumenti in modo da ricreare il processo sto-rico del mondo antico. L’arte egizia  converge essenzialmente sulla civiltà colà sviluppatasi in un arco di tempo di 30/40 secoli, dalla preistoria all’arte copta.
Come le persone che si raccontano in “Antologia di Spoon River”, anche in queste tombe i corpi mummificati, polverizzati o accatastati dialogano rivelando le loro vite, i segreti, il bene ed il male delle esistenze. Il culto dei morti per gli antichi egizi era l’espressione di una sacralità superiore alla materia pur non perdendo il senso della concretezza tramite la mummificazione. A Saqqara sono tornate alla luce le piramidi di due regine, a Luxor in un cortile del tempio sono state nascoste quattordici statue di sovrani e divinità, capolavori della scultura egizia dal Nuovo Regno in poi, ad Abydos furono rinvenute intatte – con l’intero equipaggiamento originale – le barche funerarie di alcuni sovrani della prima e seconda dinastia, vicino alle piramidi di el-Ghiza hanno ritrovato il villaggio che ospitava gli operai addetti alla loro costruzione.
L’harem reale era un’istituzione comandata da un dirigente amministrativo. Il responsabile era il capo di molti scribi, ispettori, funzionari, artigiani e domestici oltre al personale addetto ai fondi agricoli, molto rilevanti: bestiame, prodotti delle terre o della pesca, esattori di imposte e tasse. La sua funzione era quella di ospitare le principesse sposate dal faraone con il loro seguito, dimore in cui sarebbero vissute con i figli avuti dal re. L’harem diventò il centro della politica estera basata sui matrimoni e la presenza di principesse straniere nella cerchia del re favorì l’introduzione a corte di sangue nuovo nelle famiglie nobili. I ginecei servivano ad incrementare una raffinata educazione: musica, danza, poesia e tutte le arti per sedurre facevano parte delle quotidiane attività. L’harem costituiva anche un centro di produzione tessile e di sorveglianza delle proprietà regie. I prodotti rifornivano l’intero Egitto e le corti alleate. Le donne che popolavano l’harem, guidate dalla sposa reale, che vi risiedeva con i figli, erano le mogli secondarie del re, sia egizie che straniere. Le favorite, dopo i capricci del regnante, sposavano alti funzionari dell’amministrazione. Le nutrici, scelte tra le dame della nobiltà, ed i precettori, spesso generali a fine carriera, vegliavano sui giovani principi e principesse alle dipendenze della regina madre. Le spose principali e le favorite istigavano spesso complotti di consiglieri e confidenti abili ed ambiziosi per la preminenza: le cospirazioni più gravi erano una minaccia alla vita stessa del sovrano a beneficio del figlio di una moglie secondaria, egiziana o straniera.
Egittologi e papirologi scoprono tuttora preziose testimonianze dagli scavi archeologici che, malgrado le zone pericolose per ragioni politiche, continuano a riservare sorprese, probabilmente destinate a modificare la storia dell’antico popolo del Nilo.

Autore: Giuliano Confalonieri, giuliano.confalonieri@alice.it

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