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MALONNO (Bs). I nuovi graffiti rupestri: tesoro del Bronzo finale.

Il territorio comunale di Malonno, in alta valle, ha riservato una nuova sorpresa all’archeologia attraverso il ritrovamento di un sito con preziose incisioni rupestri anche preistoriche. Un fatto non eccezionale, perchè sono migliaia i graffiti sparsi un po’ lungo tutto il solco montano dell’Oglio, ma interessante sia per la localizzazione, sia per la collocazione temporale e per le caratteristiche di alcuni petroglifi.
La scoperta è stata fatta dal Dipartimento Valcamonica del Centro camuno di studi preistorici: una sezione di ricerca che ha sede, uffici e laboratori a Niardo e che è diretta da Umberto Sansoni.

Purtroppo ricercatori e studiosi, dopo aver rilevato le figurine presenti sulla roccia, dopo averle fotografate e studiate, spesso non hanno altra alternativa che quella di seppellirle di nuovo sotto il terreno scavato. E questo perchè piogge acide e altri veleni atmosferici intaccano irrimediabilmente la superficie dei massi istoriati.
Tornando a Malonno, le superfici incise si trovano a mezza costa sul versante orografico destro della valle, e mostrano cerchi, coppelle, croci, linee, sigle, cavalieri, figure antropomorfe e animali domestici.

Il tutto è attribuibile, spiega Sansoni, agli inizi del primo millennio avanti Cristo, fra l’età del Bronzo finale e la prima età del Ferro. E come dicevamo è proprio questa loro antichità a renderle particolarmente interessanti in un contesto, quello dell’alta valle, segnato generalmente da segni più «recenti».
La zona malonnese indicata non è lontana, in linea d’aria, dalle bellissime espressioni d’arte rupestre di Sonico, il cui territorio confina con Malonno.

Chiediamo a Sansoni quale animale domestico sia stato graffiato sulla parete levigata. E la risposta è che si tratta con ogni probabilità di un cane, quasi certamente il primo animale selvatico addomesticato dall’uomo.

Anche negli scavi sulla collina del castello di Breno condotti da Francesco Fedele, ordinario di Antropologia dell’Università di Napoli, attorno ai resti di una capanna preistorica, erano stati ritrovati i resti del miglior compagno della nostra specie.
E noto poi che le antiche popolazioni della Valcamonica, che vivevano per lo più di caccia, pesca e di raccolta, si son servite anche del cavallo: altro animale che continuamente ricorre nei disegni che i nostri antichissimi progenitori hanno lasciato sulle rocce, prevalentemente attraverso la «configurazione» montata, con un antropomorfo che cavalca.
Le scene ricorrenti sono sia di pace o di guerra: includono cioè l’aratro ma anche la spada. E a volte appaiono anche scene di battaglia nelle quali qualche guerriero combatte, almeno nella raffigurazione, mentenendosi pericolosamente in equilibrio in piedi sul suo animale. E.G.


Fonte: Brescia Oggi 05/0’4/2008
Cronologia: Preistoria

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