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ROMA: L’obelisco sulla strada di Axum; partita l’operazione salvataggio.

Ad Axum, dove l’attendono da più di 60 anni, la stele dovrebbe tornare alla fine di ottobre, ben divisa e sezionata in sei tronconi simili a gigantesche rotelle di Lego, per essere poi collocata in una buca pronta già da due anni nell’ex capitale imperiale dell’Etiopia.

Sono infatt iniziati i lavori di “smontaggio” o meglio di “disarticolazione” delle 160 tonnellate di roccia silicia dell’obelisco alto 27 metri trasportato a Roma durante il fascismo come trofeo delle vittorie coloniali in Africa.

E’dal 1947, fin da quando cioè l’Etiopia con i trattati di pace ne chiese la restituzione, che in Italia si discute se fosse giusto o meno, se fosse tecnicamente possibile o no, risezionare il monumento e riportarlo nella città santa di Axum. Dopo infinite trattative diplomatiche, e dopo la minaccia del governo di Addis Abeba di rompere i rapporti con l’Italia, il 19 luglio del 2002 il consiglio dei ministri, nonostante le proteste del sottosegretario ai Beni Culturali Vittorio Sgarbi (che ieri ha parlato di “giornata di lutto”), vota per la restituzione della stele.

I lavori sono cominciati. La stele è avvolta da una torre di tubi innocenti e completamente coperta agli sguardi. La sfida è grande. Tagliare il monumento in pezzi e trasportarlo in Etiopia. In realtà, più che tagliare si tratta di “disarticolare” i perni che tengono insieme le varie sezioni di pietra, visto che l’obelisco fu già tagliato in più parti per essere trasportato, via terra e via mare, dall’Etiopia all’Italia nel 1937. Non immaginate però esplosivo o martelli pneumatici. Le parti verranno distaccate utilizzando dei “martinetti” ossia delle leve sincronizzate guidate dal computer. Vedremo se l’operazione riuscirà o se si rivelerà esatta la profezia di Sgarbi che un anno fa aveva annunciato il crollo dell’obelisco al primo colpo di martello, precisando che l’Italia avrebbe fatto meglio a regalare all’Etiopia un ospedale, piuttosto che una stele in pezzi. Oggi infatti l’antica città santa copta costruita sull’altopiano del Tigre, che tra il III sec.a.C. ed il VI d. C. fu il mitico cuore del primo grande impero regionale, è soltanto un poverissimo villaggio di pastori.

Al di là però della sfida tecnica e delle polemiche tutte interne alla destra tra quanti vedono nella riconsegna una sorta di negazione della “storia fascista” [da ricordare la scalata simbolica di Teodoro Buontempo e Domenico Gramazio sull’obelisco) il viaggio di ritorno in Etiopia della stele riapre la controversa e mai risolta questione della restituzione dei monumenti trafugati durante le guerre.
Fonte: La Repubblica 10/10/03
Autore: Maria Novella de Luca
Cronologia: Protostoria

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