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TORINO COM’ERA

Nei pressi del Duomo sono riaffiorati i resti delle basiliche paleocristiane che costituivano il centro religioso della città; ed uno splendido mosaico pavimentale con la ruota della Fortuna.

Era il 3 dicembre 1483, quando il cardinale Domenico della Rovere fece il suo ingresso solenne a Torino come nuovo vescovo della città. All’epoca, la cattedrale consisteva in tre basiliche paleocristiane attigue e comunicanti: S. Salvatore, la più antica, S. Giovanni Battista, e la chiesa di S. Maria de Dopno. Intorno alle tre basiliche si estendevano il cimitero, il chiostro, la casa del vescovo e le abitazioni dei canonici. Il complesso occupava l’area nord-orientale del quartiere di Porta Doranea, uno dei quattro in cui era divisa la Torino medievale.
Fin dal suo primo ingresso in città, tuttavia, il neo vescovo non poté che constatare le condizioni precarie delle tre chiese: le parti più antiche erano segnate dal degrado, e si erano verificati addirittura dei crolli. La necessità d’intervento spinse il presule ad una decisione definitiva: abbattere le tre basiliche per edificare il nuovo Duomo di Torino.
Nel 1490 si aprì il cantiere e si avviarono le demolizioni, mentre il 22 luglio 1491, alla presenza della duchessa Bianca di Savoia, avvenne la cerimonia della posa della prima pietra. Sette anni dopo la fabbrica era terminata: era il 1498, e dopo mille anni d’onorevole servizio cittadino, le tre antiche basiliche cariche di storia, testimoni di tanti riti civili e religiosi, sparivano improvvisamente, inghiottite dal grandioso edificio in stile rinascimentale.

Per cinquecento anni il duomo di Torino avrebbe resistito al tempo, ai rifacimenti, persino ai bombardamenti, fino ad arrivare ai giorni nostri ancora incolume anche dopo l’incendio dell’aprile 1997.

Lavori in corso

Ma le tre basiliche atterrate non erano destinate per sempre all’oblio. Nel 1909, nella piazza del duomo riaffiorarono i primi resti di S. Salvatore, tra i quali un bellissimo mosaico pavimentale del XII secolo che rappresentava la ruota della Fortuna e la mappa del mondo. Il mosaico fu rimosso, trasferito al Museo civico d’Arte antica, poi in un locale della Soprintendenza Archeologica. Dopo quasi novant’anni, in occasione della ripavimentazione della piazza, la Soprintendenza ai Beni Archeologici di Torino ha riaperto gli scavi nel settore compreso tra il teatro romano e il duomo.
Gli scavi, tuttora in corso, hanno recuperato la planimetria esatta della basilica di S. Salvatore e la cronologia delle diverse fasi edilizie. La chiesa originaria potrebbe risalire ai tempi di San Massimo, primo vescovo di Torino, alla fine del IV secolo. Gli archeologi, guidati dalla dottoressa Luisella Pejrani, hanno individuato le strutture di questa basilica a tre navate, con abside semicircolare ad oriente, affiancate a nord da una sorta di navata collaterale. La pavimentazione in cocciopesto conserva tracce importanti dell’arredo liturgico, utili per conoscere in modo approfondito le funzioni e lo svolgimento dei riti.
Nel corso del tempo la chiesa fu ricostruita e poi ampliata nell’area del presbiterio dove fu composto il mosaico della Fortuna. In età gotica il pulpito fu rivestito in marmi, in buona parte conservati. Sulla parete della navata sinistra gli archeologi hanno rinvenuto un affresco del 1408 che raffigura il sarcofago di un certo Bartolomeo, sepolto nella chiesa.

Della basilica di S. Giovanni nulla sembra essersi conservato, ad eccezione dell’impronta di un’abside. A partire dal 1998, sotto la scalinata laterale del duomo, sta emergendo parte della cripta della chiesa di S. Maria, la pavimentazione in battuto in malta in cui sono inseriti pezzi di sarcofago romano, le colonne che sostenevano le volte e una delle due scale d’accesso.
Il campanile medievale della basilica, da sempre ritenuto distrutto, invece è apparso inaspettatamente dopo il rogo del 1997 all’interno di Palazzo Reale, precisamente nei locali dell’attuale Quadreria.

Un percorso nella storia

Nella zona archeologica del teatro romano, è stata ritrovata una strada lastricata in basoli di pietra con tanto di marciapiedi, larga circa otto metri. La strada conduceva all’ingresso del teatro romano ed è stata realizzata in un momento avanzato dell’età imperiale.
Per il futuro è previsto il restauro della cavea del teatro con l’integrazione delle gradinate e del palcoscenico in legno, cosicché le visite dell’area archeologica e del museo di Antichità condurranno il pubblico a scoprire la storia di Torino.

L’obiettivo della Soprintendenza è, infatti, allestire un percorso che comprenda tutta l’area archeologica in questione: dalla Porta Palatina, al teatro romano, ai resti delle basiliche coperti dalla ripavimentazione della piazza, fino ai locali sotterranei del duomo.
In questa prospettiva, il mosaico della ruota della Fortuna sarà ricollocato nella sua posizione originaria, sul presbiterio di S. Salvatore. Presto, tutti potranno ammirarlo nella zona archeologica attraverso un lucernario di cristallo appositamente costruito per la sua protezione.
Fonte: Archeo Novembre 2002
Autore: Maria Giulias Vicentini
Cronologia: Arch. Medievale

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