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SQUILLACE (Cz): Un Museo nella dimora dei padroni.

Nel Parco archeologico di Scolacium si apre un Museo con reperti dell’antica Skylletion e della colonia romana voluta da Caio Gracco. E tra basilica, foro e teatro una mostra di 40 sculture di Tony Cragg, Jan Fabre e Mimmo Paladino.

Per Aristotele la parte più stretta della Calabria si poteva attraversare in “mezza giornata di cammino”. Il filosofo aveva esagerato: il territorio non pianeggiante dell’istmo richiedeva più tempo. E tuttavia l’indicazione sottolinea la facilità delle comunicazioni, commerciali e culturali, fra Ionio e Tirreno, fra gli attuali golfi di Squillace e di Lametia: una delle vie di transito più frequentate della Magna Grecia, oltre quella marittima. Sullo Ionio, al centro del golfo omonimo, sorgeva Skylletion, la colonia fondata alla fine dell’VIII sec., più tardi entrata nell’orbita politica di Crotone, che vantava, come ogni polis, i suoi antenati mitici. Si faceva risalire il primo insediamento all’eroe ateniese Menesteo di ritorno dalla guerra di Troia e qualcuno ambientava qui l’incontro tra Ulisse e Nausicaa: avi illustri che alludono a presenze e scali micenei, come i ritrovamenti continuano a rivelare in prossimità delle città italiote.

Da Skylletion a Scolacium
Dove un tempo fioriva Skylletion, si trova un Parco archeologico (a pochi chilometri da Catanzaro) che nel nome riflette la sovrapposizione romana. Fu Caio Gracco (123-122 a.C.), che le mutò il nome in Minervia Scolacium e l’inserì nel suo piano agrario, installandovi una colonia: da allora architetture e stili di vita si conformarono a quelli della capitale, trovando nei maggiorenti locali forme di evergetismo sottolineate dalle epigrafi. Gli scavi di Scolacium hanno ricevuto grande impulso nel 1982, quando il Ministero competente decise di espropriare la proprietà del barone Gregorio Mazza; ma le prime ricerche risalgono al 1965, con l’ingresso nell’uliveto del giovane archeologo Ermanno Arslan (attuale soprintendente del Castello Sforzesco di Milano), invitato dal soprintendente Giuseppe Foti a compiere alcuni saggi. Cominciava così la graduale scoperta del sito, seguita da Arslan fino al 1997, e oggi è possibile ammirare il teatro appoggiato sul pendio collinare (3.500-4.000 spettatori), la grande piazza del Foro, dominata dai resti del Capitolium e pavimentata con singolari mattoni quadrati (sesquipedali), una delle due vie principali della città, il decumanus maximus, che forse ricalcava un percorso greco. “È stato individuato anche l’anfiteatro, rivela Roberto Spadea, direttore responsabile dell’area per la Soprintendenza archeologica della Calabria, ed è il suo scavo il prossimo obiettivo. Si trova a sud del teatro e, attualmente, è ricoperto da una fitta vegetazione. Sarà il primo anfiteatro romano ritrovato nella nostra regione”.

Il 15 maggio, all’interno del Parco, è stato inaugurato il Museo, allestito nell’ultima dimora dei baroni Mazza (l’edificio precedente, il Casino, ospita un frantoio elettrico del 1949, perfettamente conservato) e dotato di alcune postazioni interattive a scopo didattico. Di particolare rilievo è l’importante ciclo statuario: otto figure in marmo di personaggi locali che, nel diverso uso della toga, caratterizzano l’età repubblicana e imperiale, e alcune teste, tra le quali quella di Agrippina Maggiore e di suo marito Germanico. Monete e ceramiche risalenti alla colonia italiota, epigrafi e strutture architettoniche romane ricordano il ruolo rivestito da una città dalla posizione strategica, lungo una costa protesa sulle rotte mediterranee, mentre le anfore a larga imboccatura testimoniano i commerci di alcune risorse naturali della regione: frutta secca e pece, proveniente dai boschi della Sila.

L’evoluzione urbana fino all’XI secolo
Lo studio sistematico ha evidenziato l’evoluzione urbana, scandita da edifici pubblici, acquedotti, terme, luoghi di culto, fontane, mosaici, due necropoli, per una storia lunghissima fatta anche di rifondazioni imperiali, terremoti e saccheggi. Greci, bruzi, romani, bizantini e normanni, hanno tutti lasciato un’impronta, compreso, nel VI secolo, il potente ministro di Teodorico, Cassiodoro, nativo del luogo e autore delle “Variae”. A lui si devono il monastero noto per la biblioteca e l’attività culturale e i vivai marini sulle vicine scogliere, quando Scolacium, avviata alla convivenza di spazi urbani e rurali, si presentava come “un grappolo pendente dai colli”, a dominare campagna e mare. È il panorama, stretto dall’avanzare del cemento, che ancora si scorge da Squillace, la cittadina in cima al colle originata dalle incursioni saracene. A ridare slancio alla zona pianeggiante ormai abbandonata, preda della malaria, intervennero nell’XI secolo i normanni, che affidarono alle comunità monastiche il compito di bonifica dei terreni e il rilancio della chiesa latina. In quest’ottica si inserisce la costruzione della Basilica di Santa Maria della Roccella (la “Roccelletta”), visibile da chi percorre la litoranea, vicino al Parco.

Il luogo emblematico della Basilica, insieme con il Foro e il teatro romani, dal 19 giugno al 9 ottobre sarà legato a nuove storie, moderne, proposte dalla mostra: “Intersezioni” (catalogo Electa). Oltre quaranta opere di Tony Cragg, Jan Fabre e Mimmo Paladino, tra i più significativi scultori contemporanei, si accingono a puntualizzare nuovi percorsi in un’atmosfera di grande suggestione.

Fonte: Il Giornale dell’Arte on line 01/05/05
Autore: Marisa Raineri Panetta

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