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VILLADOSE (Ro). In luce una villa rustica romana.

In autunno si è conclusa a Ca’ Matte di Villadose la quinta campagna di scavi archeologici, di una villa urbano rustica della prima età imperiale. L’operazione era guidata da Giuliana Facchini del Dipartimento di Discipline storiche artistiche e geografiche dell’Università di Verona, diretto da Silvino Salgaro, dove la stessa Facchini è docente di Archeologia e Storia dell’Arte Greca e Romana.
A cura di Giuliana Facchini è uscito in questi giorni un libretto che racconta questa nuova ricerca in terra polesana dati in concessione ministerale al citato dipartimento. Spiega Giuliana Facchini: «L’indagine, che si è estesa ad un’area molto grande, di oltre duemila metri quadrati, si è rivelata di grande interesse ed ha già dato risultati importanti fornendo una serie di informazioni sia per quanto riguarda lo studio sui rapporti della struttura con la centuriazione, sia sulla situazione economica del sito che doveva far parte dell’agro spettante al municipium di Adria e che proprio per la sua posizione geografica poteva facilmente inserirsi in una rete di traffici che lo mettevano in contatto con i centri della Venetia orientale e con Aquileia».
Entrando nello specifico dello scavo la docente aggiunge: «È stata portata alla luce una parte della villa rustica, inseribile nella maglia centuriata riconosciuta e di fondamentale importanza per ampliare le nostre conoscenze sul popolamento nel territorio polesano in età romana che già ha restituito insediamenti di notevole rilevanza come San Basilio e Corte Cavanella. L’individuazione di ville rustiche o urbano rustiche o di semplici edifici rurali, secondo quanto segnalano le fonti scritte latine, dovevano disseminare la vasta area interessata dal sistema centuriato. Anche il territorio di Villadose doveva essere caratterizzato dalla presenza di numerose villae di tipologie differenti, alcune delle quali probabilmente abbastanza articolate, confermando l’esistenza di una forma di popolamento sparso, spesso distribuito sui dossi fluviali».

Quindi qualcosa di molto significativo che Giuliana Facchini così esplicita: «Sulla base del confronto con la documentazione esistente si va sempre più precisando la presenza di una serie di tecniche costruttive che caratterizzano l’edilizia cosiddetta povera della pianura padana con la messa in luce inoltre di alcune tecniche differenti e peculiari del Polesine».

Notevole anche il materiale recuperato negli scavi: «Si è potuta distinguere ceramica fine da mensa costituita da coppe di terra sigillata norditalica con decorazione a rilievo (Sariusschalen), patere e coppette in terra sigillata liscia di produzione centroitalica e norditalica con numerosi bolli; vasellame di uso comune acromo, anfore con bollo e laterizi con marchio di fabbrica e poi ancora: vetri a mosaico e decorati ad incisione, oggetti di ornamento personale, materiali in osso lavorato e monete. Il materiale che è già stato inventariato, disegnato, fotografato ed in parte classificato, si inquadra cronologicamente dall’età augustea alla metà del I secolo dopo Cristo. Tutto ciò conferma l’inserimento del sito in una serie di circuiti commerciali particolarmente favorevoli, a testimonianza di una situazione economica abbastanza fiorente e di una richiesta di beni anche di lusso da centri come Adria e Aquileia, nel corso del I secolo».


Fonte: Il Gazzettino on-line 07/01/2007
Autore: Paolo Aguzzoni
Cronologia: Arch. Romana

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