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MULAZZO (Ms): Un mistero lungo 5000 anni torna alla luce in Lunigiana. Le statue-stele ritrovate a Mulazzo.

Di recente a Groppoli, nel comune di Mulazzo in Lunigiana, sono state ritrovate ben quattro statue-stele, risalenti a 5.000 anni fa.

Scolpite nella dura pietra (arenaria-macigno) e risalenti all’età del rame (3.500-2.300 a.C.), due di queste risultano in perfetto stato di conservazione, mentre le altre, purtroppo, sono prive di testa. I due esemplari meglio conservati hanno particolari antropomorfi femminili, con la tipica testa a “cappello di carabiniere”.

Gli scavi in località Groppoli di Mulazzo sono stati “mirati”, in quanto nella stessa zona, circa tre anni or sono, erano state rinvenute altre tre statue dello stesso genere, durante i lavori condotti dall’Enel.

Ma cosa volevano rappresentare queste enigmatiche statue-stele? Per decenni molti studiosi si sono cimentati nel problema, senza peraltro raggiungere conclusioni univoche e questo recente ritrovamento ha riacceso l’interesse su un mistero storico-archeologico mai chiarito.

”Questo “enigma antropologico” – ha affermato lo studioso parmigiano Giorgio Pattera – è tipico del bacino lunigianese e non trova riscontri simili nel resto d’Italia; è correlabile invece con certi monoliti còrsi, su cui non è mai stata fatta luce completa”.

Le “statue-stele” o “statue-menhirs” (dette anche “stele antropomorfe”), oggi in gran parte ospitate nelle sale del Museo del Piagnaro, a Pontremoli, sono denominate “statue-stele lunigianesi”, in quanto tutte (tranne un paio) sono state rinvenute nell’ambito del territorio della Lunigiana. La prima fu trovate a Zignago, in Val di Vara, nel lontano 1827, seguita da altre due, nel 1886, durante la costruzione di un bacino dell’Arsenale Militare della Spezia. Attualmente, tra integre ed in frammenti, se ne contano oltre una settantina.

“La Lunigiana – ha aggiunto Pattera – può essere considerata come una sub-regione, non rispondente a nessuna giurisdizione amministrativa attuale, ma che, grosso modo, ricalca i confini dell’antica diocesi di Luni. In tutto il territorio ricorre spesso il termine “Luna” (nomi di località, folklore, ecc.), come rimembranza, forse, d’una ancestrale usanza perduta: quella del culto arcaico di adorazione della dea Luna, fenomeno spesso ricorrente nelle popolazioni primitive (ed accertato in loco prima dell’insediamento romano), in antitesi al culto del Sole”.

Indubbiamente di queste statue-stele la parte più singolare è la testa, che presenta un enigmatico volto di forma tipicamente “lunata”, anzi “a mezza luna” o “a cappello di carabiniere”: conferma, questa, della loro funzione magico-rituale nell’ambito del culto lunare? “Non si può escludere ha concluso Giorgio Pattera – ma anche questa è solo una delle tante ipotesi”.

La dirigenza dell’Enel, nel frattempo, intuita l’importanza archeologica del sito, si è dichiarata disponibile a deviare il percorso della linea elettrica che corre in zona, onde consentire ulteriori e più approfonditi accertamenti grazie ai finanziamenti messi a disposizione dal Ministero dei Beni Culturali, d’intesa con l’Amministrazione Provinciale.

Fonte: Gazzetta di Parma 07/06/05
Autore: Lorenzo Sartorio
Cronologia: Protostoria

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