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UNA ‘FATTURA’ PREROMANA SCOPERTA IN IRPINIA

L’antico maleficio della fattura affonda le sue radici in epoca preromana, quando le genti sannite stanziate in Irpinia deponevano ai piedi della dea degli Inferi, Mefite, una urna di piombo sigillata contenente frammenti organici,in particolare capelli, e recante incisioni con il nome della persona da colpire.
La scoperta dei ricercatori dell’istituto suor Orsola Benincasa di Napoli, emersa nel corso di una tre giorni di studi tenutasi ad Avellino lo scorso fine settimana, fa luce su una delle pratiche ancora oggi più diffuse tra i ceti popolari e in alcune zone rurali del Mezzogiorno. Gli oggetti rinvenuti nel sito archeologico della Valle d’Ansanto hanno consentito ai ricercatori partenopei di ricostruire l’antica pratica, per modalità e caratteristiche del tutto simile all’odierna fattura, marchio di fabbrica di maghi e ciarlatani, e molto diffusa in alcuni strati sociali.
”Di storie come questa la tradizione campana e’ ricca – spiega il preside della facoltà di Scienze delle Comunicazioni Lucio D’Alessandro – e molte meritano di essere raccontate. Per questo si sta pensando alla realizzazione di un master in Comunicazione dei Beni Culturali, con probabile sede ad Avellino”. E’ questa, dunque, la nuova sfida che l’istituto universitario Suor Orsola Benincasa di Napoli intende lanciare nel campo della formazione e del sapere scientifico.
”Il master, che e’ in fase di preparazione,- prosegue D’Alessandro – coniugherà le tematiche legate all’archeologia con quelle di carattere antropologico per favorire il recupero delle identità culturali in un mondo che ‘mondializzandosi’ va perdendo il senso di appartenenza alla patria e alle proprie origini”. L’annuncio di un master in comunicazione dei beni culturali giunge a pochi giorni di distanza dalla conclusione di una tre giorni di studi tenutasi dal 18 al 20 ottobre nel capoluogo irpino. Il seminario, organizzato dall’istituto universitario napoletano in collaborazione con la provincia di Avellino, ha messo a fuoco gli aspetti legati al culto della dea Mefite nella Valle d’Ansanto, un importante sito archeologico riconducibile alle gesta dei Samnites Hirpini in epoca romana.
”Pensiamo all’archeologia – aggiunge D’Alessandro – non solo come volano per il turismo ma anche sotto l’aspetto antropologico come strumento capace di favorire la riscoperta delle identità territoriali e delle origini di pratiche ancora oggi molto diffuse in alcune zone della nostra regione. Le scoperte legate al culto della dea degli Inferi, Mefite, al centro del convegno dei giorni scorsi, ne e’ soltanto un esempio. Di storie come questa ce ne sono tante – conclude D’Alessandro – e il prossimo master avrà il compito di raccontarle”.
Fonte: ANSA
Autore: KRY
Cronologia: Arch. Italica

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