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MANTOVA. Un abbraccio lungo seimila anni (gli amanti di Valdaro).

Un’emozionante scoperta fatta per «caso» che riporta agli albori dell’umanità. Due scheletri del neolitico, presumibilmente di sesso diverso, perfettamente conservati, tumulati faccia a faccia, teneramente, se si può dire, avvinghiati.
La misteriosa sepoltura è venuta alla luce nelle nebbie della campagna di San Giorgio, alle porte della città ducale, durante lavori di bonifica archeologica sui resti di una immensa villa rustica romana del I secolo dopo Cristo, in corso da due mesi. Un rinvenimento che ha proiettato di colpo nella preistoria l’équipe di dieci specialisti della Sap (Società archeologica professionale) che sotto la supervisione della sovrintendente all’Archeologia della Lombardia per Mantova, Elena Menotti, lavorano nel sito di Valdaro. Un’area di quindicimila metri quadrati dove devono sorgere le strutture del porto-canale di Mantova.

Gli «amanti di Valdaro» come è stata subito battezzata la coppia, rappresentano a detta degli scopritori l’unico esempio di doppia sepoltura documentata in Italia settentrionale e la singolarità del ritrovamento si presta, in attesa di rilievi scientifici, a interpretazioni anche le più fantasiose. Di certo si evince che i due furono sepolti uno di fronte all’altro nello stesso momento, faccia a faccia. Le ossa delle delle braccia e delle gambe si sovrappongono in un abbraccio la cui evidenza sembra quasi turbare come se si violasse oltre alla sacralità della morte un’intimità perdurata nei millenni.
Inevitabili gli interrogativi fin dai primi istanti, quando lavorando di bisturi, spatole e pennelli i dieci archeologi hanno cominciato a comprendere la portata della scoperta. La datazione è risultata immediatamente certa, attestata dagli oggetti di pietra lavorata che corredano la sepoltura, salvata dal terreno argilloso che ha protetto i reperti millenari dalle radici e dalla lama degli aratri.

Lo scheletro di sinistra, ritenuto di sesso maschile, a livello delle vertebre cervicali ha una punta di freccia in selce, quello a destra, che potrebbe essere della compagna è stato trovato con una lama di selce molto lunga dove c’erano una coscia e il fianco.
Si tratta di oggetti rituali per accompagnare il viaggio nell’aldilà o siamo di fronte a tracce concrete di una morte violenta? Sulla giovane età della coppia non si nutrono dubbi. I denti ci sono tutti, perfetti e non si conoscono precedenti di sepolture congiunte. Al massimo si sono trovate madri con il bambino mentre le sepolture parentali si presentano sempre allineate e parallele. E a questo punto l’archeologia si tinge di giallo.
La morte dei due giovani è stata violenta e contemporanea? Un delitto del neolitico? O invece, secondo una versione altrettanto drammatica la giovane donna sarebbe stata sacrificata dopo la morte del marito secondo un rito analogo a quello delle vedove indiane? Un costume di cui si conserva traccia nella successiva età del rame. E se invece si fosse di fronte ad un dramma della gelosia di due amanti sorpresi? A un Paolo e Francesca usciti dal girone della preistoria?
C’è spazio per fantasticare, ma di sicuro i due amanti non saranno divisi. «Recupereremo i due scheletri senza separarli — si entusiasma Elena Menotti — e li collocheremo nel Museo archeologico nazionale che sarà pronto fra due anni nell’ex mercato dei bozzoli».
In questo modo gli studiosi potranno riscrivere attraverso le analisi scientifiche delle ossa e degli oggetti ritrovati la vera storia degli «amanti di Valdaro» e alzare il sipario sul mondo remoto della Mantova preetrusca e preromana, sfatando le approssimazioni leggendarie sulla palude invivibile e popolata solo in epoca storica.
In realtà le genti della pietra lavorata e del rame erano attivissime in questa fetta di bassa pianura fra cielo e acqua, fondando la propria economia su pesca, caccia e agricoltura.
«Era una zona assai vitale e ricca — spiega l’archeologa — proprio in virtù della palude. Gli abitanti si spostavano sulle vie d’acqua con facilità e oltre alla prima agricoltura erano al centro di vivaci scambi commerciali. Per esempio le selci rinvenute arrivavano dai Monti Lessini». Capitoli di storia da riscrivere per spostare all’indietro di qualche millennio il popolamento della zona, sdoganando il Mantovano dalla sola eredità etrusca e romana. E che ci sia molto ancora da scoprire nell’immensa area archeologica di Valdaro e intorno alla città di Virgilio lo testimonia il ritrovamento di un terzo scheletro questa volta lasciato solo nell’Aldilà.


Fonte: Corriere della Sera 07/02/2007
Autore: Piero Pacchioni
Cronologia: Preistoria

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