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VESUVIO – L’ERUZIONE DEL 472 d.C. E TESTIMONIANZE ARCHEOLOGICHE.

“L’eruzione di Pollena del 472 d.C.”

“Caratteristiche stratigrafiche e fonti storiche sull’eruzione pliniana del 472 d.C.”

Nonostante la scarsità delle fonti storiche, l’unica purtroppo a noi pervenuta è un passo redatto in latino del “Chronicon” di Marcellino Comes:
“472 Marciani et Festi”.

1) Vesuvianus mons Campaniae torridus intestinis ignibus aestuans exsusta evomuit viscera nocturnis que in die tenebris incumbentibus omnem Europae faciem minuto con texit pulvere. Huius metuendi memoriam cineris Byzantii annue celebrant VIII idus Novemb.

“Nel 472 d.C. sotto il consolato di Marciano e Festo”
1) Il Vesuvio, arso monte della Campania ribollente di fuochi interni, vomito viscere bruciate, incombendo tenebre notturne durante il giorno, coprì di sottile polvere tutta la superficie dell’Europa. A Bisanzio annualmente ricordano questa polvere il 6 di Novembre.

Anche le indagini geofisiche e stratigrafiche ci confermano la data del passo letterario di Marcellino Comes.
Si tratta di un eruzione pliniana; i materiali piroclastici emessi sono costituiti da pomici verdi porfiriche e sottili depositi coprono i livelli di caduta fino ad una distanza superiore ai 10 Km in direzione E-NE.

Imponenti sono le colate piroclastiche di scorrimento che sono state individuate nel settore nordoccidentale del monte Somma-Vesuvio.

Quattro sono le unità di flusso riconoscibili; le prime due e l’ultima appartengono alla classe di depositi ash-flaw (ejecta), mentre la terza unità è costituita da un deposito caotico, formato da grosse scorie grigiastre, leggere e porfiriche.

II.”Dati archeologici e tracce stratigrafiche nell’area nolana dell’eruzione del 472 d.C.”

Numerosi sono i dati archeologici e le tracce stratigrafiche nell’area nord- orientale della provincia di Napoli.

A Nola, in località Soccaccio, nello scavo di una villa exstraurbana dove furono individuate, a partire dal 1978, sovrapposizioni di più fasi costruttive: le prime tre datate tra il II sec. a. C. e il I d.C.; in seguito se ne aggiunsero altre due ascrivibili tra il IV-V sec. d.C.
Si tratta di una delle numerosissime ville rustiche che si trovavano al di fuori delle mura della Nola romana; gli ambienti presentano tracce di decorazione pittorica e musiva riferibili alla prima età imperiale.
Quello che si vuole evidenziare nello studio della ricerca sono le testimonianze stratigrafiche e materiali attraverso i siti archeologici più significativi al fine di individuare quanto più tracce possibili sull’eruzione pliniana di Pollena.
Nonostante l’altezza relativamente scarsa delle strutture murarie della villa, si sono individuate delle unità stratigrafiche murarie (USM) composte in blocchetti di tufo irregolare cementati con molta probabilità ascrivibili al V sec. d.C.; inoltre sono state rinvenute monete di bronzo emesse durante l’impero di Costantino, di Costanzo I e di Giustino I; abbondante è anche la ceramica comune databile al V sec. d.C.
I livelli e le sezioni stratigrafiche si presentano alquanto complesse: si ha l’impressione di un degrado sistematico e progressivo del sito dovuto ad un parziale abbandono, mentre notevole è l’evidenza di un seppellimento di strati e di materiali vulcanici che ha in parte colmato le strutture abitative della villa.
Si possono riscontrare strati fino a 15 cm. di spessore composti da pomici grigioverdi ricchi di cristalli; ampi sono gli avvallamenti stratigrafici e numerose le tracce di alluvioni riferibili alla fine dell’età imperiale.
Gli strati alluvionali si presentano con un ampio spessore di detriti e di humus come si è evidenziato dai saggi di scavo effettuati in via Anfiteatro Laterinzio, dove lo strato di pomice è completamente assente.
In altre zone del nolano furono prelevati alcuni campioni di legno carbonizzato sottoposti all’indagine chimica del C14 che ha in seguito rilevato una datazione compresa tra il 350(+-50) d.C. ed il 430 (+-60) d.C.
Inoltre nelle sezioni stratigrafiche riscontrate a Cimitile, a S. Vitaliano e a San Paolo Belsito furono individuati spessori stratigrafici di depositi alluvionali composti in parte da una sequenza di livelli cineritici coesivi con spessori variabili da zona a zona.
Molto interessante è la sequenza stratigrafica rilevata all’interno dell’acquedotto romano venuto alla luce ad ovest di Avella; l’opera idrica fu ostruita da prodotti alluvionali della sequenza stratigrafica e piroclastica dell’eruzione di Pollena costituita da ben otto strati, composti per lo più da livelli cineritici e sabbiosi.
Mentre nella villa romana a S. Vitaliano, in località Ponte delle Tavole i livelli a lapillo risultano molto meno spessi di quelli cineritici trovati ad Avella.
Comunque nei vari saggi di scavo condotti nell’area nolana bisogna considerare le situazioni idrogeologiche del passato per una attenta valutazione stratigrafica.

III. “Notevoli testimonianze dell’eruzione di Pollena nel sito archeologico di Abellinum”

L’antica città di Abellinum, nata in età repubblicana, si trova ora nel territorio del comune irpino di Atripalda.

I resti e le numerosissime testimonianze archeologiche sono ascrivibili dall’età pre-annibalica ( III sec. a.C.) fino al VII sec. d.C. e vi si trovano principalmente case patrizie, un impianto termale e vari edifici pubblici.
La necropoli di Abellinum è ricca di tombe, alcune anche con ricchi corredi funerari; sono presenti tombe a cappuccina del II sec. d.C., sarcofagi in terracotta ed alcuni mausolei in “opus laterincimu”e in “opus vittatum”.
Le tracce dell’eruzione di Pollena sono evidenti nelle sezioni stratigrafiche degli antichi edifici e nelle necropoli.
Dapprima nella necropoli meridionale di via Cesinali, la successione di strati, iniziando dal basso, è costituita da pomici di Mercato di un colore bianco-giallino ed in seguito la stratigrafia relativa all’eruzione delle pomici di Avellino; dopo di che, si possono individuare le evidenti tracce dell’eruzione di Pollena del 472 d.C., distinte in tre unità stratigrafiche corrispondenti in buona parte alla frequentazione della necropoli tardo- antica.
I primi due strati analizzati nella sezione II b comprendono, iniziando dall’humus, ceramica comune; il terzo strato è di natura alluvionale ed è posteriore all’eruzione di Pollena, dove è presente una notevole quantità di ceramica post-classica; di interessante indizio sono alcuni frammenti di lucerna africana datati tra l’inizio V sec. d.C. ed il VI sec. d.C.; nel quarto strato e nel quinto la cenere è più compatta ed incoerente, tipica dell’eruzione del 472 d.C..

Dr. Carmine Mocerino

Bibliografia:

– V. Sampaolo, Dati archeologici e fenomeni vulcanici nell’area nolana. Nota preliminare, in Tremblements de terre, éruptions volcaniques et vie des hommes dans la Campanie antique, Napoli 1986, pp. 113-119.

– I. Sgobbo, Serino. L’acquedotto romano della Campania: “Fontis Augustei Acqueductus”,in Notizie degli Savi di Antichità, Napoli 1938, p. 75.

– G. Soricelli, La regione vesuviana dopo l’eruzione del 79 d. C., in Athenaeum, vol. 85°, Pavia 1997, pp. 139-154.

Fonti antiche:

– Marcellino Comes, Chronicon, ed. Th. Mommsen, M.G.M. (A.A.), XI, 1814, pag. 90.

Fonte: Redazione
Autore: Carmine Mocerino
Cronologia: Arch. Romana

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